Le Monografie storiche di Giuseppe Ressa

Il Regno delle Due Sicilie prima dell’Unità

Le conquiste civili

Medaglia in bronzo dedicata ad Alessandro d'Alessandro (Napoli, 1461 - Roma, 1523) giurista e umanista (collezione Francesco di Rauso, Caserta) clicca sull'immagine per ingrandire

Testo di Giuseppe Ressa

Editing e immagini a cura di Alfonso Grasso

Dopo la bufera napoleonica, Ferdinando I, a differenza dei sovrani degli altri Stati italiani preunitari, lasciò in vigore i codici francesi, incaricando i giuristi meridionali di rielaborarli; così nel 1819 venne alla luce il “Codice per lo Regno delle Due Sicilie” diviso in 5 parti: Leggi civili, Leggi penali, leggi della procedura né giudizi civili, penali e per gli affari di commercio; in pratica rimase invariato il “Code Napoleon”, si soppressero solo pochissime cose come il matrimonio civile e il divorzio, alcune norme concernenti l’eredità e alcune pene per i reati contro la religione; “Quel codice aveva assunto anche un carattere esemplare che non va sottovalutato. Costituiva infatti il primo esempio di una codificazione della Restaurazione[1].

In questo modo le Due Sicilie si trovarono, dal punto di vista civile e giudiziario, al primo posto tra gli stati italiani preunitari nei quali la situazione era completamente diversa con il Piemonte in testa a tutti nel seguire la via ferocemente reazionaria, tanto che solo nel 1854 si dotò di un nuovo Codice Civile.

Ricordiamo anche che nelle Due Sicilie ci fu l’istituzione del primo sistema pensionistico in Italia (introdotto nel 1813 con ritenute del 2 % sugli stipendi degli impiegati statali).

Nelle Due Sicilie vi era anche la più alta percentuale di medici per abitanti in Italia (in tutto 9390 su circa 9 milioni di abitanti; Piemonte, Liguria, Lombardia, Toscana e Romagna ne avevano 7087 su 13 milioni di abitanti) con il minor tasso di mortalità infantile d'Italia, fino alla fine del 1800 i livelli più elevati si registravano in Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna.[2]

Carlo di Borbone

A tutela della salute pubblica fu istituita nel 1818 una Commissione di vaccinazione del vaiuolo; nel 1821 una legge escludeva da ogni impiego o munificenza sovrana i genitori che non avessero vaccinato i figli [per cui si avevano coperture del 90-93% dei nuovi nati; nel regno di Sardegna la vaccinazione fu resa obbligatoria solo nel 1859]; … non si può dire che nelle Due Sicilie mancassero gli ospedali (22 a tutto il 1847) e le opere assistenziali, anzi era lungo l’elenco degli istituti pii e di beneficienza[3], presenti anche i maggiori edifici italiani per l'assistenza ai poveri (a Napoli e Palermo).

Il decreto regio del 1817 imponeva l’istituzione di un camposanto a un miglio di distanza dall’abitato di ogni comune meridionale, a Napoli fu creato anche il Cimitero delle 366 fosse per dare degna sepoltura ai poveri. Un progresso civile fu, infine, la Convenzione stipulata il 14 febbraio 1838 con l’Inghilterra e la Francia per la lotta contro la tratta degli schiavi.

Giuseppe Ressa


[1] Carlo Ghisalberti, Unità nazionale e unificazione giuridica in Italia, Laterza, 1998

[2] Michele Topa, Così finirono i Borbone di Napoli, Fratelli Fiorentino, 1990, p.76.

[3] Romano Bracalini, L’Italia prima dell’unità, BUR, 2001, pagg. 82 e 89.

 

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