La prima medaglia siciliana di Carlo
di Borbone datata 1735, commemora la rituale incoronazione e unzione nel
Duomo di Palermo avvenuta in quell’anno. Secondo un’attenta analisi su
alcuni esemplari apparsi finora su varie pubblicazioni e cataloghi
d’asta, risulta che esistono diverse varianti sia per il dritto che per
il rovescio, per ognuna delle quali il diametro può variare di alcuni
millimetri, essendo la medaglia coniata a “conio libero”. Le medaglie, a
differenze delle monete, vennero battute in un esiguo numero di pezzi e
sopravvissute fino ai giorni nostri in pochissimi esemplari, per cui,
parlare di varianti per una tipologia già di per se estremamente rara
è cosa davvero insolita. Essa commemora un avvenimento di grande
importanza storica per i Borbone e per questo, l’artista Livio Vittorio
Scheper incise su questo conio un messaggio molto chiaro. La vigorosa
capigliatura e l’espressione orgogliosa del giovane Carlo sono elementi
carichi di realismo e riscontrabili in tutte le sue medaglie. In
generale, le medaglie sono sempre state considerate come il miglior
mezzo di propaganda, su di esse la raffigurazione del sovrano trasmette
potenza e sicurezza e Carlo di Borbone non deluse certo le aspettative.
Partito dalla Spagna a capo di un
grande esercito messogli a disposizione dal padre Filippo V e comandato
dal Duca di Montemar, conquistò nel giro di pochi mesi i Regni di Napoli
e di Sicilia trovando scarsa resistenza da parte dell’esercito austriaco
(quest’ultimo occupava i due reami rispettivamente dal 1707 e dal 1720),
in seguito, il nuovo sovrano fu liberatore e padre della patria, dedito
a svolgere ogni qualsiasi azione per il bene dei suoi regni. Un sovrano
che ancora oggi, a distanza di oltre due secoli e mezzo, mette d’accordo
tutti gli storiografi sulle sue inusitate doti di condottiero e sovrano.
Nei suoi venticinque anni di regno, grazie al suo buongoverno, vi fu una
miglioria generale ed i suoi reami non furono più province di imperi
decadenti ma nazioni europee, egli dette inizio alla costruzione di
opere grandiose, molte delle quali di indubbia utilità sociale, sorsero
cantieri ovunque: strade, ponti, ospedali, porti e soprattutto la
formazione di un esercito e di una marina nazionale autoctona (queste
ultime non più dipendenti dalla Spagna). Gli avvenimenti più
significativi vennero immortalati nelle medaglie e la protagonista di
questo articolo è la prima della serie.
Eviterò di soffermarmi su biografie o
avvenimenti in particolare, già abbondantemente narrati da alcuni miei
illustri predecessori, piuttosto, cercherò di focalizzare l’attenzione
sulla sopra-citata medaglia palermitana che insieme alla già nota serie
di monete dell’Incoronazione (datate 1735), commemora il primo dei più
fausti avvenimenti del Regno di Sicilia che vide come protagonista il
Duomo di Palermo. Verranno presentate ben quattro diverse varianti
riguardanti in modo particolare, al dritto, il ritratto e le varie
legature dei capelli ed al rovescio, alcune altrettanto evidenti. Tutto
ciò, verrà evidenziato attraverso ingrandimenti e confronti tra i vari
esemplari presi in esame. Prima di giungere nell’argomento, desidero
ringraziare in modo particolare il dr. Salvatore D’Auria per aver avuto
la genialità di indagare le prime tre medaglie ed aver contribuito al
corretto metodo di catalogazione e di inquadramento delle prime medaglie
borboniche siciliane. Nel suo volume “Il Medagliere”,
vengono riportati alcuni passi di Orazio dai quali vennero estrapolati i
motti per il rovescio di queste medaglie (mi riferisco alle prime tre
medaglie datate 1735, rif. D’Auria 1, 2 e 3). Grazie a questa scoperta è
stato possibile porle nella loro precisa sequenza cronologica, ponendo,
ad esempio, alla numero 1 questa del 1735 per l’incoronazione ed unzione
nel Duomo di Palermo (rif. D’Auria 1) e non quella successiva come
creduto da Ricciardi (rif. Ricciardi 1).
Il motto al rovescio “SUPPLEX
PATEFECIT AULAM” (rif. Ricciardi 2 e D’Auria 1) e della medaglia
successiva
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Medaglia 1735 per l'incoronazione di Carlo e il
ritorno dei Regni di Napoli e di Sicilia all'autonomia
dinastica. Clicca sull'immagine per ingrandire |
“PERACTIS IMPERIIS DECUS”
(rif. Ricciardi 1 e D’Auria 2) e di quella successiva ancora
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Medaglia arg. 1735 per l'incoronazione di Carlo e
la maestà dell'impero estesa. Immagine di Salvatore D'Auria,
riproduzione vietata. Clicca per ingrandire |
“PORRECTA MAIESTAS” (rif.
Ricciardi manca e D’Auria 3) sono motti a tema suggeriti dai dotti
dell’epoca. Si tratta, come sopraccennato, di frasi estrapolate da
alcuni passi di Orazio. Qui di seguito il primo.
CARMINA LIBER IV:
NAM TIBI QUODIE PORTUS ALEXANDREA
SUPPLEX ET VACUAM PATEFECIT AULAM FORTUNA
LUSTRO PROSPERA TERTIO BELLI SECUNDOS REDDIDIT EXITUS LAUDEM QUE ET
OPTATUM PERACTIS IMPERIIS DECUS ARROGAVIT.
... PER QUOS LATINUM NOMEN ET ITALAE
CREVERE VIRES FAMAQUE ET IMPERII PORRECTA MAIESTAS AD
ORTUS SOLIS AB HESPERIO CUBILI.
Fonte: D’Auria, Il Medagliere.
Pagina 30/31.
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In mancanza di documentazione d’epoca
riguardante l’ordine cronologico di dette varianti, ritengo opportuno
presentarle in ordine cronologico di apparizione sul mercato
numismatico. Sarebbe magari più logico metterle in ordine di grandezza
crescente dell’effigie ma non ritengo sia corretto, per il semplice
motivo che, ad esempio, il conio di quella con un’effigie più grande non
venne certamente inciso con l’aggiunta di capelli al precedente, bensì
prodotto ex novo, in quanto, del tutto differente in ogni suo
particolare. Questa medaglia ha la particolarità di essere stata battuta
a conio libero, cioè senza l’utilizzo della ghiera di contenimento dei
bordi (Virola), ciò è riscontrabile nell’irregolarità e decentratura
lungo i bordi e dal fatto che il diametro varia da un minimo di 45,5 ad
un massimo di 48 mm, si tratta di un particolare poco importante e non
influente sul giudizio riguardo l’importanza o la qualità della
medaglia, infatti, quasi tutti gli esemplari potrebbero variare come
diametro. Nelle didascalie di quelli presi in esame sono riportati i
diversi diametri, alcuni di questi sono stati verificati personalmente,
mentre per altri, in particolare per quelli delle immagini estrapolate
da vecchi cataloghi d’asta mi sono attenuto a riportare le misure
dichiarate in essi.
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1. clicca sull'immagine per ingrandire |
Livio Vittorio Scheper
Medaglia 1735. Ø 48 mm. Coniata
a Palermo. Per l’incoronazione di Carlo e unzione nel Duomo di Palermo.
Al dr./ CAROLO D.G.VTR.SIC. ET
HIER.REGI HISP.INF. Busto del Re a destra, con parrucca e corona di
fronde di alloro. Indossa il manto e la corazza con Egida. All'esergo,
S.P.Q.P. (Il Senato ed il popolo palermitano)
Al rov./ SVPPLEX PATEFECIT AVLAM (Il
popolo[3]
supplichevole aprì la reggia). A sinistra, il Re stante con corazza e
manto, riceve la Reale corona da un vecchio genuflesso (il Genio di
Palermo); ai suoi piedi, un serpente, nello sfondo, un edificio e delle
nuvole in alto. All'esergo, L.V.S. F. (Livio Vittorio Scheper fecit) CICDCCXXXV.
(Ricciardi 2. D’Auria 1)
Fonte dell’immagine: Varesi,
asta 6, Novembre 1989, catalogo della vendita, lotto 1209.
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La medaglia nell’immagine 1 proviene
dal catalogo Varesi del Novembre 1989 e si differenzia da quella
illustrata nel D’Auria in diversi punti sia al dritto che al rovescio.
L’effigie al dritto ha una capigliatura di dimensioni maggiori e
presenta una chioma molto più folta, il nastro che lega la capigliatura
è sciolto. Come accennato poc’anzi, a causa del metodo di coniazione
senza l’utilizzo della virola, questa ha un diametro di 48 mm (come
dichiarato nel catalogo d’asta Varesi), superiore quindi ai 45,5
dell’esemplare illustrato nel D’Auria, questa differenza si nota
chiaramente per mezzo della presenza di un doppio bordo del tondello
oltre la leggenda. Al rovescio la firma dell’incisore all’esergo è
abbreviata in L. V. S. F. (Livio Vittorio Scheper fecit) Questa
variante inoltre è la stessa della medaglia illustrata nel Ricciardi
(cfr. Ricciardi 2).
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2. clicca sull'immagine per ingrandire |
Livio Vittorio Scheper
Medaglia 1735. Ø 45,5 mm.
Coniata a Palermo. Per l’incoronazione di Carlo e unzione nel
Duomo di Palermo.
Al dr./ CAROLO D.G.VTR.SIC. ET
HIER.REGI HISP.INF. Busto del Re a destra, con parrucca e corona di
fronde di alloro. Indossa il manto e la corazza con Egida. All'esergo,
S.P.Q.P. (Il Senato ed il popolo palermitano)
Al rov./ SVPPLEX PATEFECIT AVLAM (Il
popolo supplichevole aprì la reggia). A sinistra, il Re stante con
corazza e manto, riceve la Reale corona da un vecchio genuflesso (il
Genio di Palermo); ai suoi piedi, un serpente, nello sfondo, un edificio
e delle nuvole in alto. All'esergo, L.V.SCHEPER F. (Livio Vittorio
Scheper fecit)
CICDCCXXXV.
(Ricciardi 2. D’Auria 1)
Fonte dell’immagine: Christie’s,
catalogo della vendita, 30 Aprile 1992.
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La medaglia nell’immagine 2 ha la
capigliatura meno folta rispetto a quella dell’immagine 1 ed il nastro
che lega la capigliatura è sciolto e pendente verso il basso. Al
rovescio la firma dell’incisore all’esergo è abbreviata in L. V. SCHEPER
F. (Livio Vittorio Scheper fecit).
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3. clicca sull'immagine per ingrandire |
Livio Vittorio Scheper
Medaglia 1735. Ø 45,5 mm (sic).
Coniata a Palermo. Per l’incoronazione di Carlo e unzione nel
Duomo di Palermo.
Al dr./ CAROLO D.G.VTR.SIC. ET
HIER.REGI HISP.INF. Busto del Re a destra, con parrucca e corona di
fronde di alloro. Indossa il manto e la corazza con Egida. All'esergo,
S.P.Q.P. (Il Senato ed il popolo palermitano)
Al rov./ SVPPLEX PATEFECIT AVLAM (Il
popolo supplichevole aprì la reggia). A sinistra, il Re stante con
corazza e manto, riceve la Reale corona da un vecchio genuflesso (il
Genio di Palermo); ai suoi piedi, un serpente, nello sfondo, un edificio
e delle nuvole in alto. All'esergo, L.V.SCHEPER (Livio Vittorio Scheper)
CICDCCXXXV.
(Ricciardi 2. D’Auria 1)
Fonte dell’immagine: Salvatore
D’Auria, Il Medagliere. Pagina 28
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La medaglia nell’immagine 3 ha la
capigliatura di dimensioni e foltezza simili alla precedente ma presenta
il nastro che lega la capigliatura annodato a fiocco anziché sciolto. Al
rovescio la firma dell’incisore all’esergo è abbreviata in L. V. SCHEPER
F. (Livio Vittorio Scheper fecit).
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4. clicca sull'immagine per ingrandire |
Livio Vittorio Scheper
Medaglia 1735. Ø 46 mm (sic).
Coniata a Palermo. Per l’incoronazione di Carlo e unzione nel
Duomo di Palermo.
Al dr./ CAROLO D.G.VTR.SIC. ET
HIER.REGI HISP.INF. Busto del Re a destra, con parrucca e corona di
fronde di alloro. Indossa il manto e la corazza con Egida. All'esergo,
S.P.Q.P. (Il Senato ed il popolo palermitano)
Al rov./ SVPPLEX PATEFECIT AVLAM (Il
popolo supplichevole aprì la reggia). A sinistra, il Re stante con
corazza e manto, riceve la Reale corona da un vecchio genuflesso (il
Genio di Palermo); ai suoi piedi, un serpente, nello sfondo, un edificio
e delle nuvole in alto. All'esergo, L. V. S. F. (Livio Vittorio Scheper
fecit) CICDCCXXXV.
(Ricciardi 2. D’Auria 1)
Fonte dell’immagine: Varesi,
asta 49, Aprile 2007, catalogo della vendita, lotto 68. Già ex asta
Christie’s, 2003, lotto 712.
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La medaglia nell’immagine 4 ha la
capigliatura meno folta rispetto alla prima e, come per l’esemplare
illustrato nel D’Auria, il nastro per la legatura della chioma
rigidamente annodato a fiocco. Al rovescio la firma dell’incisore
all’esergo è abbreviata in L. V. S. F. (Livio Vittorio Scheper fecit).
Di seguito alcuni confronti
sulle diverse effigi.
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1A-2A-3A-4A. Clicca sull'immagine per ingrandire |
Tra le quattro effigi (immagini 1A,
2A, 3A e 4A) si notino le tante differenze riguardanti la capigliatura
che in alcuni casi si presenta con una diversa predisposizione dei
boccoli e la capigliatura più o meno folta. Dette differenze sono più
sostanziali se si prende in esame la parte compresa tra il nastro per la
legatura e gli ultimi boccoli pendenti sulla spalla. Da notare inoltre,
le varianti riguardanti il mascherone sul petto.
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1B-2B-3B-4B. Clicca sull'immagine per ingrandire |
Come per i dritti anche i rovesci
si differenziano in maniera sostanziale tra loro. Le varianti più
evidenti sono quelle riguardanti la predisposizione e la dimensione
delle scritte, delle nuvole e dell’edificio, nonché nel diverso
senso di arrotolamento del serpente ai piedi del Genio di Palermo.
Negli esemplari 2 e 3 inoltre vi è posizionato un punto dopo il
numerale V (5) della data. Le firma dell’incisore all’esergo risulta
abbreviata in diversi modi: “L. V. S. F.” (Livio Vittorio Scheper
Fecit) per gli esemplari 1 e 4 e “L. V. SCHEPER F”. per gli
esemplari 2 e 3. Ritengo inoltre impossibile stabilire con certezza
quali siano i gradi di rarità per ognuna di questa variante e non si
esclude che in futuro ne possano venir fuori altre.
“ ... Il Re Carlo di Borbone
partito da Napoli il 3 Gennaio 1735, si trattenne in principato Ultra,
Puglie, Basilicata e Calabrie, fino alla metà del Marzo, quando gli
giunse la nuova che tutta l’isola era sottomessa, meno Siracusa e
Trapani. Si imbarcò alla marina di Palmi, e sbarcò a Messina, ove si
trattenne fino al 18 Maggio, quando partì per Palermo per via di mare.
Dopo entrata trionfale nel 31 del detto mese, convocò nel Duomo i tre
ceti del parlamento, e i tre notabili per nobiltà e grado, e compiuti i
sacri riti, montò sul trono e ad alta voce, tenendo la mano sul Vangelo,
giurò di mantenere i diritti del popolo, le ragioni del parlamento e i
privilegi della città, invitando i presenti a giurargli obbedienza e
fedeltà. Tutti giurarono, e al terzo giorno nella chiesa istessa, vi fu
l’unzione e coronazione di Carlo, simile alle precedenti di altri 18 Re
coronati in quel tempio, ma più magnifica per pompa e ricchezza, dice il
Colletta, poiché la corona pesante 19 Once, di oro, argento e pietre
preziose, costava un milione e quattrocentoquaranta mila Ducati. Fu in
quell’occasione, prosegue il Colletta, cioè nel 3 Luglio, che il Re fece
emettere monete d’oro, le “Once”, e d’argento le “mezze Pezze” col motto
FAUSTO CORONATIONIS ANNO che i tesorieri per tutto il cammino della
chiesa alla reggia, gettavano a pioggia al popolo. Qui non è esatto il
Colletta, poiché il Borbone fece coniare anche le Piastre, che oggi
vediamo nei musei e nelle collezioni private, e le quali il volgo
chiamava “Pezze” …”
Fonte: Le monete di Carlo
Borbone in Sicilia col numerale III. Bollettino del Circolo Numismatico
Napoletano, n° 1, anno XIII, Gennaio-Aprile 1932.
(link all'articolo del bollettino)
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5. clicca sull'immagine per ingrandire |
Moneta da 12 Tarì del 1735
(dell’Incoronazione). Argento 916, diametro 40 mm, grammi 27,34. Coniata
a Palermo. |
Si noti la somiglianza dell’effigie
del 12 Tarì del 1735 (immagine 5) con quella delle medaglie sopra-citate
e riferenti allo stesso avvenimento. Nella medaglia, l’espressione del
sovrano appare nelle dimensioni più proporzionate e sorridente mentre
nel 12 Tarì il volto appare più serio e di dimensioni maggiori.
Al rovescio . FAVSTO / CORONATIONIS /
ANNO . 173S . (1735) . Aquila coronata ad ali spiegate volta a sinistra
tra F. N. (queste ultime iniziali del maestro di zecca Francesco
Notarbartolo).
Note
Bibliografia
-
Orazio.
Carmina Liber IV.
-
Colletta Pietro.
Storia del Reame di Napoli. Bruxelles, 1847.
-
Ricciardi Eduardo.
Medaglie del Regno delle Due Sicilie. II edizione. Napoli, 1930
-
Bollettino del Circolo
Numismatico Napoletano, n° 1, anno XIII,
Gennaio-Aprile 1932.
-
Varesi.
Asta 6. Novembre 1989. Catalogo della vendita. Pavia, 1989.
-
Christie’s.
Medaglie del Regno delle Due Sicilie, catalogo della vendita, Roma,
30 Aprile 1992
-
D’Auria Salvatore.
Il Medagliere, avvenimenti al Regno delle Due Sicilie, già Regno di
Napoli e Regno di
Sicilia, 1735-1861. Editore Salvatore D’Auria. Quarto, Napoli, 2006.
-
Varesi.
Asta 49.Utriusque Sicilie - parte seconda. Le medaglie. Catalogo
della vendita.
Pavia, Aprile 2007.
Articolo pubblicato su Cronaca
Numismatica, marzo 2010
Pubblicazione Internet a cura del
Portale del Sud, settembre 2010