La guerra del
Vespro, come pochi forse ricordano, si combatté
soprattutto in mare e protagonista di questa guerra
fu principalmente Ruggero di Lauria.
Nato poco prima del 1250 forse a Scalea, era il
primogenito di Bella d'Amico nutrice di Costanza di
Svevia (figlia del futuro re di Sicilia
Manfredi e di Beatrice di Savoia) e di un
piccolo feudatario calabrese, Riccardo di Lauria,
fedele servitore di Manfredi di Svevia.
La benevolenza di cui Bella godeva presso Costanza
fece sì che il giovane Ruggero entrasse a far parte
del seguito dell'infante
Pietro, usufruendo di notevoli privilegi.
Subito dopo la morte di Giacomo I (27 luglio 1276)
la popolazione musulmana di Spagna si era sollevata
contro gli Aragonesi e il Lauria, baiulus e
castellano di Cocentaina e Alcoi, dovette provvedere
alla difesa delle due città. Lo fece così bene che
di lì a poco lo vediamo partecipare all'allestimento
della flotta di
Pietro
III
per la spedizione a Tunisi ed in Sicilia, ma fino
alla primavera 1283 Lauria non ebbe comandi militari
importanti. Fu quindi una sorpresa quando,
nell’aprile del 1283, venne nominato ammiraglio di
Catalogna e Sicilia al posto di Giacomo Pérez,
figlio naturale di Pietro III.
La decisione di Pietro III si dimostrò la carta
vincente degli Aragonesi nella guerra del Vespro.
Il Lauria, infatti, organizzò la difesa della
Sicilia e della testa di ponte aragonese in Calabria
e con
Giovanni da Procida, dopo la partenza di Pietro
per la Catalogna, il 6 maggio 1283, fu uno dei più
importanti consiglieri della regina Costanza e
dell'infante Giacomo nell'amministrazione della
Sicilia.
La lunga guerra contro gli Angioini di Napoli
Nella primavera 1283
Carlo I d'Angiò aveva fatto armare in Provenza
una flotta di 18 galee che giunse a Napoli il 21
maggio e da lì salpò verso Malta, allora contesa tra
gli Angioini e gli Aragonesi. Il Lauria allora, con
una flotta di 22 galee, prese il mare da Palermo e
riuscì a sorprendere la flotta angioina presso il
porto di La Valletta. La battaglia fu lunga e
sanguinosa e finì con la vittoria del Lauria che
umiliò gli angioini facendo rapare a zero i
sopravvissuti.
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Carlo I d'Angiò. Foto di
Raffaele Esposito |
Nell'inverno 1283-84, però, Carlo I e suo figlio
misero in cantiere tre nuove flotte, in Provenza, a
Napoli e in Puglia. Il Lauria doveva in primo luogo
di impedire il congiungimento della flotta
provenzale con quella napoletana. Alla fine di
aprile 1284 il Lauria salpò da Messina con una
flotta di 30-35 galee e, dopo aver nuovamente
saccheggiato le coste della Calabria e del
Principato Citra, dal 3 giugno cominciò le
operazioni navali nel golfo di Napoli. Lo scontro si
ebbe davanti all'isoletta della Gaiola, posta a
sudest di Nisida e vicinissima alla costa di
Posillipo, e si concluse con la vittoria delle forze
siculo-catalane. Lauria fece incendiare le navi nel
porto, devastò le coste e compì un’enorme razzia. Lo
stesso principe ereditario Carlo e molti dignitari
francesi caddero nelle mani di Lauria.
Gli angioini furono costretti a costituire un
importante pegno nelle mani di Pietro III e dei suoi
figli Alfonso III e
Giacomo II nelle trattative per la soluzione
della questione siciliana, e Carlo fu liberato solo
nel novembre 1288.
Dopo il suo trionfale ritorno a Messina Lauria si
dedicò, con profitto ad altre imprese piratesche, in
fondo era un pirata come tutti quelli che andavano
per mare, sulla costa nordafricana per rimpinguare
le proprie casse e quelle dell'infante Giacomo.
Occupò e saccheggiò Gerba e, secondo Ibn Khaldoun,
la popolazione fu massacrata e più di 8000 persone
furono vendute come schiavi. Divenne così signore di
Gerba e impose alla popolazione musulmana un tributo
annuo di 500 onze d’oro.
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Pietro III d'Aragona entra a
Messina dopo la fuga di Carlo d'Angiò I
d'Angiò |
Nel 1285, mentre compiva le sue solite scorrerie
sulle coste ioniche della Calabria e della Puglia
riuscendo a conquistare perfino Taranto, gli giunse
l’ordine di Pietro III di dirigersi immediatamente
verso la Spagna con la flotta, per arginare
l'invasione francese della Catalogna, poiché papa
Martino IV nel febbraio 1284 aveva donato a Carlo di
Valois, figlio di Filippo III di Francia, i Regni di
Aragona e Valencia.
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Filippo III di Francia |
Lauria sconfisse i francesi nella battaglia navale
delle Formiche, presso Rosas in Catalogna, e inseguì
la flotta nemica compiendo scorrerie sulle coste
della Linguadoca e della Provenza.
All'inizio di novembre 1285 espugnò l’isola di
Maiorca per vendicare il "tradimento" del re Giacomo
di Maiorca (fratello minore di Pietro III) che si
era alleato con Filippo III di Francia.
Alla morte di re Pietro (11 novembre 1285), in base
alle norme di successione stabilite da Pietro
stesso, il primogenito Alfonso III ebbe i territori
della Corona d'Aragona (Aragona, Valencia, Contea di
Barcellona e Maiorca) mentre al figlio minore
Giacomo toccò la Sicilia. Il Lauria si trovò allora
a essere "servitore di due padroni".
Nell'agosto 1286 Lauria occupò, per Alfonso III e
Giacomo II, le isole Qerqena, che egli subito
ricevette in feudo da Giacomo II, come Gerba. Più di
1250 saraceni furono deportati dalle isole e venduti
come schiavi nelle piazze di Trapani e Palermo,
mentre alla popolazione residua fu imposto un
tributo annuo di 150 onze d'oro.
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La statua di Ruggero di Lauria a Barcellona |
La battaglia dei Conti
Dall'inizio del 1287 il Lauria intensificò
nuovamente l'armamento della flotta a Palermo e a
Messina, perché ci si aspettava un'offensiva
angioina contro la Sicilia. E infatti il 23 giugno
1287, nel golfo di Napoli tra Castellammare di
Stabia e Sorrento, attaccò la flotta angioina
comandata da Narjaud (IV) di Toucy, e la sbaragliò
dopo un aspro combattimento. Circa 50 galee angioine
furono catturate e numerosi nobili angioini furono
fatti prigionieri e vennero rilasciati solo dietro
pagamento di esorbitanti riscatti, motivo per il
quale la battaglia passò alla storia come "battaglia
dei conti". Questa vittoria fu sicuramente il più
grande successo del Lauria, perché fu ottenuta in
una situazione di inferiorità numerica di quasi uno
a due e perché mise fuori causa per dieci anni la
potenza marinara angioina.
Dopo la battaglia il Lauria concluse una tregua
navale di due anni con Roberto II di Artois e il
cardinale Gerardo Bianchi da Parma che avevano la
reggenza del Regno di Napoli per conto di
Carlo II, ancora prigioniero.
Questa tregua sollevò aspre critiche in Sicilia e
perfino un'accusa di tradimento, perché egli non
aveva approfittato della vittoria di Castellammare
di Stabia per un'azione decisiva contro Napoli e si
era limitato all'occupazione delle isole di Capri,
Ischia e Procida.
La vittoria del 1287 garantì definitivamente la
supremazia della flotta siculo-catalana nel
Mediterraneo occidentale e significò anche la fine
delle grandi operazioni navali per i successivi
dodici anni della guerra dei Vespri siciliani.
In questo periodo Ruggero di Lauria intensificò la
sua attività piratesca diventando sempre più ricco e
potente riuscendo, in primo luogo con il commercio
degli schiavi, ma anche con l'esportazione di
cereali dalla Sicilia alla Catalogna e con le sue
razzie ad accumulare immense ricchezze che fecero di
lui uno degli uomini più ricchi del Regno d'Aragona
e uno dei più importanti creditori di Giacomo II.
Il trattato di Anagni del giugno 1295 cambiò, almeno
in apparenza, la situazione nell'area del
Mediterraneo occidentale, perché Giacomo II restituì
formalmente la Sicilia a papa Bonifacio VIII, in
cambio della nomina di suo fratello minore,
Federico III, a re di Sicilia. Il Lauria, però,
che aveva accompagnato Federico a un incontro con
Bonifacio VIII presso Valmontone il 30 maggio 1295
davanti al papa aveva dichiarato l'improponibilità
della questione della restituzione della Sicilia
alla Chiesa. Nonostante ciò successivamente il papa
cercò di farselo amico, non dimentichiamo che era
considerato il più grande ammiraglio del tempo, e
l'11 agosto 1295, dietro pagamento di un censo annuo
di 50 onze d'oro, lo investì formalmente di Gerba e
delle Qerqena, che fino a quel momento Ruggero aveva
tenuto come feudo da Giacomo II.
Il cambio di campo
Ruggero ebbe quindi un ruolo determinante alla
acclamazione di Federico III a re di Sicilia sia a
Catania in un Parlamento del 15 gennaio 1296 che
alla sua incoronazione il 25 marzo 1296 a Palermo.
Durante una campagna militare nella primavera e
nell'estate 1296 si instaurò, però, una notevole
tensione tra Lauria e Federico. I motivi di questo
contrasto non sono chiari. Sappiamo però che quando
Giacomo nel 1296 e all'inizio del 1297 propose a suo
fratello un incontro a Ischia od a Nicotera,
Federico lo rifiutò categoricamente, mentre Lauria
era favorevole. Si venne perciò ad un'aperta
rottura, per cui l’ammiraglio nel febbraio lasciò la
Sicilia e si recò a Roma dove fu nominato
viceammiraglio della Chiesa romana, dopo che
Bonifacio VIII ebbe investito del Regno di Sardegna
e Corsica Giacomo, in cambio della promessa di
assoggettare la Sicilia con una flotta di 60 galee
che si sarebbe dovuta armare a spese del papa.
Operazione che non ebbe seguito. A novembre dello
stesso anno il Lauria fu nominato anche da Carlo II
d'Angiò ammiraglio del Regno di Sicilia (parte
angioina, cioè continentale) e lo investì della
baronia di Acerno.
Nell'estate 1297, Lauria cerca di riconquistare
Catanzaro per gli Angioini, ma dovette subire la sua
prima e ultima sconfitta, l’unica della sua
carriera, per mano di Blasco d'Alagona in uno
scontro tra Squillace e Catanzaro nel corso del
quale gli riuscì solo a fatica di salvare la vita.
Tornato in Aragona si dedicò all'allestimento della
flotta con la quale Giacomo II l'anno dopo doveva
intraprendere, in nome di Bonifacio VIII e Carlo II,
le operazioni militari contro Federico III.
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Gli stemmi angioino ed
aragonese |
Le battaglia di Capo d’Orlando e Zannone
Alla fine di giugno 1299 la flotta
angioino-catalana, forte di 58 galee, salpò alla
volta della Sicilia al comando del Lauria che era
accompagnato da Giacomo II e dall'erede al trono
angioino Roberto duca di Calabria. La battaglia si
svolse davanti a Capo d'Orlando e la flotta di
Federico fu annientata, anche se Giacomo rinunciò a
inseguire la flotta sconfitta, rendendo così
possibile la fuga a suo fratello a dispetto del papa
che odiava il ribelle Federico.
La vittoria di Capo d'Orlando si rivelò in realtà
priva di valore, perché Giacomo II non proseguì le
operazioni e se ne tornò in Aragona mentre un
esercito angioino al comando di Filippo d'Angiò
principe di Taranto, fu annientato presso Falconara
(l'odierna Birgi) il 1° dicembre da Federico III e
Blasco d'Alagona, in quella che fu la battaglia
decisiva della guerra dei Vespri siciliani. La
cattura in battaglia del figlio prediletto
Roberto tolse ogni volontà di combattere a Carlo
II d'Angiò che intavolò trattative di pace senza
comunicarlo al papa.
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Roberto
(immagine tratta da Storia
d'Italia - Fratelli Fabbri Editori, 1965) |
All'inizio di giugno 1300 il Lauria sbarcò
nuovamente presso Capo d'Orlando con 36 galee e in
seguito si ritirò prima a Napoli e poi a Gaeta per
aspettare rinforzi e per attirare Corrado Doria,
nuovo grande ammiraglio di Federico III, fuori dai
porti siciliani verso Nord e attaccarlo in acque a
lui ostili.
Il Doria si lasciò ingannare e il 14 giugno 1300 con
una flotta di 32 galee, presso l'isola di Zannone a
nordest di Ponza, si vide davanti inaspettatamente
la flotta del Lauria forte di 58 galee. Il Lauria
vinse facilmente anche perché cinque galee del Doria
fuggirono prima ancora che avesse inizio il
combattimento. La battaglia navale di Zannone
significò la completa eliminazione della flotta
siciliana dalla guerra dei Vespri, ma non cambiò
l'esito della guerra, perché Carlo II d'Angiò non
seppe utilizzare la supremazia sul mare conquistata
dal grande ammiraglio Ruggero di Lauria.
Il totale annientamento della flotta di Federico III
nelle battaglie navali di Capo d'Orlando e di
Zannone costrinsero il Lauria ad occuparsi
semplicemente di problemi logistici senza più
combattere sino alla
pace di Caltabellotta (31 agosto 1302).
La pace di Caltabellotta
Dopo il trattato il Lauria rimase nel Regno di
Napoli (che continuava – ricordiamo – a chiamarsi
Regno di Sicilia, mentre la Sicilia stessa assumeva
la denominazione di Regno di Trinacria) poiché era
sua intenzione realizzare una grande impresa
militare contro Alessandria ed Il Cairo, ma il
progetto non si realizzò ed egli si limitò ad
effettuare alcune scorrerie in Tunisia.
Nel giugno 1304 si recò in Sicilia dove si
riconciliò con Federico III. Dalla Sicilia tornò a
Valencia, dove giunse il 18 luglio 1304. Lì, o nei
suoi vicini feudi di Cocentaina e dAlcoi, trascorse
i suoi ultimi mesi di vita. Morì il 17 gennaio 1305
(anche se l'iscrizione funeraria indica il 1304); fu
sepolto nel monastero di Santes Creus (presso
Barcellona), come egli stesso aveva stabilito.
Un
grande guerriero di scarse qualità umane
Il Lauria fu senza dubbio un grande genio militare e
le sue vittorie tra il 1283 e il 1287 influenzarono
in modo decisivo il corso della guerra dei Vespri
siciliani e i rapporti di forza nel Mediterraneo
occidentale, perché la flotta siculo-catalana poté
ottenere la sovranità illimitata sul mare e quindi
fare della Sicilia una inespugnabile fortezza
marinara e fu merito del Lauria se Pietro III e i
suoi due figli dal 1283 al 1297 poterono tenere la
Sicilia contro una soverchiante e agguerrita
coalizione di nemici, papa in testa. Tuttavia, come
scrive l’Amari, avendone egli distrutta la flotta
nelle due battaglie condotte a fianco degli Angiò ne
compromise, per sempre, i sogni di autonomia e reale
supremazia.
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Ruggero di Lauria |
Le sue capacità militari contrastarono fortemente
con le sue qualità umane. Di temperamento
irascibile, fu protagonista di numerose sfide a
duello, tenne sempre una condotta di guerra
considerata brutale e crudele anche per quei tempi
che comportò massacri di donne e bambini e traffico
di schiavi e la sua avidità fu tale da essere
biasimata anche dai suoi contemporanei.
Bibliografia
-
Michele Amari, La guerra del vespro
siciliano, o Un periodo delle istorie siciliane
del sec. XIII, 2 volumi. Baudry, Parigi,
1843. (ristampa anastatica)
-
Amelia Crisantino, Breve storia della Sicilia,
dg Pocket, Di Girolamo editore, Trapani, 2012
-
Andreas Kiesewetter, Ruggero di Lauria,
Dizionario Biografico degli Italiani. Volume
64 (2005) Treccani.It
-
Salvatore Tramontana, Gli anni del Vespro:
l’immaginario, la cronaca, la storia.
Edizioni Dedali, Bar, 1989
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