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Il Parco di Baia ed il vicino di Gaiola, per la ricchezza dei reperti qui ospitati, sono gestiti dalla Sovrintendenza per i Beni Archeologici di Napoli e Caserta. L’area fu gradualmente sommersa dal mare per effetto del bradisismo e costituisce un'estensione subacquea di quell'incredibile messe di reperti archeologici di cui è ricca la zona di Napoli.

Il complesso di Baia venne individuato da Raimondo Bucher, prima durante un volo sulla zona negli anni '40, poi con una serie di immersioni compiute nel 1956. Nell'acqua bassa e limpida gli apparvero le tracce di antichi palazzi, colonne, moli, strade. Il valore e l'ampiezza del sito erano rimasti fino ad allora sconosciuti, anzi tra il 1890 ed il 1920 vi era stata la demolizione di antiche banchine e l'utilizzo di colonne e capitelli come materiale da costruzione.

“Si tratta di un importante porto commerciale romano (Puteoli, poi Pozzuoli), intorno al quale vennero costruite numerose ville patrizie e terme. Alcuni dei personaggi di maggior spicco dell'antichità, come Cicerone, Cesare, Augusto, Claudio, Nerone, ecc, fecero costruire delle ville in questa località, a diretta testimonianza dell'importanza che ebbe.

Medaglia in bronzo dedicata a Marco Tullio Cicerone (collezione Francesco di Rauso, Caserta) clicca sull'immagine per ingrandire

L'attuale insenatura di Baia era invece anticamente un lago, che collegava col mare attraverso un canale sul quale erano state edificate suntuose ville. Il bradisismo iniziò a farle progressivamente scivolare verso il mare a partire dalla fine del IV secolo d.C., anche se la zona conservò gran parte della sua importanza e ricchezza per quasi altri due secoli. Nella parte più occidentale del Parco, in prossimità di Punta Epitaffio, all'interno della zona di riserva integrale, si incontrano una serie di edifici sommersi: il ninfeo dell'imperatore Claudio, la villa dei Pisoni ed il complesso termale, immersi ad una profondità compresa tra 2 e 16 m, ad una distanza dall'attuale costa che non supera i 400 m. L'area ha svelato importantissimi reperti, come le statue di Ulisse e di Polifemo, ora custodite nel museo archeologico del castello di Baia” [1].

Nella zona di Pozzuoli, sorgeva invece un importante scalo marittimo commerciale. Nel 37 a. C. venne realizzato anche il porto militare Iulius, collegato al mare con un canale lungo 400 m, ulteriormente ampliato all’epoca di Nerone.

Le visite guidate avvengono con l'utilizzo di imbarcazioni con il fondo trasparente, che permettono di ammirare anche i preziosi mosaici. La visita prosegue naturalmente anche a terra, nel Parco Archeologico di Baia, nel Museo Archeologico dei Campi Flegrei e nelle cosiddette Stufe di Nerone, con una piscina termale ancora efficiente. E anche possibile nuotare tra i reperti archeologici, così come effettuare immersioni guidate tra i resti del ninfeo di Claudio e della villa dei Pisoni.

“Nel corso dei secoli la presenza dei reperti subacquei ha contribuito a creare un ecosistema ricco di anfratti e, come tale, popolato da numerose specie. Resti di muri e mosaici si alternano a chiazze di Posidonia e a delicati spirografì. I polpi sfruttano come tane le cavità dei blocchi di tufo utilizzati per le strutture del Portus Iulius, e le spugne incrostano i resti delle colonne. La natura vulcanica dei Campi Flegrei trova conferma anche sott'acqua, nella cosiddetta Secca Fumosa, posta ai margini dell'area protetta davanti al Lago Lucinio. Vi si ergono alcuni grandi pilastri d'età romana, che arrivano quasi in superficie, e dal fondo scaturiscono continuamente vapori sulfurei, tanto da rendere calda l'acqua e bollenti la sabbia ed i ciottoli del fondale” [2].


Note

[1] Supplemento alla Rivista Marittima, agosto 2005

[2] Supplemento alla Rivista Marittima, agosto 2005


Articolo tratto da: Supplemento alla Rivista Marittima, agosto 2005

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