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La Nuova Compagnia di
Canto Popolare
in
"La gatta Cenerentola"
a cura di
Fara Misuraca
e Alfonso Grasso
Nel 1967 l’incontro tra Roberto
De Simone con un gruppo di giovani interessati ad una nuova proposta
della musica popolare, Giovanni Mauriello, Eugenio Bennato e Carlo
d'Angiò, determina la nascita della Nuova Compagnia di Canto
Popolare, della quale diviene l’animatore, il ricercatore e
l’elaboratore dei materiali musicali. A questo primo insieme si
aggiungono, in un secondo momento, Patrizia Schettino,
Peppe Barra, Patrizio Trampetti e in seguito Fausta Vetere che
sostituisce la Schettino.
L’esperienza che Roberto De
Simone vive dal 1967 al 1974 con la Nuova Compagnia di Canto
Popolare ha una duplice importanza: da un lato vi si ritrovano
racchiusi alcuni degli elementi fondamentali del suo modo di fare
teatro, dall’altro si può individuare in essa un nuovo modo di
concepire e proporre la musica popolare. Egli si pone come primo
obiettivo il recupero e la riproposta del patrimonio culturale,
teatrale e musicale della tradizione popolare campana sia orale che
scritta. Il repertorio popolare non viene riproposto in maniera
arbitraria, ma poggiato su sistemi colti come per esempio la
scrittura e l’elaborazione metrica.
Un lavoro di questo genere
comporta una vera e propria ricerca "sul campo"; De Simone e gli
elementi del gruppo vanno, infatti, ad indagare durante le feste
popolari, a raccogliere interviste nei paesini dell’entroterra
campano, a trovare tracce laddove la tradizione è già andata persa.
Contemporaneamente, l’attenzione è anche rivolta al documento di
tradizione colta: materiale di biblioteca, articoli, ma anche saggi
su forme passate come villanelle, laudi e strambotti assolutamente
necessari per il recupero e la riattualizzazione delle musiche
tradizionali dell’area campana.
Dopo un periodo di esclusiva
attività musicale, il gruppo accentua progressivamente il carattere
teatrale delle proprie esibizioni, così nel 1974 esso presenta al
teatro San Ferdinando di Napoli una rilettura della Cantata dei
Pastori di Andrea Perrucci e nel 1976 nasce La gatta
Cenerentola, opera scritta e musicata dallo stesso De Simone che
determinerà il vero successo della NCCP.
Il Portale del Sud ha selezionato
dal web alcuni video dell'opera, tratta dal racconto di Giambattista
Basile, allo scopo di offrirne un "concentrato" ai molti
appassionati. |
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Inserto
a cura di Astrid
Filangieri
Per chi è interessato
ai lavori di
Roberto De Simone segnalo un libro (2 volumi, in
effetti), di favole della tradizione campana, raccolte
anni fa dal maestro andando in giro per tutta la regione
e registrate dalla viva voce di persone che ancora
ricordavano le antiche favole della nostra tradizione:
"FIABE CAMPANE i novanatanove racconti delle dieci
notti". edizioni Einaudi. Per alcune storie vi sono
varie versioni, una di queste è proprio
"la gatta cenerentola". Sono nei dialetti
avellinese, napoletano, beneventano… Chissà che
tramandan-do il libro ai nostri nipoti non riusciamo a
tramandare anche la conoscenza delle nostre favole (se
le leggessero). Io lo comprai nella speranza di trovare
alcune favole che mi raccontava mia nonna e che non
avevo trovato nel Pentameron di
Giovan Battista Basile: spulciando, spulciando... le
mie attese non sono andate deluse.
Chi è il vero
munaciello
Il munaciello,
nella tradizione dovrebbe essere lo spirito di un
bambino morto in quella casa. La verità, però… è più
prosaica. Nelle grandi cisterne sotterranee di raccolta
dell'acqua (se ne può visitare una con ingresso dalla
chiesa di San Paolo, ma se soffrite di claustrofobia
astenetevi!), usate in seguito,durante la seconda guerra
mondiale, come rifugi, c'erano degli sbocchi sotto i
palazzi nobiliari, insomma degli accessi privati alle
cisterne. Gli operai addetti alla manutenzione delle
cisterne, per proteggersi dall'umidità o dall'acqua,
portavano una specie di mantella con cappuccio (una
specie di poncho che al tempo dell' antica Roma si
chiamava paenula e, se cerato, fungeva da
impermeabile).
Quegli operai per
potersi muovere agevolmente negli stretti passaggi delle
cisterne dovevano avere una struttura fisica esile e
bassina. A questo punto vi è facile immaginare chi fosse
e da dove entrasse quella figurina col cappuccio che si
intravedeva sgattaiolare per le stanze di alcune case.
L'inventiva dei
napoletani li ha portati a creare un altro tipo di
portafortuna, sfruttando proprio la figura del
munaciello. Oggi infatti alcune gioiellerie, in
alternativa al solito cornetto, ecc., vendono ciondolini
d'argento a forma di munaciello, il più carino è
quello da appendere al telefono cellulare. Spero di aver
trattato l'argomento in modo esaustivo. |
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