Il libro tratta
delle divertenti vicende di un musicista, appena uscito dal
Conservatorio San Pietro a Maiella, che si deve guadagnare il pane. Per
questo frequenta salotti delle più svariate famiglie bene e facoltose di
Napoli, sino a quando non diventa maestro di Cappella in una chiesa di
Bari. C'è un legame con la Russia, perché (in un flash) il musicista.
durante uno dei suoi concerti. conosce un generale russo che è finito in
Italia in quanto assolutamente contrario al conflitto russo-nipponico.
Il libro appare
interessante, sia perché tratta di un periodo storico a cavallo tra 8 e
900, di cui poco si sa circa la vita quotidiana dei musicisti che non
fossero i Grandi, sia perché le vicende seguono il filo di una
narrazione lieve e piacevolissima. Il libro è accompagnato da DVD o Cd
con musiche originali del personaggio del libro favorendo l'immersione
del lettore nel periodo in cui le vicende si svolgono.
Introduzione
Francesco Paolo
Percoco è un narratore di evidente talento: lo spunto per una storia da
lui narrata è sempre la Storia, ossia fatti certi e documentati avvenuti
nel passato, dai quali prendere quell’umanità che solo lo
scrittore-poeta sa cogliere e comunicare in forma coinvolgente. Se il
libro che il lettore sfoglia in questo momento ha tutto l’aspetto di un
romanzo d’invenzione, è perché la microstoria che vi si narra è
straordinaria al pari di quella di un bigman protagonista della
Grande Storia (e pensiamo ai precedenti volumi di Percoco su San Nicola
o sull’emiro saraceno di Bari). In realtà tutti i fatti narrati sono
veri perché tratti da un vero diario, ma hanno il sapore
dell’eccentricità perché il protagonista che li annotò era indubbiamente
un eccentrico per i tempi e i luoghi in cui visse. E diciamo allora chi
era Ercole Cavallo. Ultimo dei cinque figli di Fortunato Cavallo e Maria
Annunziata Pizzi, Ercole era nato nella orgogliosa cittadina barocca di
Francavilla Fontana (vicino Brindisi) il 10 maggio 1878 in una casa
benestante eretta di fronte al palazzo simbolo del luogo, il Castello
della famiglia Imperiali, oggi sede del Municipio. Sul finire
dell’Ottocento Ercole, che aveva già avviato gli studi musicali a
Francavilla, si trasferì nella capitale Napoli per studiare privatamente
con illustri maestri: Vincenzo Romaniello per il pianoforte e Nicola
D’Arienzo per la composizione. Tornato nel 1904 a Francavilla, si sposò
con la tarantina Anna Spagnolo Turco e si trasferì definitivamente a
Bari. Nel dinamico capoluogo di regione, dove era appena stato
inaugurato il teatro dei fratelli Petruzzelli, Cavallo aprì una scuola
privata di musica in via Nicolai e contemporaneamente istruì alla musica
i tre figli superstiti (su sette), oltre a suonare l’organo nella chiesa
di San Domenico e in altre parrocchie di Bari e provincia. Negli ultimi
anni, malato, tornò nella sua casa di Francavilla dove mori nel 1954. Le
composizioni superstiti di Ercole Cavallo, 16 manoscritti e 7 edizioni a
stampa, raccolte amorevolmente dalla famiglia del nipote Percoco, sono
state depositate presso il Centro Ricerche Casa Piccinni di Bari e ne è
stato redatto un catalogo in una tesi di laurea.
Ercole Cavallo
acquisì una certa celebrità in Puglia per la scuola femminile di musica
da lui istituita, che riempiva un vuoto in precedenza colmato soltanto
dai monasteri femminili (una notevole attività musicale nel secolo XIX
si era svolta per esempio nel monastero di Casamassima).
Una caricatura a
colori di buona mano, eseguita da Esperus intorno al 1930, raffigura un
centauro con gli occhiali (gioco su Cavallo con il suo viso) che pedala
con gli zoccoli su una bicicletta ricolma di fogli e spartiti, inseguito
da una torma di ragazze entusiaste, le allieve della sua scuola, mentre
da una nuvola in cielo Giuseppe Verdi commenta «Non c'è che lui».
L’epigrafe della caricatura recita: “Il dò che Napoli a letto sta /
Salta a CAVALLO e viene e va…/ Più che ERCOLE fatiche ha fatto / Per la
Riforma finisce matto!!!”. Quest’ultimo rigo, ribadito da un rotolo
in mano al centauro con la scritta “Metodo meccanico” ed una fascia
“Riforma musicale”, si riferisce all'invenzione che arrecò a Cavallo un
breve raggio di notorietà nazionale. Per la verità l’estroso musicista
pugliese di invenzioni didattiche ne brevettò almeno tre. Nel 1915
divulgò per la prima volta la sua ideazione di Carta-Guida per Musica ad
uso di “principianti, dilettanti, studiosi, compositori ed insegnanti”
(su una carta millimetrata si organizzava con facilità l’incerta
scrittura delle note musicali dei principianti studenti di musica).
Seguì nel 1916 un’opera ben più consistente, il Metodo Meccanico
pratico rapido facile per l’Educazione Musicale dell’orecchio dell’occhio
della memoria, stampato a Bari presso lo Stabilimento Tipografico
Trizio a spese dell’autore (riedito nel 1922). Questo metodo, che
consentiva di facilitare la lettura e la comprensione di qualsiasi brano
musicale a prima vista, ebbe una appendice – orgogliosamente stampata da
Cavallo – di Autorevoli attestazioni di plauso della stampa di Casa
Reale, di Direttori di RR. Conservatori, Maestri, Critici, Cultori di
musica e studiosi. Infine nel 1922 venne pubblicata a Bari, sempre a
spese dell’autore, la Riforma Pedagogica Musicale, presentata
come continuazione e completamento del Metodo Meccanico.
Musicisti, critici e giornali nazionali si interessarono a queste
invenzioni che oggi possono apparire tenere e bizzarre, prendendole
invece molto sul serio. Teniamo conto che la Puglia era da secoli terra
fertile di musicisti e di idee innovative in campo musicale. Il più
diffuso metodo di apprendimento dei fondamenti della musica, il
cosiddetto “Metodo Bona”, era stato inventato da un musicista di
Cerignola, Pasquale Bona, nella prima metà dell’Ottocento. I diagrammi,
i quadranti, gli schemi, le bacchette mobili, le tavole e insomma tutto
l’armamentario didattico escogitato da Ercole Cavallo ci parlano di
un’epoca in cui Bari era allineata con il resto d’Italia e d’Europa
nella consapevolezza della centralità della pedagogia della musica per
l’elevazione culturale del popolo. Oggi, di fronte a mouse e tastiera di
computer, sembrano attrezzi marziani recuperati da una navicella
dispersa nella galassia, arnesi di un mondo scomparso.
Spiegata così
l'eccentricità del nostro personaggio e delle sue invenzioni musicali,
può forse risultare più comprensibile e meritevole di indulgenza la
cronaca parziale della sua vita che Percoco ha tratto dalle scarne
annotazioni del diario del nonno Ercole ed ha trasformato, con la sua
capacità narrativa, in un avvincente Journal intime. Il diario
originale, che esiste davvero, comincia a Francavilla Fontana nel
settembre 1889 e prosegue attraverso i ricordi degli studi liceali, poi
quelli musicali a Napoli e infine la prima sistemazione a Bari nei primi
anni del Novecento. A pensarci bene, non conosco altre testimonianze
diaristiche sulla città di San Nicola negli anni in cui si inaugurava il
Teatro Petruzzelli (1903) e si rinnovava decisamente la pianta
urbanistica del secolare borgo murattiano. Ma non conosco neppure diari
personali di alunni dei maestri del celebre conservatorio San Pietro a
Majella di Napoli di quell’epoca e forse di nessuna epoca dopo le
settecentesche Memorie dell’abate Pecorone cantore della Real Cappella
di Napoli. Oggi i diari intimi riscuotono un rinnovato interesse anche
in Italia (in paesi come l’Inghilterra e la Francia sono da secoli una
larga fetta dell’editoria popolare) e si moltiplicano i progetti di
ricerca e i centri di raccolta di queste testimonianze storiche. La
rilettura letteraria di Francesco Paolo Percoco consentirà anche al
diario di Ercole Cavallo di giungere a tanti lettori d’oggi e parlare
loro di un mondo, di un sud che altrimenti non avrebbero mai potuto
scoprire.
Dinko Fabris
Docente presso il Conservatorio Musicale Nicolò Piccinni
di Bari
Gennaio 2009 |