Il libro di Raffaele Gaetano, opera
unitaria nelle sue tre sezioni, è un "viaggio di ricerca" attraverso i
protagonisti del Grand Tour tra il XVII e il XX Secolo. L’autore
sa, grazie ad un’ampia cultura, gestita con padronanza ed intelligenza,
intrattenere ed avvincere conducendo il lettore nel tema questa volta
scelto, che è poi la sua terra, che avverte come "abisso" di bellezze
naturali.
Lo stesso titolo Sull’Orlo
dell’Invisibile. Il sublime nella Calabria da Grand Tour affascina
lasciando presentire le capacità di esprimersi con un lessico rarefatto,
di far rivivere l’esperienza del "sublime" non solo attraverso un
pensiero-guida, ma anche attraverso una straordinaria capacità di
suggerire e rievocare scenari di autentica bellezza.
L’autore non è "solo" in questa
ricerca, ma si lascia accompagnare dagli autori antologizzati e
presentati attraverso una galleria di ritratti, sicché l’opera diventa
un viaggio letterario, dal Seicento all’Illuminismo, dal Romanticismo al
Novecento.
Il tema di fondo è annunciato nel
saggio introduttivo che ci rivela, da un lato, la complessa ricerca
della definizione appropriata del concetto del "sublime", dall’altro la
prospettiva filosofica che affonda le radici in una speculazione antica.
Sublime risulta la fusione di sensazioni, l’armonia che riconcilia gli
opposti, di cui l’autore si serve per dare un senso all’esperienza del
viaggio.
Il testo, di agevole lettura, in una
veste editoriale molto curata e corredato da un apparato critico
veramente apprezzabile, è impreziosito da una scelta di immagini
pittoriche, la cui lettura rivela l’intento di offrire una visione
quanto più possibile "assoluta" dei luoghi.
Il libro è un’occasione per
recuperare la memoria collettiva ed insieme la mitologia personale di
autori e lettori. Il dibattito sulla trasformazione del paesaggio antico
avviene attraverso una visione profonda e meditata di scenari, che tanto
dista forse dal gusto e dal frammentismo post-moderno. Le immagini, per
niente stereotipe, ci svelano una Regione inedita; un’architettura
gradevole accoglie una materia difficile, tra estetica del paesaggio e
storia del territorio.
La visione del "sublime" può essere
in questa veste anche un suggerimento per quanti i luoghi non conoscono
e possono solo goderne nel silenzio del pensiero.
La varietà dei temi e delle
prospettive di lettura emerge dai titoli antologizzati tra cui
Calabria Felix di D. Vivant Denon (1778), Viaggio nelle due
Sicilie e Viaggio in Calabria di H. Swinburne (1783) e F. von
Stolberg (1794), L’Italie Pittoresque di C. Didier (1835),
Viaggio in Calabria di A. Dumas (1842), Il bazar di un poeta
di A.-C. Andersen (1842), Donne indifese in Calabria di E. Lowe
(1859), Calabria Azzurra di H. Wachtmeister, Passeggiata in
Sicilia e Calabria di M. Maeterlinck (1924), Calabria di C.
Alvaro (1926), Immagini sulla Calabria di G. Berto (1961), Tra
due mari di C. Abate (2002).
Il testo fa nascere nei lettori il
piacere del viaggio in una duplice cornice, del paesaggio, cioè, e del
narrato. Nella prima parte del volume, che come osservavo costituisce il
saggio e la sintesi dell’autore, leggo: «credo, infatti, di non
allontanarmi troppo dal vero affermando con Giuseppe Berto che per
comprendere il Sud “bisogna essere predisposti ad amarlo”… questi,
dunque, alcuni lineamenti di un’esperienza che appare ancora oggi un
dilettevole pastiche tra autobiografia, resoconto giornalistico,
ricostruzione storica e invenzione». È questo in estrema sintesi, a mio
parere, il messaggio più forte, che è giusto accogliere, soprattutto per
quanto riguarda i fenomeni sociali che il testo altrimenti denuncia e
che individuano una responsabilità assente, una scarsa educazione al
bello.
Raffaele Gaetano introduce spiegando
cosa si intende per Grand Tour, una vera e propria educazione
sentimentale al bello nata dalla riconsiderazione del mondo classico nel
Mezzogiorno d’Italia. A una mente così educata non sfuggono gli errori
di una politica territoriale ottusa: non resta che ricostruire i
frammenti ancora autentici di paesaggio che non sfuggivano ad attenti e
sagaci viaggiatori europei che la ricerca di una purezza incontaminata
dei luoghi spingeva a lasciarsi alle spalle la civiltà urbana borghese.
Il Grand Tour diveniva,
attraverso l’opera di architetti e artisti, un modo per diffondere un
immaginario dell’immenso patrimonio storico e archeologico. La cultura
del viaggio diffusasi legava intorno a sé un ampio numero di adepti,
dando vita ad una nuova estetica dell’ambiente. L’anima autentica di
questi viaggi era dunque la ricerca del sublime.
È quanto ci lascia intendere l’autore
che la considera affermazione di una nuova estetica nel pensiero
romantico, a lui caro in quanto studioso del Leopardi. Le coordinate di
questa nuova percezione apparivano già nell’Inchiesta sul Bello e il
Sublime di Burke che tra ’700 e ’800 definiva l’artista, attento al
particolare, così come all’universale, indagatore per eccellenza della
nuova sensibilità.
Nel libro il viaggiatore che visita
la Calabria coglie le differenze tra Nord e Sud avvertendo come, tra i
diversi paesaggi del Mezzogiorno, quello calabrese sia quello più
stupefacente per la sua condizione umana e naturale. Raffaele Gaetano ci
fa rileggere le pagine straordinarie di coloro ai quali la Calabria
apparve sublime invitando il viaggiatore attuale a rifuggire dai viaggi
organizzati per poter cogliere l’essenza dei luoghi, lo spirito del
paesaggio, il genius loci, trasmettendo un’identità culturale
preziosa. Quale la risposta del lettore d’oggi?
Alessandro Carè |