Il 16 novembre 1881 Lucia Vitello, moglie di Luigi
Aromatisi, diede alla luce un bimbo nella loro casa
ad Eboli in Largo Pennino, che venne registrato
all’anagrafe con i nomi di Giovanni Battista
Domenico Michele. Visse con i genitori e la sorella
fino all’età di sedici anni e poi si donò a Dio
offrendogli il resto della sua giovinezza. In
compagnia della mamma si presentò al noviziato
gesuitico di Villa Melicrinis a Napoli il 5 gennaio
del 1897 e giunti nella città Partenopea, la madre
con parole piene di fede gli disse: “Guarda che
la vocazione religiosa l’abbiamo avuta in due: tu
per consacrarti a Dio ed io per offrirti a Lui!”.
Padre Aromatisi raccontava spesso ai suoi giovani
che queste parole lo misero talmente in crisi che,
appena la mamma tornò ad Eboli, egli perdette per
quarantotto ore l’uso della lingua e non gli riuscì
nei due giorni seguenti a pronunciare alcuna parola.
Alla fine degli studi letterari, appena terminato il
noviziato, venne mandato in Croazia a Portorè e lì
approfondì i suoi studi filosofici: era l’inizio del
ventesimo secolo.
Nel 1904 tornò in Italia al termine di un corso di
studio triennale; nel 1907 ripartì per la Polonia,
dove studiò teologia. Familiarizzò con Padre Semeria
ed altri confratelli accusati di modernismo, li
dissuase a compiere una visita a Tolstoi, che per la
fama raggiunta e per l’ascendente esercitato dalla
dottrina professata aveva preso la residenza a
Jàsnajna Poljana, divenuta quasi una méta di
allarmanti pellegrinaggi. Conobbe ed entrò in
intimità con il Metropolita di Leopoli e con il
Primo Esarca dei Russi Cattolici di rito orientale;
scrisse articoli sulla “Rivista generale” che
divulgava notizie umanistiche; fondò nell’Università
di Cracovia una cattedra dantesca che raggiunse in
poco tempo i cinquecento allievi.
Nel 1910 fu ordinato sacerdote; ritornò in Italia e
concluse il terzo anno di probazione (periodo di
prova a cui è sottoposto l’aspirante alla vita
religiosa di alcuni ordini e congregazioni
religiosi) a Firenze. Dal 1911 al 1917 si dedicò ai
giovani come padre spirituale ed insegnò religione a
Vico Equense; i due anni successivi vennero dedicati
all’insegnamento nel noviziato napoletano dei Padri
Gesuiti a Napoli. Venti anni di vita dedicati
intensamente all’istruzione letteraria ed
all’attività di preparazione che lo portarono alla
realizzazione della sua grande “opera del Gesù
Nuovo”.[1]
Nell’anno 1917 muore un altro apostolo di Cristo:
padre De Bonis che dirigeva con straordinaria
perizia e devozione la Congregazione Mariana del
Gesù Nuovo, il vuoto che lasciò fu riempito, nella
Pasqua dell’anno successivo, da padre Aromatisi. Il
giovane ministro di Dio sentì di avere avuto in
consegna ed in affidamento la materia necessaria per
far compiere il salto di qualità trasformando la
Congregazione Mariana del Gesù Nuovo di Napoli. I
giovani congregati, abituati all’innata capacità di
comando del padre De Bonis, accolsero con poca
fiducia il successore, ma in poco tempo e con la
massima rapidità padre Aromatisi conquistò i loro
cuori, operando in armonia e senza frapporre
ostacoli alle iniziative prese in assoluta autonomia
dai giovani congregati; questi entrarono rapidamente
in amicizia e sintonia con lui, al punto che
l’amministratore della Congregazione, l’avv. Gennaro
Rispoli, chiese l’autorizzazione al Consiglio di
proporre la seguente sciarada:
Mentre il primiero inebria
ed il secondo logora
tutto l’intero estasia.
Or riesci, o lettor, fra tanti visi
a rintracciare il Padre?
L’associazione, affidata alle solerti premure dei
Padri Gesuiti, era unica nel suo genere perché
raccoglieva a un tempo bambini, giovani, anziani e
vecchi in una grande famiglia, dove tutti si
sentivano uniti sotto lo sguardo e la tutela
dell’amore della Madonna.
Fondò il Circolo di Azione Cattolica “Non Flector”
di carattere interparrocchiale, che ebbe quale prima
sede un piccolo appartamento ubicato in via Nilo 24
al quinto piano e poi un costoso appartamento di
Palazzo Maddaloni. Divulgatore di queste notizie fu
sempre l’avvocato Rispoli, che le sottopose alla
lettura della collettività sul mensile “La Croce”
del 27 agosto 1961: “… il sodalizio non viveva un
buon momento mancavano anche i soldi per la pigione,
e per non essere cacciati come morosi scrivemmo al
Santo Padre il quale saldò il nostro debito, cosi
con la coda tra le gambe tornammo ai vecchi
disertati locali retrostanti l’ospitale sacrestia
del Gesù Nuovo”.
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Padre Giovanni Aromatisi tra i giovanissimi
congregati, mapa39 |
Nel 1931, in seguito allo scioglimento della
Gioventù Cattolica Italiana avvenuta per la campagna
di stampa orchestrata dal regime fascista che
cercava di dare corpo al fantasma di una Società
della Gioventù Cattolica eversiva ai poteri dello
Stato, il regime tentò anche lo scioglimento dei
Circoli Giovanili. Venne eseguita una operazione di
polizia con perquisizione e chiusura repentina e
simultanea su tutto il territorio nazionale, nella
speranza di poter mettere le mani su qualche cosa di
compromettente a giustificazione del provvedimento.
A Napoli la polizia del regime prese di mira in modo
particolare il “Non Flector” non più Circolo di
Azione cattolica, ma Associazione giovanile della
Congregazione Mariana, costituita dai “grandi” della
Congregazione stessa. Padre Aromatisi, che era un
audace di spirito, non si perdette d’animo ed
organizzò un magnifico e imponente pellegrinaggio a
Roma dal Pontefice Pio XI, al quale espose tutte le
sue opinioni sulle ispezioni poliziesche subite dal
suo circolo. Papa Ratti ascoltò con amore paterno le
sue parole ed in fine disse: “Noi siamo voi e voi
siete Noi”, “Vi sono momenti nella vita in cui o si
è traditori o si è eroi”.
Per un ventennio padre Aromatisi fu di un attivismo
senza pari, oratore di risonanza nazionale, infatti,
ogni anno era conteso tra varie città d’Italia come
eccelso predicatore della Quaresima; con modestia e
generosità egli calcò i pulpiti delle più belle
cattedrali di Roma, Milano, Torino, Genova, Venezia,
Trieste, Bologna, Firenze, Bari, Palermo, Cagliari e
di molte altre città. Affascinava con grandezza di
pensiero, ardore di sentimento e musicalità di
lingua che incantavano, da qualsiasi pubblico gli
vennero plausi e consensi. Padre Aromatisi nelle sue
prediche dette non pochi fastidi ai governanti del
tempo, le sue parole vennero giudicate dai gerarchi
avverse alla propaganda governativa e per questo si
tentò di farlo zittire e metterlo da parte
definitivamente senza, però, riuscirci.
Fu un grande testimone del suo tempo, trascinatore
di folle, senza chiedere nulla otteneva tutto. A
sessant’anni dalla scomparsa la sua Congregazione è
ancora viva, testimonia e diffonde la fede sul
territorio. Fu sacerdote per vocazione, educatore
per elezione, realizzò i fini della sua vita
insegnando la verità, nel ricordo di tutti è rimasto
un formatore di coscienze e quando l’11 giugno del
1947, alle prime ore del mattino, in Napoli, il
cuore di questo apostolo di Dio cessò di battere, la
ferale notizia, quasi portata dal vento, circolò di
bocca in bocca, diffondendosi prima dell’uscita dei
giornali, prima dell’affissione dei manifesti,che
nel pomeriggio cosparsero i muri della città, prima
dell’annuncio radiofonico delle ore tredici.
La salma fu esposta in una sala della chiesa di San
Sebastiano e tutta Napoli corse a vedere per
l’ultima volta il Ministro di Dio, passato per
sempre dalla vita alla visione eterna di nostro
Signore Gesù Cristo. Il prof. Pasquale Scrocca,
dell’Università di Napoli, e tutti i congregati
mariani dopo quattordici anni dalla dipartita,
sentirono il bisogno di indire un’adunanza in onore
di padre Aromatisi ed al termine espresse parole
riportate sulla rivista “Societas” nel marzo del
1961: “Gli uomini passano, ma la verità di Dio
resta: beato colui che questa verità insegna non con
le parole, ma con tutto se stesso, essendo
interiormente quale all’esterno si dimostra. Padre
Aromatisi, Sacerdote per vocazione, educatore per
elezione e per amore, realizzò i fini della sua vita
insegnando la Verità con l’eloquenza dell’esempio
che convince e trascina. Questo è l’inconfondibile
profilo col quale Egli è rimasto ed è entrato nel
ricordo di tutti noi suoi allievi-discepoli:
plasmatore di coscienze, discreto, perseverante,
soave, mite e deciso. Al suo vigore religioso
accoppiava la dolcezza affettuosa e sorridente che è
possibile conoscere soltanto sulle ginocchia
materne. A noi sembra che questa invincibile, intima
emozione sia il maggiore e più certo segno di quanto
Egli abbia bene operato e costituisca prova che il
Suo nome resta in benedizione fra noi suoi carissimi
giovani cui, direttamente o indirettamente, è giunta
la Sua lezione di vita”. Sulla stessa rivista
nel luglio 1947, ricorrendo il trigesimo della
scomparsa, il prof. Gennaro Calamaro l’aveva
ricordato con queste parole: “E’ una perdita
irreparabile! Questa volta, le parole hanno un
significato appropriato: e tutti abbiamo sentito che
P. Aromatisi doveva avere qualche cosa che non
risorgerà presso altri; e che, perciò, veramente si
è fatto un vuoto incolmabile. Il mondo crederà di
cambiare, e le eterne esigenze saranno formulate in
modo nuovo, ma la parola di Dio resterà sempre
quella che attraverso i secoli ha illuminato
coscienze, ha sopito dolori, ha consolato, ha
disperso; quella stessa parola che P. Aromatisi ci
ripeteva nelle strade, dalla cattedra, dal pulpito,
dal confessionale, dall’altare, dove l’incontravamo,
dove veniva ad incontrarci: quando eravamo
sfiduciati, quando eravamo in dubbio, quando eravamo
sopraffatti, quando avevamo vinto. Sempre: e sempre
con quel sorriso che gli aleggiava all’angolo della
bocca, suadente e arguto e bonario, con la sua
parola ora severa, dura, tagliente, incisiva e
scherzosa. Quanti lo dimenticheranno? Chi potrà
dimenticarlo, se l’avrà visto anche una volta sola,
in quella piazza del Gesù, campo delle sue gesta,
quando una folla di studenti gli si stringeva
attorno, come per una consuetudine di cui non si
sapesse fare a meno, come per una necessità,
attratti dalla certezza di ascoltare la parola di
cui necessitava? Chi potrà dimenticarlo se un giorno
lo vide nei corridoi del Liceo Genovesi, quando al
suo apparire i candidati in attesa delle
interrogazioni lasciavano le aule e si precipitavano
verso la porta da dove era apparso un viso gioviale,
illuminato da un sorriso magnetico? E a tutti
restava nel cuore la frase di commiato: ‘Domenica in
Congregazione’. Amò tutti, a prezzo di qualunque
sacrificio, un ingegno sovrano unito a un cuore di
bambino; e del bambino aveva il candore, la bontà e
la ingenuità. Un largo, pronto, umanissimo cuore che
vibrò per tutti nella stessa misura, senza
distinzione di parentela e di intimità. Ed è per
questo umanissimo cuore che più non batte che i
nostri cuori sono oggi addolorati e sentono di poter
dire, sicuri, che con la morte di Padre Aromatisi si
è fatto un vuoto incolmabile”.[1]
Trascrivo, di seguito, il testo della lapide fatta
murare nell’atrio del Liceo Genovesi a Napoli, e
quella che i Congregati Mariani posero sul muro
della casa natia a Piazza Pennino n. 113 in Eboli,
l’11 giugno del 1982 in occasione del 35°
anniversario della sua morte.
PADRE GIOVANNI AROMATISI S. J.
(Eboli 1881-1947 Napoli)
In questo Liceo di Stato resse la cattedra un centro di
preparazione alla vita completa e moderna delle mi-
gliori professioni e carriere del Mezzogiorno: e non
soltanto di esso. Lui scomparso, si sente bisogno del-
la sua sorridente dedizione al bene dei giovani, al pre-
stigio delle classi colte, alla laboriosa ma sicura ripre-
sa della nostra Napoli e del caro Sud. Un uomo, e ama-
to, un animatore efficace, un signore della cultura e del-
la simpatia, un mecenate molteplice e disinteressato. Di-
rigenti e professori del Liceo che fu suo per ventidue an-
ni, e gli ex allievi e le loro famiglie, attuano il suggeri-
mento, giunto da molte parti, di questa memoria marmo-
rea; per trarre dal ricordo dell’indimenticabile Padre cos-
tante pienezza di vita e di opere, per sé e per molti che
li seguiranno.[2] |
A. M. D. G.
A PADRE GIOVANNI AROMATISI
DELLA COMPAGNIA DÌ GESù
APOSTOLO - EDUCATORE
MAESTRO
EBOLI 1881 – NAPOLI 1947
I SUOI CONGREGATI MARIANI
E I SUOI ALUNNI DÌ NAPOLI
INTERPRETI DELLA
GENERALE GRATITUDINE
NEL CENTENARIO
DELLA NASCITA
A PERPETUO AFFETTUOSO
RICORDO
A. D. 1981 |