Quando
Ferdinando IV di Borbone raggiunse la maggiore età (1767), già da
alcuni anni erano in pieno svolgimento delicati negoziati per un
matrimonio con Casa d’Austria.
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Medaglia del 1767 in
argento (diam. 42 mm, grammi 39,50) coniata per la continuazione
della Casa Reale, il 12 Gennaio 1767 Ferdinando IV esce di
tutela ed assume il Potere Regio; al dritto busto del Re a
destra, al rovescio, figura stante del Genio (dal greco ghenos,
che significa nascita) con fiaccola e corona nelle mani, presso
una colonna con la raffigurazione della Speranza, a terra una
cornucopia, a sinistra ara fiammeggiante con il Sebeto. Clicca
sulla imma-gine per ingrandire. |
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Medaglia del 1767 in zinco
(diam. 42 mm) coniata per la promessa di matrimonio di Maria
Giuseppa Arciduchessa d’Austria con Ferdinando IV, al dritto,
busto dell’Arciduchessa a destra, al rovescio Genio alato ed
amorino intrecciano nastri presso un’ara sulla quale poggiano
gli stemmi dei Borbone e degli Asburgo. Clicca sulla immagine per
ingrandire. |
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Nel 1761
le trattative erano ancora aperte e si era in procinto di giungere a
un accordo che prevedeva il fidanzamento tra l’undicenne
arciduchessa Giovanna e Ferdinando, ma, alla morte di questa per
vaiolo, la promessa passò alla sorella, quinta arciduchessa Maria
Giuseppa.
L’erede
al trono di Napoli aveva allora tredici anni e la fidanzata era di
pochi mesi più giovane. Definita graziosa, socievole e vivace, era
la sorella prediletta dell’Imperatore Giuseppe. Come da accordo,
alla maggiore età di Ferdinando s’iniziarono i preparativi per il
regale matrimonio, che doveva essere celebrato nell’autunno del
1767. L’ambasciatore austriaco a Napoli e quello di Napoli a Vienna
furono nominati ambasciatori straordinari e si iniziarono i
preparativi per il viaggio della sposa, inaugurati da uno storico
Ballo a Corte al quale presiedette Maria Teresa: fu questa la prima
uscita ufficiale dell’Imperatrice dopo la vedovanza. Ma anche la
giovane Maria Giuseppa morì di vaiolo alla vigilia della partenza
per Napoli e, nella sua lettera di condoglianze all’Imperatrice,
Ferdinando chiese a conforto la sostituzione della fidanzata con
un’altra sorella.
La
scelta, obbligata per ragioni di età, cadde su Maria Carolina, di
diciannove mesi più giovane di Ferdinando. Fu deciso che Ferdinando
andasse ad accogliere la sposa ai confini del Regno, a Portella,
secondo un cerimoniale del tutto simile a quello già predisposto in
occasione del matrimonio dei genitori Carlo e Maria Amalia. Già nel
giugno del 1767 erano iniziati a Napoli i festeggiamenti per le
nozze con Maria Giuseppa, ma, come testimonia con cinismo il Florio,
“non furono inutili” a causa della nuova promessa di
matrimonio.
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Medaglia del 1767 in zinco
(diam. 42 mm) coniata per la morte di Maria Giuseppa
Arciduchessa d’Austria fidanzata di Ferdinando IV; al dritto
busto dell’Arciduchessa a destra, al rovescio l’anima
dell’Arciduchessa condotta sulle ali dell’Eternità. Clicca
sull'immagine per ingrandire. |
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Medaglia del 1768 in
argento (diam. 42 mm, grammi 26) coniata per le nozze di
Ferdinando IV con Maria Carolina Arciduchessa d’Austria; al
dritto, busto della Regina Maria Carolina a destra, al rovescio
Genio alato ed amorino presso un’ara sulla quale poggiano gli
stemmi dei Borbone e degli Asburgo. Nelle due immagini
successive; la stessa medaglia ma coniata in modulo inferiore e
rispettivamente; diam.25,5 da grammi 3.85 e diam. 21 da grammi
1,98. Clicca sull'immagini per ingrandire. |
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La
giovane sposa, anticipata da tanto clamore, giunse finalmente a
Portella dove conobbe Ferdinando; di qui si recarono a Caserta,
accolti dagli ambasciatori “di famiglia” austriaco, francese e
spagnolo che subito si mostrarono entusiasti del savoir faire della
giovane sovrana. Solo la testimonianza di Lord Hamilton,
ambasciatore d’Inghilterra, sembrò essere meno cortigiana, in essa
infatti la regina venne definita non bella, ma molto attraente.
Pienamente cosciente della sua appartenenza ad una famiglia che
stava determinando la storia d’Europa, Maria Carolina giunse a
Napoli portando le istanze riformatrici già propugnate dai fratelli
Giuseppe II imperatore d’Austria e Pietro Leopoldo granduca di
Toscana. “Così che a noi – dice il Colletta – tutta la
prole di Maria Teresa parve famiglia di filosofi potenti mandati da
Dio a ristorare l’umanità”. Maria Carolina rimase sicuramente
colpita dalla evidente immaturità ed eccessiva irruenza dello sposo,
ma, seguendo le istruzioni della madre che le aveva scritto: “Non
parlare sempre del nostro paese e non fare paragoni tra le nostre
abitudini e le loro (…). Sii una tedesca nel tuo cuore (…); [ma] in
tutto ciò che non ha importanza (…) devi sembrare napoletana”,
mostrò benevolenza nei confronti dello sposo e subito cominciò a
guardarsi intorno per stabilizzare la sua posizione. Il primo,
grande ostacolo alla sua ascesa fu il vecchio Tanucci, preoccupato
di perdere la sua egemonia a Corte, rafforzata negli anni mediante
un rigidissimo e tradizionalista governo dello Stato.
Medaglia del 1771 in
bronzo per omaggio a Bernardo Tanucci; al dritto busto del
Tanucci a dx, al rovescio la Giustizia seduta incorona la verità
e la costanza, quest’ultima appoggiata ad un fusto di colonna.
All’esergo MDCCLXXI. Clicca sull'immagine per ingrandire. |
Maria
Carolina era, secondo Ajello: “Donna ambiziosissima,
spregiudicata, viziata, prepotente, incline, come tutte le figlie di
Maria Teresa, alla corruzione. Aveva in uggia ogni espressione di
perbenismo e tradizionalismo, e fece subito breccia su quel misto di
libertinaggio ed illuminismo che i giovani à la page praticavano in
quegli anni”. Tanucci reagì in maniera convulsa e poco
lungimirante, sicuramente sottovalutando le capacità della giovane
regina. Nel 1775 fu pubblico lo scontro tra Tanucci e Maria
Carolina. Per svariate scelte sia politiche che religiose, il
ministro nel giro di pochi mesi riuscì ad inimicarsi Parigi, Vienna
e Roma, spianando così la strada alle manovre asburgiche, che pure
aveva ampiamente compreso, e trovandosi isolato da quanti avrebbero
potuto sostenerlo in una battaglia che probabilmente avrebbe
comunque perso. La debolezza del suo credito internazionale facilitò
da parte di Casa d’Austria la richiesta delle sue dimissioni a Carlo
III di Borbone, prendendo a pretesto l’eccessivo carico di lavoro al
quale si trovava sottoposto lo statista ormai anziano.
L’accettazione delle dimissioni lasciò piena libertà d’azione a
Maria Carolina: il Regno di Napoli passò rapidamente dall’orbita
spagnola a quella austriaca. Quegli anni furono caratterizzati da
violenti litigi fra Ferdinando e Maria Carolina, dai quali il re
usciva sempre malconcio, tanto da chiedere ripetutamente al padre in
Spagna di fare in modo da liberarlo da quell’incubo. Le lettere
disperate venivano sempre seguite da pentite ritrattazioni;
Ferdinando riconobbe alla fine la sua incapacità nel contrastare la
volitiva consorte e le demandò completamente il governo dello Stato,
dedicandosi a più amene e gradevoli attività.
Articolo pubblicato nel mensile gratuito IL NUOVO SUD - Maggio
2008
Pubblicazione on-line del Maggio 2008 |