Trascrizione a
cura di Pina Catino
Si ringrazia la ND Maria
Consiglio
Pagg. 153 - 154 - 155 - 156
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Chiesa Villa Consiglio a Santa Croce |
LXXXI. Il morto Arcivescovo
Tedeschi ebbe per successore a questa Cattedra Pietro, quinto di
questo nome, della nobile famiglia Consiglio di Bisceglie in
provincia di Bari. Fu questi dottore nell’una e nell’altra legge; e
pe’ suoi grandi meriti ottenne sulle prime un canonicato; di poi il
decanato; ed in fine l’arcidiocanato, prima dignità, nella
cattedrale della sua patria.
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Iscrizione sulla porta della chiesa |
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Un particolare dell'affresco devozionale
dietro l'altare maggiore della
chiesa di Zappino La regina del Mare e della Terra,
simbolismo dell'Acqua, salva una barca e i suoi marinai. |
Trascorso appena il quinto lustro
dell’età sua, tanta fama erasi divulgata della sua rara prudenza e
saviezza non comune, che dal Vescovo di Castellaneta monsignore
Vassetti fu scelto a suo Vicario generale. Quivi tanta probità e
tanta perizia spiegò in quell’esercizio, e tanta fu la lode che
guadagnossene, che morto il Vassetti, con raro esempio, fu da quel
Capitolo ad unanimità proclamato suo Vicario capitolare.
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Villa Consiglio |
Per la stessa ragione nel 1817 fu
ritualmente costituito da Roma Vicario apostolico della vacante
Chiesa di Giovinazzo; nel qual arduo disimpegno tal saviezza seppe
adoperare, che gli riuscì felicemente di sedarne tutte le
turbolenze. Di qui fu parimente che Mons. Pirelli successore di
Mons. Tramondi nella Cattedra tranese, finché visse lo volle presso
di se da Vicario generale: dopo di che fu egli creato Vicario
capitolare della Chiesa di Bisceglie sua patria, amministrata dagli
Arcivescovi di Trani.
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Dimora storica, portone Pantano |
Erano queste le vie, per le quali
la Provvidenza guidavalo all’Episcopato. In fatti in marzo del 1824
fu promosso alla Sede vescovile di Termoli nella Capitanata: e di là
nel 1825 fu traslato a questa Sede arcivescovile, salutato dal
Ministro di S.M. de Tommasi, nel partecipargli tal sua esaltazione
alla Cattedra brindisina «Pastore dotato di vero spirito
ecclesiastico, di fermezza e di prudenza.» E tale lo
sperimentarono le sue diocesi alle (pag. 154) sue Pastorali cure
affidate. Egli le governò da VERO Padre amorosissimo, per la durata
di circa quattordici anni. Era egli il vero Angelo della pace e
della carità, dalla provvidenza divina nella piena delle sue
misericordie a noi conceduto.
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Targa sovrastante il portone |
Nel principio del suo governo
implorò dalla minificenza Sovrana un supplimento di dotazione, di
cui mancava la sua mensa, e l’ottenne con cespiti di patrimonio
ecclesiastico regolare. Per sostenere i diritti della sua Chiesa,
ebbe a sopportare un lungo e dispendioso litigio colle monache di S.
Sofia di Gravina, che vantavano il credito di un capitale di più di
centinaia contro la soppressa mensa di Ostuni; e dal quale erano
decadute in virtù delle vigenti leggi del Regno. Ma il nostro
Arcivescovo Consiglio, per salvare ad un tempo il credito di quelle
religiose, senza recar pregiudizio agl’interessi di questa sua
mensa, si adoperò, ed ottenne dagli alti esecutori del Concordato,
un aumento di dotazione alla mensa di Brindisi, onde potersi
accollare il debito della soppressa mensa di Ostuni, e soddisfare le
annualità alle religiose suddette. Per le spese poi giudiziarie
ottenne che si pagassero parte dal patrimonio regolare, e parte
dalle amministrazioni diocesane di Brindisi e di Ostuni.
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Edicola San Francesco |
Durante il governo di M.
Consiglio, fu adottato il nuovo piano per il Clero ricettizio
annesso a questa Cattedrale: in virtù del quale, senza alterare
l’antico numero di ventitre canonici e di quattro dignità, si
stabilirono dodici partecipanti minori, addetti al servizio della
Cattedrale, ed a ciascuno di essi la partecipazione di annui ducati
cinquanta, da poter servire anche per titolo di sacro patrimonio, e
da provvedersi coll’esame per concorso, (pag. 155 )ai termini del
breve pontificio Impensa di Papa Pio VII.
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Edicola della Pietà a Santa Croce |
A’ canonici poi furono
assegnati annui ducati cento, ed alle dignità, oltre i ducati cento
come canonici, le rispettive prebende. Al solo Primicerio però,
seconda dignità, che coll’aggiunzione della sua prebenda particolare
ai ducati cento come canonico, non arrivava ad avere gli annui
ducati cento ottanta prescritti dall’ultimo Concordato, fu dato il supplimento dalla massa capitolare.
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Particolare affresco |
Fu pur egli M. Consiglio che
ristorò quest’ Episcopio bisognoso di tutto, e lo ridusse a forma
decentissima. Fe’ anche praticare molti e dispendiosi ristauri al
palazzo vescovile di Ostuni, che per la lunga vacanza di quella Sede
erasi reso inabitabile. Provedé questa Cattedrale di sacri arredi;
v’innalzò due altari di marmo ai due lati dell’altare maggiore, pe’
ss. Protettori Leucio e Pelino; ed un altro n’eresse alla gloriosa
vergine e martire S. Filomena, con una elegantissima statua della
stessa Santa, fatta appositamente lavorare in Napoli. Finalmente
rifece porzione del pavimento della stessa, rispettandone i
rimasugli dell’antico musaico. Meditava anch’egli, come i suoin
predecessori, la dipintura della soffitta della detta sua Chiesa; ma
tempo non ebbe a mandare ad effetto un tal disegno.
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Il mausoleo |
Né sfuggì dalla sua memoria e dal
cuore la Chiesa amministrata di Ostuni, decorandone la Cattedrale
con un elegante e magnifico altare maggiore di marmo, fatto lavorare
in Napoli a sue spese. Il giorno però 23 di novembre del 1839 spuntò
fatale per questa nostra Chiesa e diocesi. Il nostro Arcivescovo
Consiglio, trovandosi nella Chiesa anzidetta di Ostuni, dove avea
fatta la solenne consegrazione del detto altare di marmo, colpito da
apoplessia fu chiamato dal Signore nel cielo, a godersi (Pag. 156)
il premio dovuto alle sue fatiche, ed alle tante sue cospicue virtù;
lasciando la diocesi in un pelago di amarezza per la perdita di un
Pastore che seppe zelare l’onore del sacerdozio e dell’altare; che
pieno di vera carità, era il pacificatore de’ dissidenti, il padre
degli orfani ec de’ pupilli, il sostegno de’ deboli, il liberatore
degli oppressi, il conforto delle vedove desolate, e il sollievo e
rifugio di tutti i poveri ed afflitti.
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Il mausoleo |
LXXXVII. Ma: oh giudizi
imperscrutabili della providenza divina! Mentre questa vedova Chiesa
stavasene tuttavia immersa nel dolore per tal perdita, ch’essa
credeva irreparabile, le venne ricompensata e con usura dall’arrivo
del novello pastore D. Diego Planeta, che qual Angelo consolatore
spedito dal Cielo venne ad asciugare le lagrime della desolata sua
Sposa.
Or qui si vede chiaramente il
lettore le angustie in cui mi trovo, pel divieto irresistibile
impostomi dalla sua modestia di parlar de’ suoi meriti pastorali.
Mentre però rispetto siffatta obbligazione, non trascorro
ingratamente a gittare un velo su’ favori compartiti dalla divina
clemenza a questa Chiesa, nel darglielo da Pastore. Laonde
volentieri rammento la veramente instancabile opera sua a ricopiare
in se il modello proposto a’ Vescovi da s. Paolo nelle sue lettere a
Timoteo e a Tito: sia perciò benedetta la divina clemenza, che tal
ce l’ha dato, e con la seguente particolarità.
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Particolare ellisse del mausoleo |
Tra’ doveri de’ Vescovi de’ primi
secoli della Chiesa primeggiava pur quello di chiamare alla
Religione di G. Cristo il Gentilesimo, che armato di una ferocia da
far fremere la umanità, loro opponeva una formidabile resistenza. E
infatti quanti di essi non coronarono il loro ministero con
ispietati martirii?
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