Le mille città del Sud

Siracusa

Palazzo Senatorio e la chiesa di Santa Lucia

 

“ALLE MUSE DIRAI di ricordarsi di Siracusa e Ortigia", scrisse Pindaro. Come definire Siracusa? Città dei Corinzi o antica capitale bizantina, città di Archimede o di Santa Lucia, barocca o romana, rocca dei Tiranni o …? La verità è Siracusa sfugge a qualsiasi definizione, e allo stesso tempo le accoglie tutte.

Più di 27 secoli di storia - Siracusa fu fondata nel 734 a.C. dai coloni corinzi – sono mirabilmente visibili in diversi punti della città, che fu governata dal tiranno Gelone (485-478 a.C.) cui successe Gerone (478-467 a.C.), il vincitore degli Ateniesi. Dionisio (406-367 a.C.) e i suoi successori (Timoleonte di Corinto e Agatocle) respinsero quindi la minaccia dei Cartaginesi. Sotto Gerone II (269-215 a.C.) Siracusa godette di un lungo periodo di pace e di prosperità, l'ultimo prima della conquista romana del 212 a.C. Nell'878, dopo strenua resistenza, fu occupata dagli Arabi. Nel Mille con i Normanni entrò a far parte della Gran Contea prima, e Regno dopo, di Sicilia.

Ortigia

Ai Greci di Sicilia si deve l'introduzione del bronzo per la monetazione degli spiccioli: prima di allora si ricorreva, per i valori bassi, a monete in argento grosse come capocchie di spilli o poco più: fu in Sicilia che si coniarono per la prima volta, attorno al 400 a.C., le prime monete in bronzo. Inoltre, lo storico Diodoro Siculo fa risalire al tiranno di Siracusa Dionisio l'introduzione della prima arma da lancio d'assedio, la catapulta, nel 399 a.C.

Le mete da visitare sono tantissime, per cui è bene programmarle visite distinte alla Neapolis greca, al Museo Archeologico, all'isola di Ortigia e, infine, ai dintorni.

Una moneta di Siracusa

L'area archeologica della Neapolis

L'itinerario inizia dal parco archeologico della Neapolis, la zona più rappresentativa dell'antica città, che offre la possibilità di seguire un percorso eccezionale nella Storia. Poco lontano dalla biglietteria si trova la chiesa di San Nicolò dei Cordari, con abside e portale laterale di età romanica, edificata su una piscina scavata nella roccia.

Il grandioso Teatro Greco, costruito nel V secolo a.C. dall'architetto Damacopos per volere di Gerone II, e scavato nella roccia del colle Temenite, è forse la più importante testimonianza dell'architettura teatrale antica e fu per secoli il centro della vita cittadina, nonostante l’asportazione dei blocchi di pietra utilizzati tra il 1520 e il 1531 per la costruzione delle mura di Ortigia, volute dai vicerè di Carlo V. Qui scrissero e rappresentarono le loro opere i più grandi commediografi greci, ed Eschilo mise in scena per la prima volta alcune sue tragedie.

Il Teatro Greco

La cavea ha un diametro di più di 138 metri e consta di nove settori verticali ("cunei"), ognuno dei quali servito da una scaletta e indicato da una lettera, proprio come nei moderni teatri. Il diazoma divide la cavea in due parti ed era ornato da cornici e iscrizioni, alcune ancora visibili. Degli originari 67 ordini di gradini ne restano 46. Il piano d'orchestra ospitava il monumento a Dioniso intorno al quale si disponeva il coro. I due piloni rocciosi dalle enormi dimensioni delimitavano lo spazio del palcoscenico. Le criptae, le gallerie realizzate come passaggi alla cavea, sono invece d’epoca romana.

Il Teatro Greco

La Grotta del Museion, scavata nella parete che sovrasta il teatro, ha un bacino rettangolare nel quale sboccava l'acquedotto. A ovest, la parete è interrotta da una serie di incavi rettangolari che ospitavano dipinti o rilievi votivi in onore degli eroi siracusani.

La Grotta del Museion

Gli incavi votivi

Le Latomie sorgono dalla zona sud del parco archeologico di Neapolis, separate dall'area del teatro da un'enorme depressione. Erano le cave da cui i Siracusani estrassero milioni di metri cubi di roccia per la costruzione del quartiere della Neapolis e risalgono probabilmente al V secolo a.C. L'Orecchio di Dioniso, una delle latomie più imponenti, deve il suo nome alla leggenda secondo la quale, grazie alla straordinaria acustica di questa cavità, il tiranno poteva ascoltare dall'alto anche i più tenui bisbigli di protesta dei prigionieri. Di fianco, si trovano altre cavità: la latomia del Paradiso, formata dall'Orecchio di Dionisio e dalla Grotta dei Cordari, è straordinariamente scenografica grazie agli effetti di luce, alla policromia delle rocce e agli svariati generi di piante che vi crescono. La latomia Intagliatella, caratterizzata da un grosso pilastro centrale e da alberi di agrumi, e quella di Santa Venera, suggestiva per la lussureggiante vegetazione di tipo tropicale, completano il complesso.

L'Orecchio di Dioniso

A est di quest'ultima latomia si trova la necropoli Grotticelli, con tombe databili dal periodo ellenistico a quello bizantino. Nell'angolo nordoccidentale del parco archeologico si trova l’area detta necropoli Grotticelli. Una delle tombe più grandi è, per tradizione, denominata Tomba di Archimede, uno dei più grandi scienziati dell'antichità.

Oltrepassato il viale Paradiso raggiungiamo l'Ara di Gerone, il più grande altare di età greca giunto fino a noi, fu eretto da Gerone II nel III secolo a.C., di cui ne possiamo ammirare il basamento (che misura 198 metri per 23).

Grande opera risalente al II-III secolo a.C., anch'esso ricavato quasi del tutto nella roccia, l'Anfiteatro Romano misura 140 per 119 metri (diametri esterni). Le gradinate erano interrotte da gallerie attraverso le quali accedevano all'arena i gladiatori e le belve. Era allagabile (per i combattimenti navali) attraverso una cisterna rettangolare tripartita da pilastri ancora visibile sotto la piccola e suggestiva chiesa di San Nicolò.

Catacombe di San Giovanni Evangelista

San Giovanni Evangelista

Lungo via Bruno raggiungiamo la bella chiesa di San Giovanni Evangelista, eretta in età bizantina. La cripta di San Marciano, alla quale si accede dall'interno della chiesa, presenta pilastri, archi e capitelli con le immagini dei quattro Evangelisti, tutte aggiunte di epoca normanna. Sotto l'abside nord è stato scoperto un ipogeo con l'affresco delle Due Alessandre (V secolo). Dalla cripta si accede alle catacombe di San Giovanni, vasta necropoli sotterranea che risale agli anni tra il 315 e il 360 d.C. La galleria principale, ottenuta da un antico acquedotto greco, porta a una serie di cappelle circolari dove è possibile ammirare tracce di affreschi.

Museo Archeologico Regionale Paolo Orsi

Il museo archeologico regionale Paolo Orsi

Imboccata via San Sebastiano, puntiamo verso villa Landolina, il cui giardino ospita la sede del museo archeologico regionale. Il complesso raccoglie in tre grandi sezioni le collezioni archeologiche più importanti e ricche di tutta la Sicilia, con testimonianze delle civiltà preistoriche e protostoriche dell'isola dal paleolitico all'età del ferro, fino alla prima fase della colonizzazione greca e alle successive. Qui menzioneremo solo qualche capolavoro, giacché è impossibile enumerare tutti i tesori custoditi nel museo. Tra le opere di età arcaica ed ellenica ricordiamo: i busti di Demetra e Kore ( V-IV secolo a.C.), il Corredo Funerario di Guerriero (IV secolo a.C.); l’Efebo nudo (V secolo a.C.); il busto di Nike Alata; il fregio in terracotta dipinta con Gorgone; la monumentale Gorgonie; il Kouros arcaico (VI secolo a.C.); la Venere Anadiomene (II secolo a.C.); la statuetta di Eracle ( IV secolo a.C.) Tra gli altri oggetti provenienti da tombe rupestri risalenti alla fase dell'Età del bronzo siciliana, detta "Cultura di Castelluccio" (XIX-XV secolo a.C.) segnaliamo i portelli in calcare.

Dea in trono

La Venere Anadiomene

Adiacente al museo sorge l’Istituto Siracusano del Papiro dove si possono ammirare le tecniche con cui ottenere la carta dalla pianta e apprendere la storia della pianta che vicino a Siracusa, sulle rive del fiume Ciane, cresce rigogliosa.

Ortigia

Superato il ponte Nuovo che collega l'isola Ortigia alla terraferma, si raggiunge piazza Pancali, occupata dalle rovine del Tempio di Apollo del VI secolo a.C.

Il tempio di Apollo

Costeggiando le antiche mura greche del IV secolo a.C. incontriamo Palazzo Greco, della metà del '300, e raggiungiamo piazza Duomo, dove si trova Palazzo Beneventano del Bosco, edificato nel 1779 da Luciano Ali, che ospitò l'ammiraglio Nelson e il re Ferdinando di Borbone. Sempre in piazza Duomo si innalza il Duomo barocco, del 1753, edificato da Andrea Palma sulle fondamenta dell'antico Tempio di Minerva e della successiva moschea. La chiesa ospita una fonte battesimale del XIII secolo, Santa Lucia (navata sinistra), scultura di Antonello Gagini, mosaici normanni, quadri e sculture, mentre la sacrestia conserva i 16 stalli lignei del coro del 1489. Segnaliamo ancora la seicentesca balaustrata in ferro battuto di L. Caracciolo della chiesa di Santa Lucia alla Badia.

Il Duomo

Lo stemma sulla facciata del Duomo

Tornando per il lungomare trova la chiesa trecentesca di San Martino, che conserva un bel polittico gotico (XV secolo). Nella vicina via Capodieci sorgono i palazzi Parisio e Bellomo del XIII. All'interno è ospitata la galleria regionale: tra le numerose opere spiccano la Madonna del Cardillo, il monumento funebre di Cardinas e il Seppellimento di Santa Lucia, capolavoro del Caravaggio, l'Annunciazione splendida tavola di Antonello da Messina.

Proseguendo incontriamo la chiesa di Santa Maria dei Miracoli, dal bel portale in marmo, e la porta Marina, nel largo omonimo, unico elemento rimasto delle mura medievali. Su largo Aretusa sgorgano le acque della Fonte Aretusa, cantata da Pindaro e Virgilio e Ovidio.

Il Duomo

Entriamo nel cuore dell'antica Giudecca, il quartiere un tempo riservato agli Ebrei, espulsi dal Regno da Federico II di Svevia per compiacere il papato, dove oggi sorge la chiesa di San Filippo Apostolo. Nei sotterranei è ancora visibile la vasca in cui le donne ebree si purificavano.

Proseguendo verso la punta estrema dell'isola, in piazza Federico di Svevia incontriamo il castello Maniace, della prima metà del XIII secolo, con il portale centrale di raffinate forme gotiche.

La festa di santa Lucia

Ritornando per via del Collegio visitiamo la preziosa chiesa del Collegio, esempio di architettura barocca e di decorazione settecentesca. Raggiungiamo quindi piazza Archimede, con la Fontana di Artemide, che rappresenta la metamorfosi della ninfa Aretusa in sorgente. Il percorso continua con il quattrocentesco palazzo Interlandi, il seicentesco palazzo Bongiovanni, la chiesa del Carmine, del XVII secolo, il palazzo Abela, con strutture interne del XV secolo, e la piccola chiesa di San Tommaso della fine del XII secolo.

Ortigia

In piazza Santa Lucia si trova la chiesa di Santa Lucia al Sepolcro, di epoca bizantina, rifatta in età normanna e totalmente rielaborata alla fine del Seicento. Tornando sui nostri passi incontriamo il Foro Siracusano, nel piazzale omonimo, dove sorgeva l'agorà del quartiere più importante e popolato della città greca, Acradina.


Nei dintorni:

Castello Eurialo

La più originale e poderosa opera di architettura militare di tutto il mondo greco, venne costruito nel IV secolo a.C. La grande genialità del complesso consisteva nel rendere possibile il rapido spostamento interno delle truppe attraverso l'intricato sistema di gallerie e passaggi sotterranei che mettevano in comunicazione tutte le varie parti.

Fonte Ciane

Il corso d'acqua, fiancheggiato da una residua siepe di papiri, scorre in un ambiente suggestivo e pittoresco. Andando in barca, prima di raggiungere la fonte sono visibili, su un'altura a destra, i resti del tempio di Giove Olimpico (VI secolo a.C.).

Augusta

Dal mare di Siracusa e dal golfo di Augusta, nell'angolo sudorientale della Sicilia proteso nello Ionio, il territorio interno della provincia risale i colli e le forre sempre più aspre che raggiungono da levante il tavolato dei monti Iblei. La campagna è ammirevole nei colori delle coltivazioni, mentre la cintura orientale degli Iblei mostra le ferite di impietosi torrenti e pareti precipiti, scelte dagli antichi abitanti per nascondervi le loro necropoli.

Augusta è situata su un isolotto collegato all'entroterra da due ponti arcuati, in posizione dominante sul golfo omonimo. Importante il porto, diviso in due grandi bacini. Dell'antica città fondata da Federico II di Svevia agli inizi del Duecento resta il castello. Nella nuova città, ricostruita dopo il terremoto del 1693, sono degni di visita il tardoseicentesco palazzo comunale e il duomo, eretto tra il XVII e il XVIII secolo.

Megara Iblea

Fu tra le prime città fondate da coloni greci in Sicilia ed ebbe il periodo di maggior splendore nel VI secolo a.C. Annientata in seguito da Siracusa, che la sfruttò come baluardo difensivo, fu definitivamente distrutta dai Romani, comandati da Marcello, nel III secolo a.C. Sono stati identificati i resti della cinta muraria con la grande porta turrita del III secolo, l'agorà, alcune abitazioni di età ellenistica con botteghe e cortile colonnato, la stoà di età arcaica, un santuario ellenistico, un tempio dorico del IV secolo a.C., i bagni e la palestra di età ellenistica e alcuni edifici di età arcaica. Nell'antiquarium sono esposti i materiali archeologici più significativi.

Lentini

È situata nella valle di San Marco coltivata ad agrumeti. Fondata nel 729 a.C., Lentini attraversò il periodo di massimo splendore in età greca. Cadde in seguito sotto il dominio di Siracusa e quindi nel III secolo a.C. fu occupata dai Romani e nel IX secolo dai Saraceni. La città nuova, ricostruita dopo il terremoto del 1693, ha un aspetto tipicamente settecentesco. Nella chiesa madre si trovano una tomba cristiana (III secolo d.C.) e un'icona di età bizantina. Il museo archeologico raccoglie reperti preistorici e arcaici provenienti dall'antica città e dalle zone limitrofe. La zona archeologica si estende lungo la valle a sud dell'odierna città. Costruite tra il VII e il VI secolo, le mura furono più volte rifatte fino al III secolo a.C. Interessante la necropoli, formata da tre stratificazioni distinte databili a partire dal IV secolo a.C., con tombe di varie forme. Sul colle della Metapiccola sono visibili le rovine di un villaggio di età preistorica e il basamento di un tempio greco. Nei pressi si trovano i resti di una costruzione fortificata risalente al periodo svevo, conosciuta come Castellacelo, e la grotta del Crocifisso decorata da pitture murali.


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