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Il Gotico primitivo

nell’Italia Centro Meridionale

di Gherardo Mengoni

Castel del Monte

 

Tributo d’amore estemporaneo e non esaustivo per uno stile del costruire che ancor oggi stupisce per eleganza, essenzialità ed arditezza tecnica.

Il “gotico”, inteso come rinnovamento architettonico, esplode, letteralmente, in Europa a partire dalla metà del secolo XI. E’ un travolgente fenomeno estetico-funzionale che si abbina, quasi per disegno divino, ad una profonda rilettura del pensiero cristiano, che – dopo secoli di lassismo - vede il ricompattarsi della “regola benedettina”, nella austera opera di revisione, condotta dai Cistercensi. E sono proprio i monaci di quest’ordine, fondato da Roberto di Molesme nel 1098 e reso celebre da S. Bernardo di Chiaravalle, che si fanno, ad un tempo, predicatori ed ingegneri; curatori d’anime e maestri muratori. Partono dall’Ile de France, da Citeaux, da cui prendono il nome e praticano la nuova disciplina monastica che verrà accompagnata, nella sua sorprendente diffusione, dal sorgere di maestose Cattedrali, svettanti verso il cielo d’Europa in un rapporto di volumi tutto nuovo.

Le Chiese a croce latina, generalmente a tre navate furono coperte con volte a crociera acuta o a costole ogivali. Il peso della volta attraverso i costoloni veniva scaricato sui pilastri e le pareti perdevano la funzione “portante”. Da qui la possibilità di alleggerirle e …forarle con vetrate multicolori, dalle infinite iridescenze. Tutto questo, senza nozioni codificate di Scienza delle Costruzioni; solo con valutazioni e calcoli “a sentimento”, in un’arte del costruire, i cui codici di base erano restati quelli di Vitruvio Pollione, che scriveva nel I secolo, e sosteneva, nel suo “De Architettura”, che “nessuno può fare l’architetto o l’ingegnere se non conosce le varie scienze ed arti umane: dall’Agricoltura all’Astronomia; dalla Medicina alla Filosofia”.

Medaglia in bronzo dedicata a Marco Vitruvio Pollione (collezione Francesco di Rauso, Caserta) clicca sull'immagine per ingrandire

All’avvio del secondo millennio, a conferma di tale assunto, i Cistercensi apparivano “venerabili” proprio perché avevano conoscenze in vari settori dello scibile. I monaci portano saggezza e parola di Dio. Con la “regola benedettina: ora et labora!.” riscoprono la formula per amare il prossimo pregando ed operando. Con l’arte del costruire e l’abilità nel realizzare acquedotti producono una vera rivoluzione nell’ingegneria del tempo ma, seppure con l’ausilio di mezzi primitivi, introducono anche principi fondamentali d’agronomia con la cura accorta dei campi. Sono inoltre alchimisti bonari e taumaturgici, esperti, come sono, di erbe medicinali e di pozioni terapeutiche.

S. Francesco d’Assisi

C’è chi sostiene, a giusta ragione, che dagli arabi, presenti in forze intorno al 1000 in Spagna ed in Sicilia, la cultura occidentale abbia appreso tante cose ed in particolare l’arte del costruire quegli archi snelli, spezzati nel vertice che i cistercensi portano in Europa attraverso le loro Cattedrali. E’ possibile pensare che l’arco “a sesto acuto”, che ha origine nell’architettura islamica, venga adottato dal “gotico” per dare fisicità alla rappresentazione del concetto di trascendenza, in forme che la solida, ma troppo massiccia architettura romanica, non è riuscita ad esprimere pienamente. Per prima l’Abbazia di Sant Denis, iniziata dall’abate Suger intorno al 1137; poi quella di Clouny e poi, le Cattedrali di Laon (1170); di Poitiers (1162) e di Notre Dame a Parigi (1163); dalla Francia al Centro Europa le Cattedrali, nello stile gotico più puro, si moltiplicano e creano, nell’arco di 100 anni (1150 – 1250), una stupenda raggiera di postazioni della ritrovata fede. La Cattedrale di Canterbury (1180) e quella di Wells (1200) in Inghilterra; la Liebfrauenkirche di Treviri (1235) e la Elisabethkirche di Marburgo (1235) in Sassonia; le Cattedrali di Burgos, Toledo; Siviglia e Barcellona, sorte più tardi in Spagna, costituiscono la testimonianza della progressiva espansione gotico-cistercense in Europa. In alcuni casi le costruzioni avviate in stile romanico vengono modificate in corso d’opera e rese, in parte, “gotiche”, come per la Chiesa della Croce (Heiligenkreuz), a trenta chilometri da Vienna. Si entra e si percorre una navata, realizzata in tardo romanico per raggiungere l’abside che, di colpo, si eleva con archi ad ogiva e crociere a costoloni che scaricano su snelle colonne.

Heiligenkreuz (Austria)

Ma il gioco del “passaggio di stili” è altrettanto evidente osservando l’Abbazia del Goleto, tra S. Angelo dei Lombardi e Lioni dove alla prima costruzione romanica si affianca il bellissimo gotico della cappella di S. Luca e della sottostante cappella funeraria. Intorno alla Cattedrale, in genere, si crea un tessuto di attività indotte e di crescita sociale che coinvolge gli abitanti della città. Dove la realtà comunale non è ancora compiuta i monaci fondano Abbazie ad “economia curtense chiusa”. Nell’ambito delle mura cistercensi, come a S. Galgano (1227) in Toscana, si produce tutto quanto necessario all’organizzazione sociale della comunità monastica; dal pane ai formaggi; dai tessuti di lana per i lunghi sai bianchi, ai pettini d’osso. Si lavora il legno ed il ferro; si costruiscono abitazioni per le maestranze e per i contadini e si fortificano le mura contro la minaccia delle scorribande di malintenzionati e nemici. Così accade nel basso Lazio e nella valle del Volturno, dove sorgono, isolate ed autosufficienti, le Abbazie di Casamari (1217); di Fossanova (1208) e di S. Vincenzo al Volturno (1225). Di S, Vincenzo non c’è più alcuna traccia tranne che qualche vetro colorato di mirabile fattura, repertato da attenti archeologi, che restituisce in minima parte l’immagine del caleidoscopio di luci che si potevano ottenere all’interno delle navate con l’adozione delle vetrate multicolori. Fossanova si erge, sul Liri, bella e silenziosa, a ricordare la presenza nelle sue celle di S.Tommaso d’Aquino. La snellezza delle colonne e la purezza delle linee degli archi esprime un’armonia “musicale”; beetoveniana, dove non c’è una nota in più; un minimo fuori linea che possa disturbare l’opera artistica. A Fossanova, tanto eccelsa fu la presenza e l’opera dei monaci-maestri francesi che si organizzò una scuola di architettura e di altre scienze ed arti. Addestrati da questa scuola si mossero i maestri muratori ai quali si debbono le magnifiche fabbriche, spesso destinate ad utilzzazioni “civili”, sorte nell’Italia Centro-Meridinale.

Abbazia del Goleto, Cappella di San Luca

Ma dove si raggiunge una perfezione che stupisce, letteralmente, il visitatore è nelle proporzioni dell’Abbazia di Casamari, a poca distanza da Latina, ove si possono ammirare, tuttora pienamente vitali e perfettamente conservati, tutti i pregi di questo mirabile “compositum” dell’invenzione e dell’abilità dell’uomo. Le luci filtrate all’interno dal rosone e dalle vetrate; il silenzio. I conci di pietra serena “in vista”, al culmine delle crociere, intatti, così come furono posti al tempo della costruzione. Il passaggio delle ieratiche figure dei monaci che attendono alle laboriose, secolari funzioni. Tutto s’intona all’austerità ed essenzialità dell’architettura gotica dominante.

Casamari

Più a sud la facciata del Duomo di Napoli con il suo rosone originale, indenne rispetto al resto della Basilica gotica del 1314, resa poi irriconoscibile dall’intervento barocco; i segni ancora percepibili nella Chiesa di S. Chiara, dopo la ricostruzione post bellica e poi l’imponenza di S. Lorenzo Maggiore, restituito alla vista, dopo la rimozione delle sovrastrutture barocche, restano le più significative tra le tante testimonianze del “gotico primitivo” nella città partenopea.

Donnaregina a Napoli

Si legge nelle Cronache che nel 1273 giunsero nel Reame di Napoli, su invito di Carlo I d’Angiò, alcuni monaci cistercensi provenienti dall’Abbazia di Royaumont nell’Ile de France. Essi dettero inizio alla costruzione di una grande Complesso monastico di Francescani nei pressi di Nuceria (oggi Nocera), detta S. Maria di Real Valle. L’opera durò 10 anni e terminò nel 1284. Si alternarono alla direzione dei lavori monaci-architetti francesi. Prima Pierre de Chaul e Ghaurhier d’Asson, poi Thibaud de Seaumur. L’Abbazia ricevette, in dono dal Re, terre e casali e fino a quando furono presenti i monaci francesi (1370), con il loro silenzioso e prezioso contributo, le comunità agricole viciniore trassero grande giovamento materiale e spirituale .

Allontanandosi dalla Provincia di Salerno ci si addentra in aree pugliesi e lucane ove la presenza di agglomerati a regime comunale era scarsa. Prevalendo l’ordinamento feudale ecco che sono Castelli e Fortificazioni militari che, in parte, assorbono l’influsso “gotico”. Sarà Federico II che con Castel del Monte lascerà ai posteri la più ammirata e fulgida testimonianza laica dello stile nato a Citeaux: Castel del Monte, che taluni considerano il più bel Castello d’Europa, stilisticamente appartiene all’architettura gotico-primitiva. Fu costruito tra il 1229 ed il 1249 e, molto probabilmente, fu ideato come residenza di caccia per il diletto di Federico, stupor mundi. E’ realizzato con pianta ottagonale, con otto torri, appunto, che nel complesso assumono la funzione di assorbimento statico dei carichi delle arcate a costoloni che coprono le sale interne. Un gioiello di esaltante bellezza, singolarità ed arditezza costruttiva. Di caratteristiche meno eleganti ma altrettanto possenti sono i Castelli di Bari e di Trani, realizzati a scopo difensivo intorno al 1233, sempre per iniziativa dell’Imperatore Federico II.

L'Arco di Sant'Eligio a Napoli (Immagine di Enzo Falcone, Associazione Storico Borgo Sant'Eligio)

La Cistercense Basilica del Murgo presso Lentini, fondata nel 1220 costituisce, da parte sua, una delle numerose testimonianze del “gotico” in Calabria.

Non meno interessante, infine, l’influsso del gotico in Sicilia, ove la presenza di Federico fu maggiore e per questo, forse, prevalse nella costruzione di Castelli e Fortificazioni, quasi sempre realizzate su progetti di architetti provenienti dal nord, spesso coperti dal saio cistercense. Su questa scia nel pieno del secolo XIII vengono realizzati il Castello Maniace di Siracusa; il Castello Ursino di Catania ed il Castello di Augusta.

Edifici maestosi e robusti, a pianta quadrata, con torri angolari e mediane. Murature spoglie e solidissime. Portali e finestre con archi a sesto acuto. Tutto essenziale; tutto funzionale. Nulla lasciato al superfluo così come detta la logica architettonica dello stile gotico primitivo, che ancora oggi desta particolare ammirazione, sospeso com’è fra la razionalità dell’ingegno umano ed il soffio della presenza divina .

Gherardo Mengoni


Articolo inviato dall'autore nel mese di Luglio 2007

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