Testo di Giuseppe Ressa
Editing e immagini a cura di Alfonso Grasso
Dopo la bufera napoleonica, Ferdinando I, a differenza dei sovrani
degli altri Stati italiani preunitari, lasciò in vigore i codici
francesi, incaricando i giuristi meridionali di rielaborarli; così
nel 1819 venne alla luce il “Codice per lo Regno delle Due
Sicilie” diviso in 5 parti: Leggi civili, Leggi penali, leggi
della procedura né giudizi civili, penali e per gli affari di
commercio; in pratica rimase invariato il “Code Napoleon”, si
soppressero solo pochissime cose come il matrimonio civile e il
divorzio, alcune norme concernenti l’eredità e alcune pene per i
reati contro la religione; “Quel codice aveva assunto anche un
carattere esemplare che non va sottovalutato. Costituiva infatti il
primo esempio di una codificazione della Restaurazione “.
In questo modo le Due Sicilie si
trovarono, dal punto di vista civile e giudiziario, al primo posto
tra gli stati italiani preunitari nei quali la situazione era
completamente diversa con il Piemonte in testa a tutti nel seguire
la via ferocemente reazionaria, tanto che solo nel 1854 si dotò di
un nuovo Codice Civile.
Ricordiamo anche che nelle Due Sicilie ci fu l’istituzione del
primo sistema pensionistico in Italia (introdotto nel 1813 con
ritenute del 2 % sugli stipendi degli impiegati statali).
Nelle Due Sicilie vi era anche la più alta percentuale di medici
per abitanti in Italia (in tutto 9390 su circa 9 milioni di
abitanti; Piemonte, Liguria, Lombardia, Toscana e Romagna ne avevano
7087 su 13 milioni di abitanti) con il minor tasso di mortalità
infantile d'Italia, fino alla fine del 1800 i livelli più
elevati si registravano in Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna. |
Carlo di Borbone
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“A tutela della salute pubblica fu istituita nel 1818 una
Commissione di vaccinazione del vaiuolo; nel 1821 una legge
escludeva da ogni impiego o munificenza sovrana i genitori che non
avessero vaccinato i figli [per cui si avevano coperture del
90-93% dei nuovi nati; nel regno di Sardegna la vaccinazione fu resa
obbligatoria solo nel 1859]; … non si può dire che nelle Due
Sicilie mancassero gli ospedali (22
a tutto il 1847) e le opere assistenziali, anzi era lungo l’elenco
degli istituti pii e di beneficienza”,
presenti anche i maggiori edifici italiani per l'assistenza ai
poveri (a Napoli e Palermo).
Il decreto regio del 1817 imponeva l’istituzione di un camposanto a
un miglio di distanza dall’abitato di ogni comune meridionale, a
Napoli fu creato anche il Cimitero delle 366 fosse per dare degna
sepoltura ai poveri. Un progresso civile fu, infine, la Convenzione stipulata il
14 febbraio 1838
con l’Inghilterra e
la Francia
per la lotta contro la tratta degli schiavi.
Giuseppe Ressa
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