Introduzione
Al
mio improbabile lettore
1. Che cosa è questo testo? L’antiromanzo o una banalità spalmata sotto
forma di “giardini”?
L’intento era quello di delineare, ideare un modo nuovo di raccontare
questi miei “pensieri” per renderli più graditi al mio solito,
improbabile lettore, specie ai giovani che evitano il componimento
lungo, complesso e si lasciano facilmente catturare dall’immagine.
A tal fine, ho anche abolito l’indice ed evitato la fredda gerarchia
“capitolare” (capitoli, sottocapitoli, paragrafi, ecc) che, come nella
vita militare, piega la libertà dell’autore e del lettore verso una
rigidità
reggimentale. Insomma, un nuovo “format” in cui pensieri e giardini
costituiscono, rispettivamente, i tasselli e i percorsi di una
costruzione innovativa, fuori di schema. Ci sarò riuscito? A Lui la
risposta.
Quelli che qui presento sono, infatti, ventuno giardini, un piccolo Eden
dove convivono il bene e il male ossia gli aspetti più controversi, le
inquietudini, le speranze della vita reale, quotidiana.
2. Si sarà capito che io, ormai sciolto da ogni contratto, non vado alla
ricerca del successo, dei premi e delle tirature, ma di aria salubre
dove si respira ancora la libertà, della pace interiore e anche di
quella
esteriore, per il bene comune.
L’unica mia aspirazione è quella di potere essere, un giorno, accolto
nel club dei visionari ai quali dedico questo lavoro.
Scrivo quasi per esigenze “terapeutiche”, per combattere la nostalgia di
una vita spesa al servizio degli ideali socialisti e l’angoscia, che
ogni tanto riaffiora, di chi cerca l’errore e non lo trova.
D’altra parte, fra me e questo ignoto lettore non c’è alcun vincolo:
siamo liberi entrambi, anche d’ignorarci. Vorrei solo rassicurarlo che
questi “pensieri”, frutto delle mie esperienze politiche, dei miei
viaggi, delle mie visioni oniriche, sono corti, alcuni perfino contorti,
incoerenti, ma liberi, scevri da ogni stereotipo, anche da certe
cristallizzazioni della sinistra nella quale mi riconosco. Pensieri
maturati nel tempo e oggi liberati e proposti, un po’ alla rinfusa,
secondo un ordine, direi floro-vivaistico, quasi umorale. Insomma, non
sono la “verità” ma punti di vista personali, farina del mio sacco, anzi
del mio porcellino salva-pensieri che ho svuotato per l’occasione. Per
quelli provenienti da altri “sacchi” sono indicati il nome e la fonte.
Buona o cattiva farina? Bisogna farne pane per giudicarla.
3. Il risultato è una sorta di labirinto involontario nel quale si
possono incontrare fatti e personaggi noti e meno noti, pochi eroi e un
corteo pietrificato di camaleonti, luoghi della memoria e del dubbio,
curiosità, tendenze, episodi tratti dalle cronache consolatorie di certo
servilismo politico e mediatico e da quelle drammatiche della provincia
italiana e siciliana, sogni, bisogni e aspirazioni dei meno abbienti,
arroganze e meschinità dei potenti, ecc. Il tutto elaborato, e
riportato, con spirito obiettivo, a volte, in chiave ironica,
auto-ironica, per la nostra salvezza. Poiché, sono convinto che chi è
capace di (auto) ironia è quasi salvo.
Infine, un’avvertenza. Se questo improbabile lettore decidesse di
visitare i miei “giardini”, lo esorto a farlo in punta di piedi, per non
calpestare le aiuole… come si raccomanda ai bambini nei giardinetti
pubblici. Per il rispetto che si deve al lavoro altrui. (a. s.)
Budapest, giugno 2014 |