Guglielmo Natalini
Nerone oltre la leggenda
Ugo Magnanti editore – 2006
La Ugo Magnanti editore è una piccola
casa editrice presente sul territorio pontino e dedita a stampe
rigorosamente limitate e molto curate. Anzio, città natale del più
discusso imperatore romano, è anche lembo costiero che si approssima
all’editore della contigua Nettuno attraverso una complessa e tuttora
avvincente ricerca che viene condotta sull’argomento. Yves Perrin,
segretario della Sociètè Internazionale D’Etudes Nèroniennes, nella
prefazione chiarisce subito che “esistono due Neroni, quello degli
studiosi e quello dei non specialisti”. L’immagine convenzionale è
quella di un “folle dedito alle orge, spietato matricida e uxoricida”.
In queste pagine emerge una figura contrastata, denigrata ed esaltata,
amata e odiata, fintanto da rendere la stessa storia più umana; frutto
di ricerca ed imparziale dedizione vissuta con autentico pathos. Dopo la
morte dell’ultimo dei Giulio-Claudi, Tacito osserva che “era stato reso
pubblico un segreto di Stato: potersi creare un imperatore fuori di
Roma”. Per molti anni furono in tanti a crederlo ancora vivo e pronto a
tornare, diversi furono coloro che presero il suo nome in prestito o a
pretesto. Di fronte all’evidenza della sua morte, c’è chi non rinunciò a
credere che un giorno sarebbe persino resuscitato rendendo a tutti
giustizia. Di giustizia a lungo si occupò in vita Nerone, determinato
nel consolidare un potere assoluto, di svolta per quel che sarà la
successiva iconografia del tardo impero, sempre più minacciato tanto
nelle sue faccende interne quanto nelle pressioni esterne esercitate sui
confini.
Tra i vari filoni etimologici sulle
leggende divampate, ci si addentra in due tradizione pagane, l’una
favorevole e l’altra contraria a Nerone. Postuma è quella avversa dei
cristiani, sviluppatasi nel corso del III° secolo, che lo presenta come
un persecutore in una fosca visione apocalittica. Inoltre sussiste
un’ulteriore tradizione ostile di stampo giudaico, che si origina
intorno alla distruzione del tempio di Gerusalemme. Con l’umanesimo e la
proiezione interpretativa della verosimiglianza storica, l’argomento
s’inizia a discernere più attentamente. Taluni studiosi contemporanei
giungeranno alla conclusione che i primi cinque anni del regno furono un
modello di saggezza, umanità e lungimiranza. Politica estera di
mantenimento, garantismo ante-litteram, riforme fiscali ed economia
programmatica caratterizzarono questo periodo nonostante i prevedibili
crescenti conflitti tra il monarca e l’apparato aristocratico
senatoriale. Gerolamo Cardano, autore de L’Elogio di Nerone,
resta un opportuno esempio tra quanti, su questo fronte, si sono spinti
anche oltre. Tra le probabili cause dell’incendio di Roma, risaltano le
condizioni di sovraffollamento urbano, l’impegno di Nerone a condurre i
soccorsi in prima persona, il fanatismo di taluni cristiani che vedevano
nella libertina Roma dei tempi la bestia dell’apocalisse da estirpare
nei flagelli della carestia, della morte e del fuoco. Di fatto Nerone,
al contrario di certi successori, non mise mai in atto una politica
anticristiana limitandosi a processare le frange ritenute colpevoli del
solo incendio. Paolo di Tarso, già presente a Roma e noto alle autorità,
non venne neppure inquisito.
Un imperatore amato dalla plebe
romana ma anche nell’antica Lione, ovvero Lugdunum, per la ricostruzione
avvenuta dopo l’incendio. A proposito di ricostruzioni, la Domus Aurea
resta d’esempio, nelle descrizioni tramandate, non solo per gli sfrenati
e dispendiosi lussi, ma anche per la modernità e le soluzioni
integrative. L’artista Nerone esordisce in pubblico a Napoli, coronando
poi le sue ambizioni durante il lungo e dispendioso soggiorno in Grecia,
dove finirà col distogliersi completamente dalla realtà politica. Lungo
spazio è lasciato alle congiure che si susseguiranno, fallendo anche
ingenuamente, nel volgere al termine del regno, a cominciare da quella
di Pisone fino all’ascesa di Galba, avvenuta imprevedibilmente
nell’ormai critica ed irreversibile situazione di dispendio e declino
psicofisico di Nerone. L’ultimo capitolo è un excursus sulle messe in
scena nel corso dei secoli, ma qui, probabilmente, occorreva scrivere un
secondo tomo. Un imperatore la cui sensibilità artistica non ha giovato
molto e a cui la creazione artistica, indubbiamente, sembrerebbe essersi
pressoché ininterrottamente ispirata. In sostanza, se già il persistere
troppo nell’arte non conduce mai, bene che vada, a proficui frutti,
dovendo gestire un potere, non può che condurre ad enormi sciagure.
Enrico Pietrangeli - 2007
La pagina
è stata realizzata con testi ed immagini inviatoci da
Enrico
Pietrangeli, settembre 2007 |