Solopaca, ridente paese nella provincia
di Benevento, dista 28 km dal capoluogo e 69 dalla città
di Napoli. Il paese si estende sotto il massiccio del
Taburno per circa 3 km e si suddivide in 3 zone da est a
ovest Procusi, Piazza e Capriglia.
È noto che la zona era abitata già in
epoca preistorica e per lungo tempo sotto Olsci, Sanniti
e Romani fu solo un casale o territorio agricolo della
più vicina e famosa Telese, anche se vi sono delle
attestazioni di grande fermento nell'epoca romana come
la tomba nella contrada Olla e la "casa delle fate" in
Opus Reticulatum di alcuni secoli dopo Cristo. La
tradizione vuole che il Poeta Orazio, quando passò in
queste terre rimase colpito dalla bontà del vino
prodotto in queste colline. In epoca normanna, poi, al
centro del paese si costruì un borgo fortificato
chiamato Castello di San Martino, che diede anche il
nome ai Procusi, ovvero prae clusi,circondati. In
effetti la fortuna del villaggio venne dopo il
devastante terremoto del 1349, che fece sgorgare le
fetide acque solfuree, rendendo invivibile Telese: buona
parte della popolazione si trasferì nel vicino casale,
allargandolo e allungandolo sotto le pendici del monte,
creando nuove zone, portando con loro il culto di San
Mauro, che si unì a quello antico di san Martino di
epoca normanna.
Dopo la successione di varie famiglie
feudali, i Monsorio (sec. XV); i Lagonessa; i Caracciolo
(sec. XVI), nel 1574 il genovese Cristoforo
Ceva-Grimaldi, divenuto ricco combattendo al seguito di
Piero de Medici, poi tesoriere del duca D'Alba e
provveditore dell'esercito, colse l'occasione di
acquistare all'asta il feudo di Telese dell'ultimo dei
Caracciolo, Colantonio, indebitato fino al collo. Così
Cristoforo divenne il proprietario di Telese, Solopaca,
Pietracatella, Magliano e S. Croce. Si stabili in
Solopaca nel castello di San Martino. Cristoforo si
sposò con Claudia Adorno dalla quale ebbe due figli
Gianfrancesco che prese possesso dei territori di
Pitracatella, Magliano e S. Croce, e Giannantonio, che
ottenne nel 1609 da Filippo III re di Spagna il titolo
di Duca di Telese e utile Signore della Terra di
Solopaca. Giannantonio fece spostare il vescovato da
Telese (orami quasi del tutto disabitata per il fetido
odore dello zolfo) a Cerreto dove risiede tuttora. Sposò
Emilia Adorno e ebbe 4 figli: Bartolomeo, Agostino
Piergiovanni e Cristoforo, Cavaliere di Malta.
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Lo stemma araldico dei Ceva-Grimaldi |
In quegli anni, nel 1617, l'universitas
Solopachese fece costruire la bellissima chiesa del
Santissimo Corpo di Cristo al centro del paese con
facciata assai caratteristica. Il figlio Bartolomeo
ereditò il feudo; sposò Anna Giustiniano, che portò in
dote un palazzo a Napoli, dove si trasferirono; rimasto
vedovo si risposò con Andreanna Carafa dalla quale ebbe
due figli, Antonio Maria e Angelo Maria (morto giovane).
Bartolomeo morì nel 1663 dopo aver condonato tutti i
debiti dei suoi vassalli. Antonio Maria terzo duca di
Telese e Solopaca ebbe una vita molto movimenta: fu
incarcerato per aver fatto tagliare naso e orecchie a un
vassallo, e ne uscì grazie all'amnistia del 1661 per la
nascita del figlio del re di Spagna. Egli fece costruire
il palazzo Ducale nel 1672-1682, e l'annessa via Nova,
oggi via Roma, per collegare il suo imponente palazzo
alla chiesa del Santissimo Corpo di Cristo, e assistette
alla posa della prima pietra per la costruzione della
Chiesa di san Mauro in Capriglia. Quando morì, il potere
passò al figlio Bartolomeo II, forse la figura più
intrigante della storia dei Ceva-Grimaldi. Già nel 1694
fu costretto a scappare a Roma per aver ucciso, insieme
al cugino Giuseppe Capece, il consigliere popolare
D'Anna. Si rifugiò dal futuro viceré il duca di Medina
Coeli, che gli fece scontare la pena di 5 anni a Ischia
(scelta da Bartolomeo). Mentre scontava la sua
prigionia, nel 1701 si unì alla congiura anti-spagnola
del principe di Macchia, Gaetano Gambacorta, non solo
per sfuggire alla prigionia, ma anche perché, da
fervente filo-asburgico, auspicava un Regno di Napoli
indipendente sotto la sovranità Carlo D'Asburgo. La
congiura finì tragicamente e il suo Capitano Gendarme,
Antonio Di Santo fu costretto al brigantaggio, rendendo
la sua figura quasi mitologica (si narra che fermò un
proiettile a mani nude!!), mentre Bartolomeo si rifugiò
a Vienna. Rientrò a Napoli al fianco del Generale
Martinez e decretò la fine del vicereame Spagnolo. Per
protestare contro alcuni filo-spagnoli che si facevano
passare per austriacanti, volle andare direttamente a
Barcellona a presentare i suoi dissensi: noleggiò una
nave inglese, ma malauguratamente fece naufragio e non
ritornò più nella sua terrà natia. Alla sua morte il
feudo passò al fratello Angelo, che morì presto a causa
di una malattia.
In mancanza di eredi diretti il feudo
passò al loro prestanome Carlo VI, ma nel 1723, con il
versamento di 40.000 ducati, Marcello Ceva-Grimaldi, zio
di Bartolomeo II riacquistò il feudo, e con la moglie
visse in dignitosa povertà. Il feudo passò quindi al
nipote, non avendo Marcello eredi diretti, così Filippo
Ceva-Grimaldi divenne il duca delle vaste terre, esortò
il popolo Solopachese a lottare per portare la campana
della antica cattedrale telesina a Solopaca, per non
farla cadere nelle mani del vescovo di Cerreto. Morì
senza eredi e finì la dinastia Ceva-Grimaldi.
Il feudo fu acquistato da Lucio di Sangro
duca di Campolieto. I suoi eredi tennero il feudo fino
al 1806 anno in cui fu abolita la feudalità ad opera di
Giuseppe Bonaparte, che passò per Solopaca il 23
settembre 1807. La commissione del Regno di Napoli,
dichiarò Solopaca nel 1810-11 capoluogo di circondario e
comune, riducendo a frazione Telese, e in questi anni la
fama del vino e dell'olio di Solopaca giunse alle
stelle, l'affluenza di acquirenti era così alta da far
chiamare Solopaca dai paesi circostanti "La piccola
Napoli". Anche Murat passò in questi anni a Solopaca.
Nel 1835, quando i Borbone regnavano a
Napoli, re Ferdinando II fece costruire un ponte sul
fiume Calore e lo dedicò alla sua consorte Maria
Cristina di Savoia. La coppia regale partecipò
all'inaugurazione di codesto ponte pensile, del quale
rimangono solo i pilastri. Solopaca fece parte della
Provincia di Caserta da Bonaparte ad i Borbone, mentre
nel 1861, allorché venne proclamato il regno d'Italia,
passò alla provincia di Benevento.
Solopaca ha dato i natali a grandi uomini
politici e di cultura come Stefano Cusani (1815-1846),
filosofo e poeta, il dottore Nicola Abbamonti
(1826-1849), che studiò per primo i benefici delle acque
solfuree di Telese, e pose le basi del moderno
stabilimento termale, e Giovanni Perlingieri
(1906-1972), che fece parte dell'Assemblea Costituente.
Pierfrancesco Izzo, maggio 2009
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