Le Pagine di Storia

 

 

Nome di battaglia Terrone

a cura di Fara Misuraca e Alfonso Grasso

Pompeo Colajanni il 6 maggio 1945 in piazza a Torino. Archivio Fotografico Istoreto

 

Dal comandante Barbato alla "Legione straniera": furono seimila i partigiani nati al Sud nella Resistenza piemontese.

Di immigrati nati e vissuti al Nord, i partigiani di origine meridionale erano tanti nella Resistenza piemontese, e non di rado famosi. Il mitico Barbato, comandante di tutte le divisioni Garibaldi del Cuneese, era l’avvocato siciliano Pompeo Colajanni, comunista da quando aveva quindici anni, sorpreso dall’8 settembre nella caserma del Nizza Cavalleria a Pinerolo dov’era ufficiale di complemento.

Dante Di Nanni, esponente di punta dei Gap torinesi, morto in battaglia nel cuore di quel Borgo San Paolo dove la via principale oggi porta il suo nome, era figlio di immigrati pugliesi, che avevano abitato in via del Carmine prima di trasferirsi nelle case popolari di zona Regio Parco.

A loro e a tanti altri come loro è stato dedicato un convegno il 16 giugno 2013 a Torino, “Meridionali e Resistenza. Il contributo del Sud alla lotta di Liberazione in Piemonte, 1943-1945”, cui si è stato abbinato un volumetto dallo stesso titolo, a cura di Claudio Dellavalle, presidente dell’Istituto Storico della Resistenza in Piemonte. La ricerca presentata in questa sede è un buon esempio delle possibilità che le nuove tecnologie offrono per l’analisi dei fenomeni di massa, paragonabile all’operazione che l’Archivio di Stato di Torino sta conducendo sui garibaldini col progetto “Alla ricerca dei garibaldini scomparsi”.

Alla fine della guerra di liberazione le commissioni per il riconoscimento dell’attività partigiana produssero decine di migliaia di schede individuali; nel 1995, per il cinquantesimo anniversario, gli Istituti piemontesi di storia della Resistenza le hanno utilizzate per creare on line la Banca Dati dei Partigiani Piemontesi.

L’elenco dei partigiani meridionali pubblicato in “Meridionali e Resistenza” si basa su queste fonti, ed è impressionante: sono circa 6000, di cui 3000 combattenti e 400 caduti, quasi un decimo dei 5800 caduti. Nell’Italia di oggi sottolineare che c'erano cosi tanti meridionali nella Resistenza piemontese potrà stupire e addirittura sembrare provocatorio, agli occhi di chi pensa che l’Italia non sia mai stata unita.

Scorrendo quelle migliaia di nomi, l’occhio cade sui nomi di battaglia, riportati ogni volta che li conosciamo. Qualcuno rimanda esplicitamente ai luoghi d’origine: fra i lucani, ben nove si chiamavano Potenza, sei calabresi si chiamavano Cosenza, diciotto siciliani si chiamavano Catania. Fra i siciliani incontriamo perfino un Giacomo Valenza, nome di battaglia “Terrone”!

L’autore di questo articolo, apparso sulla Stampa del 14 giugno 2013, è lo storico Alessandro Barbera, che ha pubblicato l’anno scorso da Laterza “I prigionieri dei Savoia”, la storia dei soldati dell’esercito borbonico detenuti in Piemonte.

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