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Documenti umani

di Federico De Roberto

Bel-Ami Edizioni , 2009 - € 10,00

 

Dobbiamo ringraziare qualche rara casa editrice che ha il coraggio di derogare dal consumismo esasperato che ha contagiato il mondo dell’editoria. Ormai il “libro” alla pari di uno yogurth ha una scadenza, un tempo limite entro il quale deve essere consumato a prescindere dal suo valore letterario. Dobbiamo in questo caso ringraziare la Bel-Ami Edizioni che ha inaugurato la Collana “Classici sommersi” con l’intento di riproporre ai lettori opere di autori che da anni non si ristampano più.

Il primo volume della Collana è Documenti Umani, un’opera giovanile di Federico De Roberto. Un autore che a causa della disistima di un “grande” come Benedetto Croce non gode ancor oggi della fortuna e della fama che merita. Amico di Verga e di Capuana, De Roberto aderì subito al “naturalismo” - corrente letteraria sviluppatasi in Francia e da noi conosciuta come “verismo” che applicava i principi di impersonalità, scientificità e dialettalità – esasperandone, da un lato, la rappresentazione impassibile e documentaria, e subendo dall’altro, l'influsso dello psicologismo di Paul Bourget, sviluppatosi in seguito alla pubblicazione, nel 1859, della rivoluzionaria opera di Charles Darwin, “L'origine delle specie”, opera che ancora oggi riesce a turbare i sonni di molti conservatori. La compresenza di Verismo e psicologismo si protrasse per tutto l'arco creativo di De Roberto e finì per raggiungere il miglior equilibrio nel romanzo "I Vicerè".

Nella vasta opera giovanile la cifra stilistica dominante è perciò l’eclettismo: se l'esordio avviene sull’onda dell’influenza del verismo e, soprattutto, di Verga, nei testi più importanti prevale l’analisi psicologica ben visibile nelle novelle contenute nella prima raccolta, La sorte (1887), e in quelle delle raccolte successive Documenti umani (1888) e L’albero della scienza (1889).

Il giudizio di Croce su De Roberto è riduttivo, ed è certamente da imputare all'avversione di Croce per il positivismo e dopo la pubblicazione dei Viceré, anche alla critica del mito risorgimentale che in esso si sviluppa. Mito cui Croce fermamente aderiva. E’ da ricordare, comunque, che I Viceré furono pubblicati nel 1894, poco dopo lo scandalo della Banca Romana e nell'anno in cui il movimento dei Fasci siciliani dei lavoratori veniva represso violentemente da un governo presieduto dal siciliano Francesco Crispi, un periodo assai poco felice per il neonato Stato italiano.

Oltre ad una elegante veste tipografica pratica e piacevole con copertina morbida, il volume è arricchito da una esauriente introduzione di Antonio Di Grado e dalla Prefazione all’edizione Trevis del 1888 che lo stesso De Roberto scrisse come presentazione all’editore .

Per maggior completezza dal risvolto di copertina riportiamo

Dall’autore de I Vicerè, una raccolta di racconti che descrivono in maniera raffinata e incredibilmente moderna le misteriose facce dell’animo umano, in un continuo alternarsi di vizi e pentimenti. Federico De Roberto ci accompagna, con il suo passo critico e severo, in un percorso tortuoso tra uomini pazzi di gelosia, equivoche missive e duelli d’onore, mettendo in mostra le sottili debolezze della sua generazione e regalandoci uno spaccato impietoso della rigorosa società di fine Ottocento.
I quattordici racconti che compongono l’antologia costituiscono una rara collezione di tecniche narrative che mescolano, con stile e disinvoltura, dialoghi dal ritmo incalzante a monologhi dal vigoroso impatto melodrammatico. La straordinaria analisi psicologica dei personaggi lascerà stupiti di quante generazioni abbiano continuato a mantenere intatte certe prerogative “umane” anche dopo questa preziosa edizione del 1888.

A cura di Antonio Di Grado


Antonio Di Grado insegna letteratura italiana all’Università degli Studi di Catania. Nel corso della sua carriera si è occupato in particolar modo della letteratura verista e pre-verista di fine Ottocento e della produzione del Novecento, analizzando sia la produzione delle riviste letterarie e di avanguardia sia l’opera di grandi scrittori come Leonardo Sciascia, che lo nominò presidente della fondazione che porta il suo nome, Vitaliano Brancati ed Elio Vittorini. Di Federico De Roberto ha già curato l’edizione di Giustizia (1975) e sulla sua figura ha pubblicato i volumi Federico De Roberto e la “Scuola antropologica”. Positivismo, verismo, leopardismo (1982) e La vita, le carte, i turbamenti di Federico De Roberto, gentiluomo (1998).

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