E' l'intero sviluppo, praticamente dal nulla, della zona di Villa de' Bagni che rivive nelle pagine del libro
"Lepoldo
di Borbone a Ischia" di D'Arbitrio e Ziviello, che descrivono i nuovi insediamenti nella zona dell'Arso, la costruzione di uno stabilimento termale per sfruttare in modo decoroso le sorgenti di Fornello e Fontana, l'acquisizione della collina di San Pietro e delle aree circostanti il casino reale, che aveva subito anch'esso, negli anni, ampliamenti e trasformazioni.
E a compimento di questo processo programmato di urbanizzazione della zona, peraltro realizzata sempre con grande cura che non venisse stravolta la bellezza dei luoghi e violata l'armonia dei panorami, arrivò il progetto, ostinatamente sostenuto da Ferdinando II contro l'opposizione di tecnici e consiglieri, della trasformazione del lago in un porto moderno. Che s'inseriva in una grande campagna di ammodernamento dell'intera rete portuale del regno conseguente all'avvento dei piroscafi a vapore, di cui il Regno di Napoli era stato l'antesignano.
Quei porti che erano indicati come i principali strumenti di sviluppo economico, attraverso il fiorire dei commerci interni e con l'estero, delle zone costiere ed insulari. Fu sulla spinta di questa politica e strategia di crescita che in poco più di un anno il re vide completare il suo ambizioso progetto di dotare Ischia di un porto adeguato alle esigenze della navigazione e del commercio del tempo. E un capitolo del libro è dedicato all'apertura del porto di Ischia, inaugurato il 17 settembre 1854 alla presenza del re e della corte.
"Con sommo giubilo adempio al dovere di rassegnare a V.E. che nelle ore pomeridiane di questo giorno, alla presenza di S.Ma. il Re e la Real Famiglia sono stati accolti nel nuovo porto un considerevolissimo numero di barche e paranzelli di quest'Isola non che di quella di Procida preceduti dalle lance di particolari servizio e dei Reali Legni, qui stanziati con grandissima pompa e salve Reali. Son certo che tale nuova interesserà vivamente l'E.V. perciò ho supplicato la sullodata M.S. di fargliela pervenire anche telegraficamente. Ciò che è stato benignamente accolto e l'E.V. nel ricevere il presente è già a conoscenza di sì lieta circostanza", così la cronaca con cui Camillo Quaranta, principale artefice della nuova opera, ragguagliò il ministro dei Lavori Pubblici sulla solenne inaugurazione ischitana. A chiudere idealmente la trasformazione urbanistica di Villa de' Bagni e anche il libro, la storia della Chiesa di Portosalvo, con l'attribuzione finalmente certa di tutti i dipinti e le opere d'arte più preziose in essa custodite. Un contributo ulteriore, questo della ricerca di D'Arbitrio e Ziviello, alla migliore conoscenza e alla tutela del tempio neoclassico che suggellò l'impresa della costruzione del porto. Centocinquant'anni dopo, un patrimonio unico - il porto, la chiesa e tutto il contorno - da salvaguardare e valorizzare per trasferirlo nella sua integrità e unicità alle generazioni che verranno.
Bibliografia
|