Davanti a Capo Posillipo, che domina imponente l'intero braccio di mare, s'incontra
l'isolotto di Gaiola, su cui sorgono i resti diroccati di una
costruzione «moderna». In epoca romana l'isolotto era la parte più alta
di un lungo promontorio. All'intorno, sotto le acque del Golfo di
Napoli, si stendono invece ricchissimi reperti archeologici. Qui
sorgevano ville patrizie, templi, magazzini. Le abitazioni erano
estremamente lussuose, come si addiceva a dimore di alcuni degli uomini
più in vista dell'era imperiale, che avevano eletto quest'area a
località di svago e riposo. Alcune di queste costruzioni si protendevano
anche sull'acqua, con l'impiego di pilastri, allo scopo di realizzare le
note «pescherie» particolarmente rinomate all'epoca. Non per nulla il
nome di Posillipo deriva dal greco Pausilljpon, ovvero «luogo che fa
cessare gli affanni».
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“Il ricchissimo cavaliere romano Publio Vedio
Pollione diede appunto il nome di
Pausilljpon alla collina e vi fece
costruire un'immensa villa, che si estendeva per circa 9 ettari, e
comprendeva un nucleo di edifici residenziali intorno a cui sorgevano
altre strutture monumentali, quali terme, ninfei, giardini, diversi
teatri, tra cui uno da 2.000 posti, pescherie ed anche un porto privato”
[1]. La villa Pollione, che
oggi è parzialmente sommersa, andò quindi in eredità all’imperatore
Cesare Augusto.
Nei pressi dell'isolotto di Gaiola, nella zona di Villa Imperiale,
vi sono anche i resti del cosiddetto Palazzo degli Spiriti, una grande e ben
conservata costruzione romana su due piani, di cui quello inferiore è
immerso nelle acque del Golfo.