“Il poeta è un uomo mortale
che vive con tutta la sua morte
e con tutta la sua vita,
nel tempo,
e in sé si consuma e si sveglia,
negli altri si popola e si chiama,
e nulla possiede
che non abbia già amato e perduto.”
Alfonso
Gatto
“Poeta,
prosatore, giornalista, cronista sportivo, critico d'arte e di
letteratura, pittore, intellettuale impegnato socialmente, Gatto
dimostra ancor oggi una grande modernità. La sua poesia ha sempre
perseguito l'essere e non l'avere, e si erge contro ogni potere o
volontà di potere. È una poesia che assume un alto valore etico e si
pone come un importante punto di riferimento, umano ancor prima che
poetico.
L'ermetismo
riconosce in Alfonso Gatto uno dei più accesi tra i suoi protagonisti.”
Nato a
Salerno il 17 luglio 1909 da Giuseppe e da Erminia Albirosa, Per parte
del padre, funzionario dell’amministrazione provinciale salernitana,
apparteneva ad una famiglia di piccoli armatori e marinai tra Reggio e
Messina. A Salerno Gatto frequentò il liceo "Torquato Tasso". Nel 1926
si iscrisse all’Università di Napoli, prima a Giurisprudenza, poi a
Lettere, senza mai laurearsi. Subì il fascino intellettuale dello zio
scultore Saverio Gatto ed entrò in rapporti con Edoardo Persico. Subito
dopo iniziò, poco più che ventenne, il suo peregrinare per l'Italia
portandosi dietro la sua naturale inquietudine e le aspirazioni, i
sogni, le speranze e le sofferenze. Nelle sue opere troveremo sempre
motivi di struggente nostalgia per la fanciullezza, i luoghi nativi, la
terra meridionale. Si trasferì a Milano. Collaborò a " L’Italia
Letteraria" e alla rivista genovese di poesia "Circoli", fondata e
diretta da Adriano Grande. Nuovamente a Milano, frequentò Zavattini,
Tofanelli, Sinisgalli e il poeta Orazio Napoli con cui si confrontava in
discussioni e polemiche nei caffè letterari della città che
frequentavano sovente, il notturno "Savini" e il pomeridiano "Le Tre
Marie”. Lavorò all’ "Ambrosiano", quotidiano del pomeriggio. Nel 1936 fu
incarcerato a San Vittore per "cospirazione sovversiva": aveva ospitato
l’amico Guglielmo Perice, tornato da Parigi con materiale di propaganda
antifascista. Trascorse sei mesi in carcere; all’uscita, schedato e
sorvegliato, senza una lira, trova, grazie all’intervento di Silvio
Negro, un posto di correttore di bozze al "Corriere" fino al definitivo
trasferimento a Firenze nell’autunno del 1937. Nel
1938 con Pratolini fu redattore del giornale "Campo di Marte”.
Nel 1939 pubblicò a Milano la prima edizione di Poesie,
comprensiva di una selezione delle due precedenti raccolte e delle nuove
liriche maturate nel clima fiorentino. Con questo libro ottenne il
premio Savini. Subito dopo entrò nella redazione della rivista
"Panorama" a Milano. Successivamente venne nominato professore di
lettere d’italiano al Liceo Artistico di Bologna. L’attività di critico
d’arte fu prolifica. Nuovamente a Milano curò il bollettino della
Galleria l’Annunciata di Bruno Grossetti ove nel 1943 presentò la sua
prima mostra di tempere ed acquerelli presentata da Virgilio Guidi.
Nello stesso anno partecipò alla mostra dei pittori-scrittori
organizzata dalla Galleria "Il Cavallino di Venezia". Nel ’44 compose un
libro di poesie per bambini dal titolo "Il sigaro di fuoco". Il
dopoguerra fu per lui fervido di lavoro: dal 13 agosto al 5 dicembre del
1945 fu direttore con Mario Bonfantini, del quotidiano "Milano-sera",
fondato per trovare consensi dell’area di sinistra. Vi scrisse
utilizzando anche lo pseudonimo Vale. Nella primavera del ’46
conobbe la pittrice Graziana Pentich: da allora fu sua compagna per
oltre vent’anni. Tra la fine del ’46 e l’inizio del ’47 lavorò come
redattore-capo al "Mattino del popolo"di Venezia. Nell’estate fu a
Torino nella redazione del "L’Unita": in questa città frequentò Italo
Calvino e Raf Vallone. Per l’Unità seguì il giro d’Italia nel ’47 e nel
’48 insieme a Pratolini. A Roma diresse il quindicinale "Pattuglia", il
corriere dei giovani. Sempre in quel periodo pubblicò le liriche della
Resistenza Il capo sulla neve e, nel ’49, il romanzo eroicomico
La coda di paglia. Per la redazione di "Epoca" diresse la rubrica
"Italia Domanda" e compì vari servizi giornalistici in giro per l
‘Italia. Vinse vari concorsi letterari: "St. Vincent" (1950), "Marzotto"
(1954), "Bagutta" (1955) Del ’55 la lirica Sera a Pompei.
Collaborò con una certa frequenza alla "fiera letteraria", che nel
dicembre del ’55 gli dedicò un numero monografico. Per la Rai scrisse
una serie di "ballate" dedicate al primo anno del secolo e a personaggi
come Ollio, della celebre coppia di comici americani; nel’68 compose
testi per il cabaret letterario: Il solito ignoto.’74 fu
collaboratore sportivo del quotidiano milanese "Il Giornale", diretto da
Indro Montanelli. Morì in un incidente stradale nei pressi di Capalbio
l’8 marzo del 1976.
Sue
principali opere
Poesia
delle vittime,
Milano 1966; Rime di viaggio per la terra dipinta, Milano 1969;
Isola, Napoli 1931; Morto ai paesi, Modena 1937; Poesie,
Milano 1939 nuova edizione, Firenze 1943; L'allodola, Milano
1943; La spiaggia dei poveri, Milano 1944; Amore della vita,
Milano 1944; Il sigaro di fuoco, Milano 1945; Il capo sulla
neve, Milano 1947; Nuove poesie, Milano 1949; La forza
degli occhi, Milano 194; La madre e la morte, Galatina 1959;
Poesie, Milano 1961; Osteria flegrea, Milano 1962; La
storia Poesie d'amore, Milano 1963; Desinenze, Milano 1977
Prosa:
La sposa bambina, Firenze 1944; La coda di paglia, Milano 1948;
Carlomagno nella grotta, Milano 1962
Teatro:
Il duello,
Milano 1962
Filmografia
Alfonso Gatto ha anche avuto diverse parti in alcuni film. In
Il sole sorge
ancora (1946)
di
Aldo Vergano
aveva la parte di un conduttore di treni. Altre parti ha avuto in due
film di
Pier Paolo
Pasolini: in
Il Vangelo
secondo Matteo (1964) recitava la parte dell'apostolo Andrea,
in
Teorema
(1968)
la parte di un dottore. Altre parti ha avuto in
Cadaveri
eccellenti (1976)
di
Francesco Rosi
dove era Nocio e in
Caro Michele
(1976),
di
Mario Monicelli,
tratto dal romanzo di
Natalia Ginzburg,
dove faceva la parte del padre di Michele.
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