a cura di Astrid Filangieri Appartenente alla nobile famiglia dei d’Aquino, individuato con Rinaldo fratello di San Tommaso d’Aquino, viene nominato nei documenti con il titolo di «messere», riservato all'epoca alle persone di prestigio. È uno dei primi esponenti della scuola siciliana. Dante si riferisce a questo poeta come il «meridionale del continente», per la poesia proposta qui di seguito. Come poeta della scuola poetica siciliana Rinaldo ha avuto notevole successo per un altro suo brano, il lamento di una donna afflitta dalla partenza del proprio uomo alla crociata del 1227-28, quella che vide partecipe l'imperatore. Per fin'amore vao sì allegramente ch'io non aggio veduto omo che 'n gio' mi poss'apareare; e paremi che falli malamente omo c'ha riceputo ben da signore e poi lo vol celare. Ma eo no 'l celaraio, com'altamente Amor m'ha meritato, che m'ha dato a servire a la fiore di tutta caunoscenza e di valenza, ed ha bellezze più ch' eo non so dire: Amor m'ha sormontato lo core in mante guise e gran gio' n'aggio. Aggio gio' più di null' om certamente, c'Amor m'ha sì ariccuto, da che li piace ch' eo la deggia amare: poi che de le donne [ella] è la più gente, sì alto dono aio avuto, d'altro amadore più deggio in gioi stare; ca null' altro coraggio non poria aver gioi ver' cor 'namorato. Dunqua, senza fallire, a la mia gioi null'altra gioi sì 'ntenza, ne[d] ho credenza c'altr'amador potesse unque avenire, per suo servire, a grato de lo suo fin' amore al meo paraggio Para non averia, sì se' valente, ché lu mond' ha cresciuto lo presio tuo sì lo sape avanzare. Presio d'amore non vale neente, poi donn' ha ritenuto in servidore, ch'altro vol pigliare: ché l'amoroso usaggio non vol che sia per donna meritato più d'uno a ritenere; ched altrui ingannare è gran fallenza in mia parvenza. Chi fa del suo servire dipartire quello ch'assai c'è stato senza malfare, mal fa signoraggio. Signoria vol ch' eo serva lealmente, che mi sia ben renduto bon merito, ch'eo non saccia blasmare; ed eo mi laudo che più altamente ca eo non ho servuto Amor m'ha coninzato a meritare: e so ben che seraggio quando serò d'Amor così 'nalzato. Però vorria complere, con' de' fare chi sì bene inconenza; né[d] ho credenza ch'unque avenisse ma' per meo volere si d'Amor non so' aitato in più d'aquisto ch'e o non serviraggio. |