Napoli insolita e
segreta
Qualche parola su questo lavoro
Due anni di lavoro è costato questo
libro, all’editore Thomas Jonglez, a Valerio Ceva Grimaldi e a me che,
oltre a redigere i miei articoli, ho tradotto in francese tutti quelli
del mio giovane “partner” (la guida esce in quattro lingue ed è
distribuita in tutto il mondo).
Ce l’abbiamo davvero messa tutta per
liberare Napoli dal fango che le buttano addosso politici inetti e
cosiddetti giornalisti. All’estero succedono cose atroci? Quisquiglie.
Ammazzano a tutto spiano a Marsiglia? in Italia silenzio da tomba.
Feriscono una persona a Napoli? Giù tutti a pubblicare titoloni in prima
pagina. La notizia diventa planetaria. A Parigi hanno creato un’unità
speciale per combattere i borseggiatori di turisti, tanto il fenomeno si
sta ingigantendo. I giornali (soprattutto quelli italiani) tacciono. Ed
è sempre Napoli in testa alla scala delle paure estere e norditaliche.
Circolano filmati su youtube in cui i
sindaci di varie città italiane si lamentano dell’aumento inquietante
della criminalità, mentre a Napoli – parola di Prefetto – c’è un calo
del 7%. Ma l’informazione è segreto di Stato: per gli imbratta-giornali
del mondo, Napoli è sempre la pecora nera che non diventerà mai bianca.
In Francia poi (dove vivo), l’uomo
della strada, parlando di viaggi, esclama : “ah! Capri, Pompei, Amalfi,
mi fanno sognare. Ma a Napoli a parte i camorristi e l’immondizia
(binomio indissociabile) che c’è da vedere?”
È per rispondere a questa domanda
ignobile che, quando Thomas Jonglez mi ha chiesto di affiancare Valerio
C. Grimaldi per curare la parte tematica di “Napoli insolita e segreta”,
ho accettato con estremo piacere, a tal punto che Jonglez ha subito
intuito che questo libro non sarebbe stato come gli altri della collana.
E mi ha dato carta bianca, consentendomi perfino di scrivere, anche se
in modo più che succinto, un articolo su come i Savoia abbiano rovinato,
avvilito, quella che Stendhal definiva la più bella città dell’universo.
Un atto di coraggio da parte di un editore.
Ora ho finalmente un qualcosa di
concreto e di visuale, grazie alle bellissime fotografie, da mettere
sotto il naso di chiunque mi dirà “ma a Napoli cosa c’è da vedere?” In
queste 380 pagine ci sono posti e argomenti sconosciuti o poco
conosciuti (e tanti mancano altrimenti ci sarebbero voluti due volumi).
Per i fatti e i monumenti noti, c’è poi la guida del Touring, altre 400
pagine…(senza fotografie). Dite che basterà?
Ecco quindi una Napoli in gran gala,
una Napoli che di primati ne ha da rivendere da sempre e non solo dal
settecento in poi. Una Napoli che sta riemergendo checché se ne dica con
una miriade di iniziative private. La bella Partenope ne ha viste di
peggio nella sua lunga storia e ne è sempre uscita più bella di prima.
Mancano nel libro pizza e mozzarella,
non perché queste squisite specialità non facciano parte della cultura
partenopea, ma a furia di parlarne troppo, soprattutto all’estero, si
finisce col credere che a Napoli ci sia solo questo.
Speriamo quindi di aver contribuito a
inorgoglire i fin troppo bistrattati napoletani ai quali avrei tanta
voglia di dire: “fatevi valere perché valete, valete tanto oro quanto
pesate. Anche se cercano di non farvelo sapere.”
Maria Franchini
Luglio 2014 |