«La fanciulla era rimasta bella come da bambina. Bastava
guardarla per capire che possedeva anche grazia e pudore. Sebbene
vestisse una camicia di rozza tela legata alla vita da una corda, e i
piedi calzassero zoccoli di legno, non avrebbe sfigurato accanto alle
più nobili dame napoletane. Il contrasto tra la sua grazia e l’ambiente
dove viveva, e tra la sua bellezza e la modestia degli indumenti, era
talmente forte che Cicella ne guadagnava ancora più di quel che le
spettasse… non le mancava niente, inclusa quella vera o presunta malizia
nello sguardo, comune alle giovinette pronte per un marito.»
La storia
Due cavalieri, uno bianco e uno nero, partono alla
ricerca dell’ultimo discendente di Federico II. In un paese dilaniato
dalle guerre tra fazioni e piegato dalla carestia, il modenese Giovanni
Vezzani e il saraceno Yusuf Ibn Gwasi vogliono rilanciare l’utopia del
grande imperatore svevo. Inseguono l’esile filo d’una leggenda: perché
prima di salire al patibolo, il giovane Corradino di Svevia, nipote di
Federico, avrebbe sposato una vergine napoletana che gli avrebbe dato un
figlio...
Inizia così un susseguirsi di imprevedibili avventure, da
Lucera, splendida città-giardino araba, alle brumose campagne padane,
dalla rocca di Castel del Monte nelle Murge alla Toscana. Al centro del
romanzo c’è la Napoli medievale, con la struggente bellezza dei suoi
luoghi e della sua gente, che Pederiali dipinge con tinte vivacissime.
La vergine napoletana intreccia nella maniera più
appassionante storia e leggende, personaggi storici come Carlo d’Angiò e
Celestino V ma anche figure rubate al mito, come il nano-mago Iennarone
e il femminiello Fabiello oppure l’Orco che blocca un passo appenninico.
Non mancano, tra vicoli e castelli, affascinanti personaggi femminili:
la dolce Cicella, la «vergine napoletana» che giace con il bellissimo e
sfortunato Corradino; o la bella e spregiudicata Zeza, che si esibisce
con Pulcinella nelle piazze della città; o ancora Allegra, la figlia
dell’ebreo Saul Mantino, che vive in quello che diventerà vico
Scannagiudei. E poi monache innamorate e osti buongustai, sicari
implacabili e un popolo che può passare in un attimo dalla festa al
massacro.
Giuseppe Pederiali ci porta in un Medioevo di forti
contrasti, vivace e appassionato: certo segnato dalla violenza e dalla
carestia, da crudeltà e tradimenti, ma anche ravvivato da storie d’amore
vere profonde, dalla lealtà al proprio signore e da grandi ideali. |