Sul numero 16 di Panorama Numismatico del
Marzo 1986 venne pubblicato un articolo a firma Mario Cassi intitolato “La
Medaglia d’Argento dell’Ordine Borbonico di Francesco I”, si tratta
dell’unica pubblicazione apparsa finora su una rivista numismatica
riguardante questo tipo di medaglia, l’autore evidenziò in maniera molto
sintetica ed oggettiva il periodo ed il contesto storico in cui essa venne
coniata. Una medaglia che ricorda uno dei tanti lati positivi dei Borbone di
Napoli, la prova tangibile di come questi premiassero i più meritevoli
secondo criteri meritocratici.
Qui di seguito, la biografia del sovrano
fondatore dell’omonimo ordine cavalleresco, estrapolata dal sito
www.realcasadiborbone.it
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Immagine A: Ritratto di Francesco I di Borbone.
Olio su tela. Epoca 3° decennio del XIX secolo. |
Francesco I di Borbone
(Napoli 19-8-1777, ivi 8-11-1830). Era uomo
fondamentalmente religioso e tranquillo. Appena asceso
al Trono, concesse amnistia ai soldati disertori e
felloni. Poi commutò la pena dell'ergastolo in quella
dei ferri, ridusse le condanne detentive eccetto i
condannati per furto. Concedeva udienza a tutti, per
quanto possibile, e per quanto possibile cercava di
sovvenire ai tanti bisogni che gli venivano esposti.
Subito volle andare a Milano con la Regina al fine di
ottenere che le forze austriache, presenti dal 1820,
lasciassero finalmente il Regno, il che avvenne nel
1827, con grande vantaggio economico per governo e
sudditi. Alla nascita del figlio, il conte di Trapani,
nel 1827, concesse amnistia completa per tutti coloro
che erano sotto giudizio (compresi i condannati
politici: diminuì le pene di morte comminate ad alcuni
carbonari e congiurati), elargendo perdono anche ai
disertori e refrattari alla leva. Accrebbe la flotta,
istituì compagnie di assicurazioni per facilitare il
commercio marittimo, protesse e migliorò l'industria
(istituì premi e esposizioni biennali) e favorì la
nascita di una fabbrica di panni che diede lavoro a
migliaia di persone nel Regno; vi impegnò anche
carcerati, che con il lavoro onesto poterono riscattare
la pena. Fece anche un trattato commerciale con la
Turchia al fine di ottenere per le imbarcazioni
napoletane il transito attraverso i Dardanelli.
Nonostante la difficile situazione economica, favorì
l'agricoltura, prosciugò laghi, eresse il Ponte de'
Gigli vicino a quello della Maddalena, costruì il
Palazzo del Municipio, con 800 stanze e 40 corridoi,
costruì strade, riprese con alacrità gli scavi di
Pompei, promosse disposizioni in favore degli studi dei
papiri ercolanesi, delle scuole di disegno e di ballo,
aprì ospedali, fondò a Palermo un orfanotrofio, e
istituì l'Ordine Cavalleresco di Francesco I, di
carattere specificamente meritocratico: infatti si
conferiva a coloro che avevano acquisito meriti civili e
specialmente culturali. Dovette purtroppo anch'egli
subire tentativi rivoluzionari, specie nel Cilento, che
furono duramente e facilmente repressi, anche perché,
come sempre, senza alcun serio seguito popolare. Prima
della morte, risanò l'economia siciliana: così commenta
Giuseppe Coniglio: “Era un utile provvedimento perché
stabiliva l'imposizione fiscale e dava ai sudditi la
certezza che non sarebbe stata accresciuta almeno per un
decennio”. Provò anche ad assicurare al secondogenito il
Trono di Atene, ma a patto che i greci gli avessero
permesso di mantenere la fede cattolica, o altrimenti
con una dispensa speciale del Papa. Ma poi non se ne
fece nulla. Venne a mancare proprio mentre in Europa
ricominciavano le rivoluzioni, nel 1830 (anno in cui il
ramo francese dei Borbone perse il Trono); lasciò al
giovane figlio, appena ventenne, una difficile eredità.
Ma il figlio seppe ben essere all'altezza.
[Fonte:
www.realcasadiborbone.it] |
Come menzionato nella sopra-citata
biografia, quest’ordine venne istituito nel 1829 e le sue medaglie ci
tramandano il ricordo del lustro (1825-1830) in cui regnò questo illuminato
sovrano che fin da giovane fu grande appassionato e mecenate dell’arte e
della cultura. Esso venne istituito per premiare tutti coloro (compresi i
militari ed i funzionari civili) che si distinsero nei campi civili,
artistici e culturali. Su alcuni almanacchi reali dell’epoca borbonica vi è
la lista di decorati, completa ed aggiornata annualmente, tra i quali
spiccano i nomi di alcuni celeberrimi pittori della “Scuola di Posillipo”,
un movimento pittorico fondato a Napoli intorno al terzo decennio dell’800
da un gruppo di pittori napoletani e stranieri napoletanizzati.
Con decreto del 21 Dicembre 1858
Ferdinando II di Borbone aggiunse tre gradi all’ordine: Cavaliere di Gran
Cordone (come grado maggiore), Commendatore con Placca (che seguiva quello
di Cavaliere Gran Croce) e Cavaliere di seconda Classe (che seguiva quello
di Cavaliere).
È fondamentale sottolineare che l’ordine
di Francesco I è attualmente in vigore e le onorificenze vengono tutt’ora
conferite da Carlo di Borbone delle Due Sicilie Duca di Castro, Gran Maestro
del suddetto ordine e figlio di Ferdinando Maria di Borbone Duca di castro
(morto nel Marzo del 2008) che il 22 Ottobre 2001 ne riformò gli statuti,
istituendo i gradi di Dama Gran Croce, Dama Commendatore e Dama.
Tuttavia, le premiazioni conferite
oggigiorno non riguardano le medaglie ma soltanto i primi gradi dell’ordine.
L’ultima notizia inerente al conferimento di una medaglia in oro risale al
1873, quando il Re Francesco II di Borbone (durante l’esilio) ne conferì una
all’ex Sergente Maggiore Agostino Salvietti del I Reggimento Fanteria della
Guardia Reale.
La protagonista di questo articolo,
la medaglia dell’ordine di Francesco I, è particolarmente apprezzata dai
numismatici, nonché dai collezionisti di faleristica e militaria,
essendo essa portativa e conferita anche per i militari che si
distinsero in campo civile. Medaglia notevole, sia dal punto di vista
artistico che storico-numismatico, si noti ad esempio, la pregevolezza
dell’incisione e la semplicità del rovescio dove i tre Gigli Borbonici,
simbolo dei Borbone, predominano su tutti gli altri elementi.
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Immagine B: decreto ordine Francesco I,
disegno medaglia. |
Essa, come recitato dall’articolo 25
(immagine C), venne coniata in base alle caratteristiche riportate nel
disegno e conforme alle dimensioni e al nastrino menzionato nel decreto
(immagini B e C, disegno originale), per tanto, in questo studio verranno
prese in esame solo ed esclusivamente le medaglie coniate nei due metalli
ufficiali (oro
e argento) con canoni stilistici stabiliti nel decreto
,
escludendo categoricamente, tutte quelle, di coniazione privata, apocrife e
senza alcun valore numismatico. Riconoscibili dal disegno poco pregevole e
battute in bronzo o varie leghe metalliche o prodotte per fusione.
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Immagine C: decreto ordine Francesco I,
art.25. |
L’ordine di Francesco I, come recitato
nell’articolo 3 del decreto, fu composto inizialmente da cinque gradi. Cito
in ordine decrescente, come si evince nell’immagine D: Gran Croce,
Commendatore, Cavaliere, Medaglia d’oro e Medaglia d’argento (Capo e Gran
Maestro il Sovrano delle Due Sicilie).
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Immagine D: decreto ordine Francesco I,
inizio. |
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Immagine E: decreto ordine Francesco I,
art.24. |
Paradossalmente alla posizione occupata
nella graduatoria dell’Ordine, se si prendono in esame le quotazioni
commerciali e la frequenza con la quale le medaglie appaiono sul mercato,
queste ultime occupano una posizione di rilievo, vuoi per la pregevolezza
del conio, vuoi per la presenza dell’effigie del sovrano (le medaglie
infatti sono le uniche ad avere al dritto l’effigie del sovrano, a
differenza delle altre decorazioni che riportano le sole lettere F.I.), dal
punto di vista commerciale, le loro quotazioni
superano di gran lunga quelle delle croci di Commendatori e Cavalieri .
Per tutte le altre decorazioni dei diversi ordini cavallereschi delle Due
Sicilie è fondamentale prendere come punto di riferimento la recente opera
esimia del Dr. Antonio Benedetto Spada, un corpus dove sono riportate
numerosissime illustrazioni a colori delle onorificenze e dove è possibile
analizzare e confrontare le varie decorazioni delle Due Sicilie prodotte
dall’epoca della fondazione, fino ai tempi moderni e dove è possibile
comprendere tutte le differenze di stile che caratterizzano un esemplare
moderno da uno prodotto nel ‘700 o nell’800
.
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Croce di Commendatore, oro e
smalti, 1830-1840 ca.
Ex asta Nac 44 (Milano), Novembre 2007.
Lotto 800
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Secondo alcuni studi mirati ad
individuare i passaggi sul mercato, quelle in oro sono di grande rarità
mentre in argento estremamente rare. I loro gradi di rarità sono confermati
da D’Auria nella sua opera “IL MEDAGLIERE”, alle quali vengono attribuite
rispettivamente i gradi di R5 e R4. E’ opportuno puntualizzare che nella
sopra-citata opera, gli esemplari presi in giudizio sono quelli del primo
conio, escludendo per tanto quelli postumi. A onor del vero e a scanso di
equivoci, D’Auria riporta l’immagine di un’esemplare in oro del primo conio
(rif. D’Auria 150) come da immagine 1 del presente articolo.
Tengo a precisare inoltre che, le
medaglie coniate dopo il 1861 (immagini 5 e 6), nonostante non prodotte
nelle Due Sicilie, furono comunque conferite dai Borbone in esilio oltre
confine e con lo stesso criterio meritocratico di sempre, l’esistenza di
alcuni di questi corredati da astucci d’epoca riportante le arme dei Borbone
ne è la conferma (immagine 9 e 9A) della loro ufficialità e per tanto, non
vanno etichettate come riconii o riproduzioni ma come medaglie ufficiali con
un valore storico-numismatico-commerciale rapportato alla loro epoca di
coniazione.
Come accennato poc’anzi, negli almanacchi
reali ante 1860 sono elencati tutti i premiati delle prime tre classi
dell’ordine
(mi astengo dal riportarli nel presente articolo per motivi di spazio),
purtroppo, in questi non vi è alcuna notizia sui premiati con medaglie d’oro
e d’argento, ciò sarebbe stato utile per conoscerne la tiratura e per tento,
con la speranza che vengano fuori detti documenti, ritengo opportuno
studiare le varianti e le diverse tipologie apparse finora sul mercato
numismatico. Stando a quanto apparso finora sul mercato è stato possibile
individuare ben cinque conii differenti. Solitamente, un conio veniva
rifatto sulla base di quello precedente solo dopo l’eccessiva usura o
improvvisa rottura, copiando quasi fedelmente l’effigie della matrice
(madre). Generalmente, i conii, con il procedere della battitura si
lesionavano progressivamente in più punti e i segni sono evidenti in
superficie (sia al dritto che al rovescio), a tal proposito si osservi
l’esemplare in oro riportato nel D’Auria (cfr. D’Auria 150) e gli altri
riportati in questo articolo (immagini 1 e 2).
Dopo la tragica e frettolosa fuga a Gaeta
della famiglia reale (1860), i conii ed i punzoni rimasero a Napoli e per
tanto fu impossibile coniare medaglie uguali alle precedenti durante e dopo
l’esilio dei Borbone a Roma e poi all’estero. Nel corso dell’articolo, oltre
ad illustrare quelle coniate a Napoli, vedremo, in base ad alcuni confronti
e ad un’attenta analisi degli stili, quelle coniate a Roma durante l’esilio
(1861-1870) e quelle coniate in Francia dopo il 1870. Alcune di queste hanno
in comune con altre medaglie italiche coeve dei particolari tecnici e
stilistici e la presenza di certi simboli punzonati sugli appiccagnoli sono
la prova certa della loro epoca e grazie ad alcune immagini messemi a
disposizione da Alessandro Brambilla e provenienti dal suo archivio
fotografico, vedremo come distinguere, attraverso ingrandimenti e confronti,
quelle risalenti al periodo della fondazione (1829) da quelle coniate
successivamente.
Primo conio - dopo il 1829
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Medaglie 28 settembre 1829. (Oro,
immagine 1 gr. 39,9) (Argento, immagine 2, gr. 31,6). Ø 40 mm. Coniate a
Napoli. Per l’ordine cavalleresco del Re Francesco I di Borbone
(opus: ?).
Al dr./ FRANCISCVS I.
REG. VTR. SIC. ET HIER. REX * . Busto coronato del Re a sinistra
entro una ghirlanda di fronde di quercia.
Al rov./ * DE REGE OPTIME MERITO
MDCCCXXIX . Tre gigli borbonici entro una ghirlanda di fronde di quercia.
(Spada 344/7. D’Auria 150)
Oro, ex asta Varesi n°49, Utriusque
Sicilie, parte seconda. Pavia, 18 Aprile 2007, lotto 248.
Argento, ex asta Nac n° 47 – Milano, 3
Giugno 2008, lotto 477.
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Gli esemplari battuti dal primo conio
(1829) si differenziano sostanzialmente da quelli del conio successivo per
il posizionamento delle lettere delle leggende.
Da notare l’escrescenza di metallo lungo
la ghirlanda di fronde di quercia al rovescio (immagini 1B e 2B), difetto
causato da una rottura progressiva del conio, molto frequente per le
medaglie napoletane di quel periodo. E’ probabile che alcune di queste
medaglie battute da questo conio possano presentarsi senza le sopra-citate
escrescenze in quanto battute prima della lesione del conio.
Secondo conio - prima del 1860
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Immagine 4 proveniente dal catalogo
asta Christie’s del 2003.
Medaglia (istituita 28 settembre 1829).
(Oro immagine 3. Argento immagine 4 e 4 bis). Ø 40 mm. Coniata a Napoli.
Per l’ordine cavalleresco del Re Francesco I di Borbone (opus:?).
Al dr./ FRANCISCVS I.
REG. VTR. SIC. ET HIER. REX * . Busto coronato del Re a sinistra
entro una ghirlanda di fronde di quercia.
Al rov./ * DE REGE OPTIME MERITO
MDCCCXXIX Tre gigli borbonici entro una ghirlanda di fronde di quercia.
(Ricciardi pag.125 ord.cav. Spada 344/8)
L’esemplare riportato nel Ricciardi
alla pagina 125 degli ordini cavallereschi illustra questo conio. Due
esemplari in argento di questo conio sono stati di recente aggiudicati in
due vendite all’asta e precisamente: Asta San Giorgio (Genova) del
18-10-2008 (lotto 341) in conservazione BB a € 1.920,00 (diritti d’asta
inclusi) e all’asta Christie’s del 2003 in Spl/Fdc.
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Gli esemplare riportati nelle immagine 3,
4 e 4 bis vennero battuti con un conio immediatamente successivo a quello
iniziale e la sua produzione fu necessaria a causa di piccole rotture del
primo conio in più punti (cfr. immagini 1 e 2)Questo secondo conio venne
inciso prima del 1860, quindi, durante la sovranità borbonica sulle Due
Sicilie. Suddetta datazione trova pieno riscontro anche nello Spada, dove
l’esemplare in argento riportato al n° 344/8 (immagine 4 bis) è dello stesso
conio di questo illustrato nell’immagine 4.
Immagine del rovescio proveniente
dallo Spada
Di seguito, le immagini di un particolare
del rovescio dei primi quattro esemplari presi in esame nel presente
articolo, i primi due (oro e argento) appartengono al primo conio. Il terzo
e quarto particolare (oro e argento) sono quelli del secondo conio.
1A
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2A |
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Questi primi due esemplari
(rispettivamente in oro e in argento: 1A e 2A), hanno in comune alcune
escrescenze di metallo scaturite dalla lesione del conio, da notare ad
esempio, quella più marcata adiacente la lettera M della data MDCCCXXIX
(Immagini 1A e 2A).
3A
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4A |
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Negli ingrandimenti di questi due
esemplari invece sono evidenti alcuni particolari in comune tra loro
(immagini 3A e 4A) e totalmente differenti rispetto ai primi due esemplari
del primo conio (immagine 1A e 2A). Dette differenze sono sostanziali per
quanto concerne lo stile di alcune lettere, in particolare la M più stretta,
e la mancanza dell’escrescenza di metallo adiacente alla M (immagine 3A e
4A). Il particolare fondamentale che le differenzia dalle prime due è il
punto al posto della stelletta (*) prima della M.
1C
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3C |
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Sempre tra le prime due e queste ultime
due, vi sono delle varianti riguardanti la posizione delle lettere della
leggenda sia al dritto che al rovescio, in particolare al dritto all’altezza
dell’appiccagnolo. Questo conio venne prodotto sicuramente a Napoli prima
della caduta del Regno borbonico per il semplice motivo che, nonostante le
sostanziali differenze dal primo conio, si tratta comunque di un conio di
pregevole fattura e prodotto con l’utilizzo dello stesso punzone
dell’effigie del sovrano già utilizzata per il primo conio. Si notino
l’identicità delle effigi del primo e secondo conio sono illustrate nelle
immagini 1D e 3D (a prescindere dal diverso orientamento della fonte
luminosa sulle due foto).
1D |
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3D |
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Clicca sulle
immagini per ingrandire |
Ma quale fu la sorte di queste medaglie
dopo la caduta del Regno delle Due Sicilie? E soprattutto, quali furono le
medaglie coniate dopo il 1860? Prima di analizzare una serie di immagini è
bene considerare il tormentato periodo storico in cui visse ingiustamente la
famiglia reale in esilio. Le risorse economiche a loro disposizione
scarseggiarono e diminuì inevitabilmente anche il numero di decorazioni e
medaglie conferite.
Terzo conio – Zecca di Roma dal
1861 al 1870 (?)
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5. clicca sull'immagine per ingrandire |
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6. |
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Medaglie (istituita 28 settembre
1829). (Argento, immagine 5), (Bronzo dorato, prova? Immagine 6). Ø 40 mm.
Coniata a Roma. Per l’ordine cavalleresco del Re Francesco I di
Borbone (opus:?).
Al dr./ FRANCISCVS I.
REG. VTR. SIC. ET HIE. REX * . Busto coronato del Re a sinistra entro
una ghirlanda di fronde di quercia.
Al rov./ ° (pallino) DE REGE OPTIME
MERITO MDCCCXXIX ° (pallino). Tre gigli borbonici entro una ghirlanda di
fronde di quercia.
(Von Heyden 355)
Bronzo dorato, ex asta Varesi n°49,
Utriusque Sicilie, parte seconda. Pavia, 18 Aprile 2007, lotto 249 (Ex asta
Christie’s del 2003).
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Questa tipologia di medaglia illustrata
nelle immagini 5 e 6 è di disegno totalmente differente dalle precedenti, è
interessante però notare come lo stile dell’effigie sia simile a quella
disegnata nel decreto originale (immagine C). Essa è di conio ottocentesco
in quanto già nota nella celeberrima collezione Von Heyden, (rif. V.H. n°
355).
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Immagine proveniente dal Von Heyden
clicca sull'immagine per ingrandire |
La produzione di questa medaglia, stando
ad alcune caratteristiche in comune con alcune medaglie pontificie, va
assegnata a Roma durante l’esilio della Famiglia Reale (1861 – 1870).
L’incredibile somiglianza al disegno del decreto trova spiegazione nel fatto
che, durante l’esilio romano non avendo più a disposizione i conii ed i
punzoni utilizzati a Napoli anni prima, se ne dovettero creare dei nuovi
avvalendosi dei disegni nel decreto (immagine C). La leggenda al dritto
“FRANCISCVS I VTR. SIC. ET HIE. REX”. è differente da quella della medaglia
di conio napoletano ma è la stessa riportata nel disegno del decreto. Al
rovescio, inoltre, anziché anteporre la stelletta (*) al motto DE REGE
OPTIME MERITO, vi sono due pallini (●)
e, l’esistenza di esemplari (coniati) in bronzo dorato (immagine 6) è la
dimostrazione che si produssero anche esemplari a titolo di prova o progetto
(il bronzo non venne mai utilizzato a Napoli per queste medaglie).
L’attribuzione di questo conio all’area pontificia trova riscontro in
diversi particolari stilistici in comune con la famosa “medaglia di
Castelfidardo” (immagine 7) e l’appiccagnolo a forma di giglio rovesciato è
tipico delle medaglie dell’epoca risorgimentale. Nelle immagini 5A, 7A e 7B
sono stati messi a confronto dei particolari della sopra-citata medaglia
militare con quella dell’ordine di Francesco I, in particolar modo
riguardanti alcune lettere o simboli, nonché l’appiccagnolo. Qui di seguito
un breve accenno sulla medaglia di Castelfidardo, al fine di comprendere il
contesto storico in cui venne coniata.
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7. clicca sull'immagine per ingrandire |
La medaglia fu istituita con Breve del
12 novembre 1860, applicato con Ordine n. 484 dell’8 dicembre 1860 del
Ministero delle Armi, con la motivazione “per tutti coloro che avessero
preso parte attiva alla campagna del 1860 contro l’Esercito Sardo invasore.
Alcuni dettagli della medaglia
dell’ordine di Francesco I (immagine 5A) e di quella di Castelfidardo (7A e
7B), si notino ad esempio: gli stessi simboli a forma di stella a sei punte
(anziché a cinque come per le precedenti) o le stesse dimensioni e stile dei
caratteri delle leggende.
Quarto conio –
Dal 1870
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8. clicca sull'immagine per ingrandire |
Medaglia (istituita 28 settembre 1829).
Argento. Ø 40 mm. Coniata in Francia dal 1870. Per l’ordine cavalleresco
del Re Francesco I di Borbone (opus:?).
Al dr./ FRANCISCVS I.
REG. VTR. SIC. ET HIER. REX * . Busto coronato del Re a sinistra
entro una ghirlanda di fronde di quercia.
Al rov./ * DE REGE OPTIME MERITO
MDCCCXXIX Tre gigli borbonici entro una ghirlanda di fronde di quercia.
(Asta Christie’s Roma, Aprile 1992, lotto
142)
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Come già citato all’inizio dell’articolo,
un esemplare in oro venne conferito nel 1873 dal Re Francesco II di Borbone
(durante l’esilio) all’ex Sergente Maggiore Agostino Salvietti del 1°
Reggimento Fanteria della Guardia Reale. Si tratta sicuramente di un
esemplare coniato in Francia da questo conio (cfr. immagine 8).
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9. clicca sull'immagine per ingrandire |
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9A |
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10. clicca sull'immagine per ingrandire |
La stessa medaglia (immagine 9) corredata
da astuccio originale, da notare la somiglianza dello stemma sull’astuccio
(immagine 9A) con lo stemma riportato sul rovescio di una Piastra da 120
Grana del 1828 (immagine 10).
8A |
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Gli esemplari riportati nelle immagini 8
e 9 raffigurano l’ultima tipologia (in ordine cronologico) di questa
medaglia fatta coniare dai Borbone di Napoli in esilio, essa si differenzia
sostanzialmente dalle due medaglie napoletane di epoca borbonica per
l’effigie al dritto leggermente più allungata in avanti ed apparentemente
più giovanile. In realtà, questa coniazione va assegnata ad una zecca
francese e databile dopo il 1870 (anno in cui Roma venne annessa al nuovo
regno piemontese e la conseguente fuga dei Borbone dalla città). La prova
inconfutabile della loro paternità francese è dimostrata dalle punzonature
presenti sull’appiccagnolo di alcuni esemplari (come per questo illustrato
nell’immagine8), esse raffigurano un simbolo che può variare a seconda
dell’epoca in cui venne coniata (immagine 8A). L’esemplare ivi preso in
esame presenta sull’appiccagnolo (quest’ultimo a forma di pallina) un
simbolo (in incuso) raffigurante la testina di un cinghiale.
F |
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G |
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Nel sito
www.silvercollection.it vi sono notizie riguardanti le varie tipologie
di simboli punzonati sugli argenti francesi per l’esportazione. Questo
simbolo venne utilizzato in Francia dal 10 Maggio 1838 in poi, si vedano i
grafici nelle immagini F, G ed H . E’ ovvio che gli esemplari in questione
vennero coniati soltanto dopo il 1870, perché prima di questa data la Casa
Reale utilizzò i propri macchinari napoletani e poi romani durante l’esilio.
L’estremità dell’appiccagnolo a forma di pallina inoltre, è tipica delle
medaglie francesi di quel periodo. A conferma di questa
datazione possiamo trovare lo stesso simbolo su alcune medaglie militari
portative con l’effigie di Vittorio Emanuele II re d’Italia coniate in
Francia per le Guerre d'Indipendenza e l'Unità
d'Italia, dall’incisore E. FALOT e precisamente, per i francesi che
combatterono in Italia al fianco delle truppe piemontesi e decorati a
seguito della Seconda Guerra d'Indipendenza. La medaglia fu istituita da
Vittorio Emanuele II nel 1865 (immagini n° 11 e 12).
11 |
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12 |
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punzoni usati dal 10 maggio 1838 |
H |
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Bibliografia
-
Von Heyden H.
Segni d’onore del Regno d’Italia e degli ex-stati
italiani. Wiesbaden, 1910
-
Ricciardi Eduardo.
Medaglie del Regno delle Due Sicilie, Napoli 1930.
-
Christie’s.
Medaglie del Regno delle Due Sicilie, catalogo della vendita, Roma,
30-4-1992.
-
Spada Antonio Benedetto.
Ordini cavallereschi della Real Casa di Borbone delle
Due Sicilie. Grafo. Roma, 2002.
-
D’Auria Salvatore.
Il Medagliere, avvenimenti al Regno delle Due Sicilie, già Regno di
-
Napoli e Regno di Sicilia,
1735-1861. Editore Salvatore D’Auria. Quarto, Napoli, 2006
-
Carlo di Somma
del Colle. Album della fine di un regno.
Electa. Napoli, 2006
-
Varesi.
Asta Utriusque Sicilie – parte seconda, le medaglie. Catalogo della
vendita.
-
Pavia, 18-4-2007.
-
San Giorgio.
Casa d’aste. Vari cataloghi di vendita. Genova.
-
Nac, Numismatica Ars Classica.
Asta 47. Catalogo della vendita. Milano,
3-6-2008.
-
Alberto de Falco, ditta
numismatica. Listini di vendita. Napoli, diversi
anni.
-
www.silvercollection.it. Punzoni dell’argento francese
(dal 1797 ai giorni nostri).
-
Brambilla Alessandro.
Le medaglie italiane degli ultimi 200 anni, I parte
1784 – 1900,
Seconda edizione. Certosa di Pavia, 2010 (notizie in
anteprima).
Recentemente, è
apparso sul mercato un esemplare coniato in oro, di piccolo modulo e con
testa a destra, si tratta di un esemplare di conio fine e molto
interessante ma la sua ufficialità, considerando quanto stabilito
nell’articolo 25, riguardo le dimensioni e le caratteristiche, merita
conferma.
Ritengo opportuno, a titolo di curiosità, segnalare una
lieve discordanza di abbreviazione nella leggenda del dritto tra quella
citata nell’articolo 24 “FRANCISCVS I. REG. VTR. SICIL. HIER. REX”
(immagine E), quella illustrata nel disegno dello stesso decreto
(immagine B) “FRANCISCVS I. REG. VTR. SIC. ET. HIE. REX” e quella
realmente presente al dritto della medaglia (immagini 1, 2, 3 e 4)
“FRANCISCVS I° REG. VTR. SIC. ET. HIER. REX.” e precisamente tra le
parole SIC e SICIL e le parole HIE e HIER. Il fatto che ci sia stata una
prima discordanza di abbreviazione della leggenda nello stesso decreto,
tra la descrizione ed il disegno, indusse sicuramente l’incisore dei
conii a commetterne una terza.
A titolo di curiosità, tra i premiati vi sono i nomi di molti
artisti, personalità e monarchi stranieri ed è quindi probabile che,
come per le decorazioni, anche alcune medaglie possano trovarsi
tutt’ora in collezioni oltre confine.
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