Ho avuto occasione dal dr. D’Auria di ultimare gli studi su questa
medaglia grazie al libro, da lui gentilmente messomi a disposizione,
dal quale ho attinto le notizie utili alla stesura del seguente
articolo. Il libro intitolato “Le compagnie del gas in Napoli – A
cura della compagnia NAPOLETANA GAS nel centenario della sua
costituzione
1862-1962 – Napoli,
1962” si è rivelato una miniera d’informazioni sul sistema
d’illuminazione pubblica della città di Napoli, dai primi sistemi
d’illuminazione ad olio, fino al sistema d’illuminazione a gas
idrogeno. Nel leggere le cronache ed i documenti dell’epoca
riportati in esso, fantastico con la mente e mi pare di ritornare,
in alcuni momenti, indietro nel tempo, in un diciannovesimo secolo
in pieno fervore culturale, in una Napoli ricca e progressista,
regnata da un sovrano che fece tanto per il benessere del suo regno
che più di tutti gli altri stati italiani era al passo con i tempi
sia sul piano economico che industriale, non avendo nulla da
invidiare agli altri grandi stati europei.
Le prime città d’Europa a sperimentare, tra il 1810 e il 1820, il
sistema di illuminazione pubblica a gas furono Parigi, Londra e
Vienna e già nel 1817, Ferdinando I di Borbone concesse con Decreto
Reale n° 611 il privilegio per la illuminazione a gas idrogeno nel
Regno delle Due Sicilie ad un certo Pietro Andevel nativo di
Montpellier. Trascorse circa un ventennio senza sèguito per
quest’opera, quando, Ferdinando II di Borbone, nel breve periodo
compreso tra la morte dell’amata consorte Maria Cristina di Savoia
(1836), e il matrimonio con Maria Teresa d’Austria (1837), visitò
alcune capitali in Italia, poi Vienna e Parigi. “Nella Ville
Lumière la luce ferma e chiara che i fanali a gas diffondevano
entusiasmò il giovane Re a tal punto che, quando un certo
Cav. Giovanni De Frigière, cittadino francese, presentò una domanda
perché fosse concessa a lui con alcuni soci (sigg. M.Bodin, A.Bottin,
e A.Jumel) la impresa della illuminazione della città di Napoli
mercè il gas, trovò orecchio favorevolmente disposto all’ascolto. In
conseguenza, il 21 Gennaio 1837 il Cav. Nicola Santangelo, Ministro
degli interni, comunicò all’intendente di Napoli, perché ne desse
notizia agli interessati che la proposta del De Frigière era grata a
Sua Maestà e che il Re voleva fosse operato un saggio. Leggiamo
dalle cronache civili e militari delle Due Sicilie di Monsignor
Luigi Dal Pozzo, cappellano di Camera, sotto la data del 10
Settembre 1837 “Si fa il primo esperimento della Compagnia
francese per illuminare a gas la città di Napoli” e dal
protocollo del consiglio di stato del 17 Agosto 1838 si rileva che
l’esperimento d’illuminazione ebbe luogo in grande nel portico di
S. Francesco di Paola, sotto gli occhi del Re e delle autorità, che
esso costò somme considerevoli, che piacque al re il quale manifestò
il desiderio di avere in simile modo illuminato il suo real palagio.
Dopo che questo impianto sperimentale rimase in funzione per diverso
tempo e che fu assodato il suo perfetto funzionamento, si decretò
che; “Sua Maestà, avendo considerato il maggior lustro che avrà
questa città con l’introdursi dell’illuminazione a gas, si è degnata
di approvare gli avvisi dei due Collegi (cioè del Decurionato e del
Consiglio di Intendenza) autorizzando Lei a stipulare con il De
Frigière il contratto di appalto secondo il progetto difeso dal
Consiglio di Intendenza. Nel real nome le partecipo la sovrana
risoluzione perché Ella subito vi dia adempimento.”
Don Giuseppe Caracciolo Marchese di Santo Agapito e il Cav. Giovanni
De Frigière costituirono il
13 Dicembre 1838
dal Notaio G. Ranieri di Napoli, con il numero 268 di repertorio, una
società che ebbe l’appalto della durata non breve di 15 anni per
suddetta illuminazione, con decorrenza 1° Gennaio 1839, dopo cinque
anni, nel 1844, venne coniata nella zecca di Lione in Francia una
pregevole medaglia d’argento del diametro di 33 mm (si scelse di
farla coniare nella zecca di Lione in quanto gli azionisti erano in
prevalenza originari di questa città);
Opus Marius Penin (1807-1880)
1844
al dritto; NEAPOLIS, Partenope seduta su un trono a
forma di prora rostrata e rivolta verso destra, nella mano sinistra
una fronda di ulivo
(simbolo dell’importanza delle olive nella
distillazione del gas),
una piccola conchiglia presso i rostri e in fondo il Vesuvio in
eruzione, all’esergo: COMP.ie DU GAZ
sotto: M.PENIN F.
al rovescio; LUCEM DIFFUNDO PER ORBEM (diffondo la luce per il Mondo
– riferito alla Compagnia di Lione)
sotto; MDCCCXLIV (in incuso)
ai lati; PENIN F. LUGDUNI (in Lione)
Leone rampante con fiaccola su mappamondo
Nel taglio; ARGENT in incuso
La scritta ARGENT, presente in tutti gli esemplari,
era obbligatoria secondo le normative vigenti in Francia durante
l’800 in materia di coniazione e garantiva la bontà del metallo
utilizzato: non esistono per tanto, esemplari di questa medaglia
postumi al 1844.
Nel presente articolo è data la giusta importanza a questa
affascinante medaglia che era sconosciuta al Ricciardi ed inserita
meritatamente nel 2006 da Salvatore D’Auria nel suo libro “Il
Medagliere” ed attribuita “Per la illuminazione a gas della città
di Napoli”, aggiungendo, non casualmente, la seguente nota;
“La medaglia merita ulteriori approfondimenti”.
Il
7 Gennaio 1841
con atto notarile del notaio Gabriele Maria Ferraro venne costituita
la società avente il titolo di Compagnia di Illuminazione a Gas
della Città di Napoli e la durata di 30 anni, prorogabili con
l’approvazione delle autorità competenti. Il capitale risultò
composto da una serie di beni stimati in 350.000 Ducati, a fronte
dei quali furono emesse 3500 azioni da 100 Ducati ciascuna,
nominative o al portatore, assegnate come segue:
Alle AA.RR. Princ.di Siracusa e Duchessa di Berry, 15
cad |
n° 30 |
A S.E. il Tenente Generale Principe Filangieri |
n° 20 |
A C. Lefebure (n° 200) e a L. Zino (n° 27) negozianti in
Napoli |
n° 227 |
A Balsamo Vienot e C., banchieri (n° 275) e Zino, Henry
e Co. (n° 100) |
n° 375 |
A Alfonso Pouchain, proprietario in Napoli |
n° 120 |
A De frigière e soci (Bodin, Cottin e Jumel) |
n° 412 |
A Alfonso de Boissieu, proprietario di Lione |
n° 193 |
A Teodoro Bronzet, banchiere a Lione |
n° 386 |
A Prospero Gallay, già notaio a Lione |
n° 386 |
A Adolfo (n° 386) e ad Alfredo (n° 386) Girodon,
negozianti a Lione |
n° 772 |
A Vittorio Chartron, proprietario a S.Vallier Drome |
n° 386 |
A Ippolito Gautier, ingegnere civile a Lione |
n° 193 |
|
n° 3500 |
Nel volume non vi sono notizie sul numero di pezzi coniati ma è
scritto che venne distribuita una medaglia d’argento a titolo di
compenso, ad ogni azionista (19 azionisti) della società che fino a
quel momento, date la difficoltà finanziarie della società, non
aveva ricevuto ancora alcun dividendo.
La grande rarità è confermata anche alla pagina 130 del libro che
afferma che l’esemplare fotografato, di ubicazione ignota, è l’unico
esistente. Il D’Auria conferma anch’esso l’estrema rarità
riportandola quattro volte rara (R4).
|
Targa ricordo in argento e oro su cornice di
onice offerta dal Personale al Consiglio di Amministrazione |
Nel 1962 in occasione del primo centenario della costituzione della
società intitolata NAPOLETANA GAS (fondata nel 1862) si coniarono
medaglie (vedi immagini seguenti) del diametro di mm.60 in argento
ed in bronzo simili alla medaglia sopra-citata ma, all’interno di un
cerchio concentrico;
al dritto, NEL PRIMO CENTENARIO DELLA SUA COSTITUZIONE
sotto, 1862-1962
al rovescio, RIPRODOTTA A CURA DELLA COMPAGNIA NAPOLETANA GAS
“Tre cose belle furono in quell’anno (1839), le ferrovie,
l’illuminazione a gas e (la canzone) Te voglio bene assaie” [Luigi
Settembrini – Le ricordanze].
Nota
Da un rapporto dell’intendente in data 21 Agosto 1841
concepito come segue; “Eccellenza, il direttore della
Compagnia d’illuminazione a gas per questa Capitale ha
esposto di trovarsi in imbarazzo. Consigliatasi con le
indagini ed osservazioni raccolte prima di dar movimento
alla illuminazione, la compagnia credè adottare con
sicurezza di risultato per la distillazione del gas lo
scisto bitumoso ed i nocciuoli di olive….. la compagnia,
esponendo di non avere nei suoi magazzini tanto di scisto e
di nocciuoli che basti a sostenere la illuminazione sino
alla nuova raccolta, implora ad essere abilitata a
sostituirvi il carbon fossile, da cui, mercè i trovati di
recente perfezionamento, assicura potersi estrarre un gas”.
Articolo pubblicato nel Novembre 2008
Pubblicazione on-line del Novembre 2008 |