Dobbiamo ringraziare qualche rara casa editrice che ha il coraggio di
derogare dal consumismo esasperato che ha contagiato il mondo
dell’editoria. Ormai il “libro” alla pari di uno yogurth ha una
scadenza, un tempo limite entro il quale deve essere consumato a
prescindere dal suo valore letterario. Dobbiamo in questo caso
ringraziare la Bel-Ami Edizioni che ha inaugurato la Collana
“Classici sommersi” con l’intento di riproporre ai lettori opere di
autori che da anni non si ristampano più.
Il primo volume della Collana è Documenti Umani, un’opera
giovanile di Federico De Roberto. Un autore che a causa della disistima
di un “grande” come Benedetto Croce non gode ancor oggi della fortuna e
della fama che merita.
Amico di Verga e di Capuana, De Roberto aderì subito al “naturalismo” -
corrente letteraria sviluppatasi in Francia e da noi conosciuta come
“verismo” che applicava i principi di impersonalità, scientificità e
dialettalità – esasperandone, da un lato, la rappresentazione
impassibile e documentaria, e subendo dall’altro, l'influsso dello
psicologismo di Paul Bourget, sviluppatosi in seguito alla
pubblicazione, nel 1859, della
rivoluzionaria opera di Charles Darwin, “L'origine delle specie”, opera
che ancora oggi riesce a turbare i sonni di molti conservatori.
La compresenza di
Verismo e psicologismo
si protrasse per tutto l'arco creativo di De Roberto
e finì per raggiungere il miglior equilibrio nel romanzo "I Vicerè".
Nella vasta opera giovanile la cifra stilistica dominante è perciò
l’eclettismo: se l'esordio avviene sull’onda dell’influenza del verismo
e, soprattutto, di Verga, nei testi più importanti prevale l’analisi
psicologica ben visibile nelle novelle contenute nella prima raccolta,
La sorte (1887), e in quelle delle raccolte successive Documenti
umani (1888) e L’albero della scienza (1889).
Il giudizio di Croce su De Roberto
è riduttivo, ed è
certamente da imputare all'avversione di Croce per il positivismo e dopo
la pubblicazione dei Viceré, anche alla critica del mito risorgimentale
che in esso si sviluppa. Mito cui Croce fermamente aderiva.
E’ da ricordare, comunque,
che I Viceré
furono pubblicati nel 1894, poco dopo lo scandalo della Banca Romana e
nell'anno in cui il movimento dei Fasci siciliani dei lavoratori veniva
represso violentemente da un governo presieduto dal siciliano Francesco
Crispi, un periodo assai poco felice per il neonato Stato italiano.
Oltre ad una elegante veste tipografica pratica e
piacevole con copertina morbida, il volume è arricchito da una
esauriente introduzione di Antonio Di Grado e dalla Prefazione
all’edizione Trevis del 1888 che lo stesso De Roberto scrisse come
presentazione all’editore .
Per maggior completezza dal risvolto di copertina riportiamo
Dall’autore de I Vicerè, una raccolta di racconti che descrivono in
maniera raffinata e incredibilmente moderna le misteriose facce
dell’animo umano, in un continuo alternarsi di vizi e pentimenti.
Federico De Roberto ci accompagna, con il suo passo critico e severo, in
un percorso tortuoso tra uomini pazzi di gelosia, equivoche missive e
duelli d’onore, mettendo in mostra le sottili debolezze della sua
generazione e regalandoci uno spaccato impietoso della rigorosa società
di fine Ottocento.
I quattordici racconti che compongono l’antologia costituiscono una rara
collezione di tecniche narrative che mescolano, con stile e
disinvoltura, dialoghi dal ritmo incalzante a monologhi dal vigoroso
impatto melodrammatico. La straordinaria analisi psicologica dei
personaggi lascerà stupiti di quante generazioni abbiano continuato a
mantenere intatte certe prerogative “umane” anche dopo questa preziosa
edizione del 1888.
A cura di Antonio Di Grado
Antonio Di Grado insegna letteratura italiana all’Università degli Studi
di Catania. Nel corso della sua carriera si è occupato in particolar
modo della letteratura verista e pre-verista di fine Ottocento e della
produzione del Novecento, analizzando sia la produzione delle riviste
letterarie e di avanguardia sia l’opera di grandi scrittori come
Leonardo Sciascia, che lo nominò presidente della fondazione che porta
il suo nome, Vitaliano Brancati ed Elio Vittorini. Di Federico De
Roberto ha già curato l’edizione di Giustizia (1975) e sulla sua figura
ha pubblicato i volumi Federico De Roberto e la “Scuola antropologica”.
Positivismo, verismo, leopardismo (1982) e La vita, le carte, i
turbamenti di Federico De Roberto, gentiluomo (1998). |