Le Pagine di Storia

Federico II, la Puglia e l’Islam

di Luigi Antonio Fino

Il Rotulo dell'Exultet

Federico II Hohenstaufen, personaggio che a più di ottocento anni dalla nascita fa sempre più discutere. Per alcuni fu un modernizzatore, per altri uno spietato sovrano medievale. Controverso, estremamente dibattuto il suo rapporto con le donne. Ne amò tante ma qual’era la sua “idea” di donna? Anche qui giù fiumi di inchiostro ed interminabili dispute fra esperti. Quale il rapporto fra Federico II e l’Islam con particolare riferimento alla nostra regione? Desideriamo proporre al riguardo alcune considerazioni.

Nel nostro percorso ci saranno d’aiuto, come sempre, studiosi di diversa matrice culturale e di differente collocazione storica, cercando poi di incrociarne le opinioni, rendendole il più possibile aderenti ai fatti ed ai luoghi. Di recente, infatti, qualcuno ha ricordato le capacità di mediazione fra lo svevo e l’Islam, altri hanno parlato della lotta ai mussulmani di Sicilia come una vera e propria pulizia etnica. Friedrich Nietzsche, nato circa centosessant’anni fa, fu il primo ad avvertire con chiarezza la stretta parentela spirituale fra Federico II e l’Islam. Egli stesso ammiratore della civiltà islamica scrisse: “Pace ed amicizia con l’Islam! Così pensava e così fece quel gran spirito libero, il genio fra gli imperatori tedeschi, Federico II”. Perché questa attrazione, innegabile malgrado le rispettabili considerazioni in senso contrario?

L’ideale politico-militare-istituzionale, ma ancor più spirituale, del Califfato rappresentò per Federico II il possibile superamento della irrisolta dicotomia tra autorità spirituale e potere temporale. Questo dimostra ancora una volta come sia sostanzialmente inesatta, o comunque fortemente limitativa, la formula dell’assolutismo illuminato, ancor oggi spesso applicata alla politica federiciana.

Ascoltiamo cosa dice Raffaello Morghen a tale proposito: “Non si può parlare di assolutismo illuminato, né tanto meno di paternalismo. L’assolutismo di Federico II era un assolutismo assolutamente teocratico, attuato con criteri funzionali quanto si voglia per ciò che concerne l’amministrazione, ma di carattere prevalentemente orientale per quel che riguarda la sua prima ispirazione. A questo proposito è significativa l’invidia che egli portava ai sovrani orientali che dominavano senza contrasto nei loro Stati, senza l’incomodo controllo del potere sacerdotale. E difatti lo stato maomettano era essenzialmente uno Stato assoluto teocratico senza sacerdozio quale, senza dubbio, vagheggiava anche Federico II, non del tutto a torto detto dai suoi nemici sultano battezzato”. [1]

Appaiono qui ai nostri occhi assai discutibili alcuni termini: assolutismo, orientale ed in maniera particolare maomettano…, questo manderebbe su tutte le furie qualunque mussulmano! Nell’insieme le affermazioni del Morghen ci sembrano però condivisibili ancor più della breve nota di Ernst Kantorowicz che evocò “l’aura fatale dei califfi” in rapporto all’autoincoronazione di Federico II a Gerusalemme. [2]

Appare estremamente facile, riteniamo perdersi a questo punto in attualizzazioni che oltre al rischio di essere demagogiche e propagandistiche ci farebbero perdere ogni filo logico, da perseguire con assoluta severità. Apriamo quindi una parentesi sul periodo storico in cui matura la vicenda federiciana e la sua visione di imperium sovranazionale e multiculturale.

L’Europa è divisa fra Francia e Spagna, sottoposta all’arbitrato del Papa, esposta alle ingerenze inglesi. Il Sacro Romano Impero era venuto ad affiancarsi all’Impero Romano d’Oriente. Quest’ultimo poteva vantare una continuità ininterrotta con l’impero fondato da Augusto, cioè una legittimità non inferiore a quel composito edificio politico fondato da Carlo Magno. Il contesto è però molto più ampio e lo si può legittimamente definire euromediterraneo, questo sì è un concetto estremamente attuale per noi! Roma era allora un simbolo ancora grandioso ma era già possibile, in Europa come in Africa, prescindere dall’ideale romano; ciò avveniva già, infatti, nella nuova monarchia unitaria francese, nella Spagna mussulmana, nei Comuni italiani o nella Repubblica di Venezia.

Federico II mirò ad edificare un impero che fosse un edificio culturale e politico diverso da ogni entità politica e statuale dell’Occidente cristiano. Un impero sacrale, permeato di una fede salvifica. In parole semplici l’Impero svolge una funzione analoga a quella della Chiesa perché anche la sovranità politica è stata istituita per rimediare alla natura corrotta e decadente del genere umano. L’imperatore è l’autorità politica nella quale culmina l’intera gerarchia dei poteri. Al di sopra di lui c’è soltanto Dio. Nel solco delle rivendicazioni formulate a suo tempo dal Barbarossa, Federico II sostenne sempre, col massimo vigore, l’origine esclusivamente divina della sovranità imperiale.

Federeico II Hohenstaufen, “riuniva in sé i caratteri dei diversi sovrani della terra; era il più grande principe tedesco, l’imperatore latino, il basileus, il sultano” ha scritto G. Cattaneo [3]. Il sultano d’Occidente mira a riunire, come accennato i due poteri, ma nella sua ricerca spirituale “il coranico Re dei re. Più che il Dio cristiano, (lo) aveva esaltato miracolosamente sopra tutti i principi della terra” [4].

Al di là di ogni considerazione politica e quindi necessariamente materiale, Federico II fu sicuramente influenzato dai mistici sufi, mussulmani assai singolari, a volte considerati pericolosi eversivi dagli stessi mussulmani e pertanto perseguitarti fino alla morte. A tutt'oggi la loro influenza è vivissima in tutto il mondo sarabo ed islamico. Fra di loro ricordiamo Avicenna che, secondo alcuni fra cui il Niese, influenzò in misura decisiva l’imperatore nella concezione della realtà, ed ebbe comunque sicuramente su di lui grandissima influenza. In Avicenna i fenomeni naturali acquistano trasparenza simbolica, rivestendosi di un significato spirituale per il soggetto che entra in contatto con loro nel viaggio spirituale verso la Luce divina.

Federico II e l’esoterismo islamico

Scienza sacra occidentale e tradizioni iniziatiche orientali.

Abbiamo accennato all’indubbia influenza che la cultura islamica rivestì nella formazione di Federico II che fu comunque, ed è bene ricordarlo, in primo luogo un sovrano medievale, il più importante del suo tempo. Le tradizioni culturali, in specie quelle legate a gruppi iniziatici devono aver in qualche modo aver trovato in lui utile contenitore ed attualizzatore in chiave profana, cioè in primo luogo politica.

Ripartiamo dunque da Avicenna, che non fu solo un mistico ma anche un naturalista, un attento osservatore dell’Universo il cui sapere intrinseco si fa base metafisica per la conoscenza. “L’iniziato deve compiere il suo viaggio”, scrive giustamente un esperto di mistica sufi, S.H. Nasr [5]. È proprio la molteplicità degli interessi culturali e scientifici che avvicina Federico II ad Avicenna. Per redigere, ad esempio, il suo trattato di falconeria De arte venandi cum avibus Federico si avvalse, oltre che della sua personale esperienza in materia, proprio del compendio di zoologia di Avicenna, il De animalibus, resogli accessibile da Michele Scoto. Questi, il più grande dotto della corte palermitana, non solo tradusse Avicenna, Averroè ed Alpetragio, ma si giovò delle fonti mussulmane per i suoi studi di filosofia, astrologia, alchimia, matematica, fisionomica, mantica.

Federico II e il Sultano di Gerusalemme

Non furono tuttavia le sole scienze esatte l’anello di collegamento fra l’imperatore Svevo e l’Islam. Nelle scienze filosofiche la scuola peripatetica araba era l’unica tradizione culturale che potesse ritenersi svincolata dall’influsso del papato. Anche qui Federico II opera utile integrazione tanto che porta con sé in Terrasanta un mussulmano di Sicilia.

Altra diretta fonte di ispirazione e di confronto fu sicuramente ‘Abd al Haqq ibn Sab’in, un filosofo mussulmano di origine visigota nativo di Murcia. Federico l’interroga sulla durata del mondo, sullo scopo dei presupposti della teologia, sui dieci concetti fondamentali dell’essere nella Logica aristotelica. Ed ancora sulla possibilità di dimostrare l’immortalità dell’anima ed ancor di più sul significato esoterico dell’hadith secondo cui “Il cuore del credente sta fra due dita del Misericordioso”.

Prima di essere in contatto, ed in piena sintonia, con Ibn Sab’in, l’imperatore d’Occidente si era rivolto ai filosofi del Sultanato di Konya, poi a quelli dell’Iraq, della Siria, dell’Egitto, e dell’Arabia. Non avendo ottenuto adeguata soddisfazione chiese al califfo almohade Rashid ‘Abd el Wàhid, che regnava sul Maghreb, di metterlo in contatto col dotto di Murcia. Di tutto questo intenso scambio filosofico, ma in ultima analisi politico-culturale, esiste testimonianza in un codice arabo custodito ad Oxford ed intitolato Quaestiones Sicilianae, non ancora tradotto integralmente in alcuna lingua europea.

La familiarità di Federico II con l’Islam derivava quindi da legami intensi e di varia natura con ambienti filosofici e spirituali islamici, ma non ne costituiva unico asse portante. Consistenti comunità di Mussulmani vivevano anche nei confini dell’Impero, sia nel Regno di Gerusalemme che in diverse zone dell’Italia meridionale dove la presenza musulmana datava secoli. Nella corte di Palermo vi era, infatti, un gruppo di mussulmani dediti ad attività amministrative mentre la guardia personale dell’imperatore era costituita esclusivamente da Mussulmani. Una realtà che oggi definiremmo multiculturale ma occorre stare attenti alle attualizzazioni che potrebbero risultare fuorvianti. Occorre con Federico II cercare di andare oltre la storia, senza esagerare!

Tante leggende sono sorte attorno alla sua vita ed alla sua morte. Gli furono attribuiti ruoli messianici e quasi escatologici, sicuramente come abbiamo accennato, ebbe connessioni, non solo contatti, con centri spirituali di varia natura.

I contati di Federico II con ordini iniziatici sia cristiani che mussulmani sono attestati da varie fonti. Egli intrattenne ad esempio rapporti con l’organizzazione ismaelitica degli Assassini, nata fra Siria ed Iran dopo che il Saladino abbatté nel 1171 la dinastia ismaelitica dei fatimidi, che aveva regnato per circa due secoli sull’Egitto e sul Nordafrica.

Si fa derivare il termine “Assassini” da mangiatori di Hashish. In realtà la confraternita esoterica prende nome da un sostantivo arabo, modificato, che significa guardiano, quindi guardiano della Terrasanta. Ovvia l’analogia in campo cristiano con i Templari ma anche con la setta drusa, nata in ambito islamico ma considerata eretica dai Mussulmani. Il capo nascosto, occulto dell’organizzazione è il mitico Vecchio della Montagna, che ovviamente non compare mai ufficialmente. Nel 1232, a Melfi, Federico II avrebbe avuto come commensali alcuni Assassini inviatigli come ambasciatori dal mitico Vecchio. Seguirono, secondo alcuni studiosi, scambi epistolari, accordi segreti ed elargizione in denaro per il sostegno dell’organizzazione. Sempre secondo alcuni gli Assassini avrebbero ucciso per conto di Federico II nel 1231 il Duca di Baviera, ed una leggenda racconta addirittura di una visita di Federico II al Vecchio della Montagna nel castello di ‘Alamùt.

Il Castello di Melfi

Un’analoga tradizione iniziatica occidentale è quella del Prete Gianni, una sorta di Re-Sacerdote con poteri spirituali ma anche temporali che avrebbe inviato messi a Federico II con in dono tre pietre perché scegliesse fra di esse la migliore. Federico accolse il dono ma non decise ed il prete Gianni capì il messaggio di amicizia ma al tempo stesso di forza insito nella risposta.

Federico II al di là di leggende e storie più o meno reali ebbe per tutta la vita quasi un’unica missione: riunire potere temporale e spirituale e da qui sicuramente maturò l’ammirazione, e forse l’invidia per l’Islam.

Federico II e gli assi geopolitici euromediterranei

L'Aquila sveva scolpita a Melfi

L’azione dell’imperatore svevo creò un nuovo equilibrio nel complesso quadro dell’intero Mediterraneo con inediti scenari fra Nord, ossia Europa del nord, e Sud ossia Paesi del sud dell’Europa ma al contempo del versante settentrionale del mar Mediterraneo. In questo articolato e mutevole quadro si inserisce il tentativo di espansione islamica verso l’Europa ed il suo consolidarsi nel nordafrica e nella penisola anatolica. Il futuro vedrà sicuramente tensioni legate al controllo delle risorse idriche, con il possibile spostamento di milioni di individui negli stessi teatri sopra descritti.

La destrutturazione della forza politica nelle società occidentali dopo la II Guerra mondiale con il prevalere della quasi egemonica potenza militar-politica statunitense, la progressiva desertificazione in Africa ed il calo demografico in Europa sono fattori potenzialmente esplosivi.

Inutile comunque allarmarsi: i fenomeni migratori dovranno essere governati con umanità ma con precise strategie di incardinamento di culture e risorse umane, pena l’estinzione della identità europea, cosa ben diversa dalla…Civiltà occidentale cara a tutti i filoamericani, anche questi di complemento, nati cioè dopo l’11 settembre 2001!

Ritornando a Federico II è bene partire un po’ dalla sua vita in famiglia, dal mondo in cui venne alla luce per cercare di capire anche qualche più o meno segreto retroscena di sue intuizioni, di scelte coraggiose e pericolose in primis per lui. Naturalmente senza dimenticare come abbiamo già ricordato, che comunque di un sovrano medievale si tratta!

Il nostro è figlio unico di due eredi: il ventenne Enrico, figlio di Federico Barbarossa, e la trentaduenne Costanza D’Altavilla, unica erede di Ruggero il Normanno, re di Sicilia, divenuta monaca in Calabria nel Monastero di San Benedetto e dispensata da Innocenzo III nel monastero di Santa Chiara in Napoli.

La nascita di Federico a Iesi

 

Guglielmo II

Il matrimonio venne celebrato a Milano nel 1187 alla presenza del vecchio, e non più odiato, imperatore Barbarossa e del vecchio, malato re Guglielmo, fratello della sposa, a cui andrà in dote il regno. Sette anni dopo nel 1194 la madre, trentanovenne, in viaggio verso Palermo, sosta a Jesi dove il giorno di Santo Stefano nasce Federico. Il Barbarossa morirà tre anni dopo nel 1190 annegato nel fiume Alef sulla via di Terra Santa, dove conduceva la sua ultima guerra per conquistare il Santo Sepolcro. Sette anni dopo, nel 1197, morirà il padre Enrico IV, detto il crudele, mentre la madre morirà nel 1198.

Tutto questo incalzare di eventi rappresenta una vera fortuna per il papa Innocenzo III. Per un po’ di tempo l’Impero non sarà più un problema!

Costanza, preoccupata delle sorti del regno di Sicilia, cui si sente legata per nascita e tradizione, aveva designato tutore del giovane sovrano proprio il papa che, troppo impegnato a Roma, non può prendersene cura personalmente e designa così dei delegati che non avranno mai una vera influenza su Federico II. L’infanzia del futuro imperatore è tuttavia ricca di stimoli culturali perché a Palermo vive una realtà culturale estremamente stimolante, unica nel suo genere.

Nella Palermo del 1200, infatti, la monarchia cristiana dei re normanni non aveva disperso la fiorente civiltà islamica che aveva consentito alla città di risplendere nel Mediterraneo e di far parlare di sé tutta l’Europa. I normanni, espressione di una migrazione nordica di guerrieri rudi, erano stati conquistati dal clima mediterraneo ma in particolare dal composito retaggio culturale: greco-romano, bizantino, islamico. Erano diventati italiani e con i sudditi parlavano in italiano, o meglio nei dialetti italici delle Calabrie, una sorta di idioma multiculturale, vero mixer di latino, greco, arabo ed idiomi locali, spesso diversi fra loro.

La vita scorreva felice in Sicilia, più che in ogni altro paese del “mondo civile” dell’epoca. Mondo civile in cui era pratica comune lo sterminio per motivi religiosi in clima di guerra perenne o per dirla colla vulgata di oggi…infinita!

I nordici diventati mediterranei così come altri prima e dopo di loro, regnavano in condizioni di tolleranza ben più ampia e consolidata di quanto potesse risultare dalle leggi, retaggio dei precedenti regnanti. I cristiani di Sicilia, ampia maggioranza ovviamente, non erano così costretti alla rinuncia ed al sacrificio, come i loro correligionari preda delle escatologiche visioni millenaristiche intrise di paura della fine del mondo in specie allo scadere, appunto, del millennio. Le case dei mussulmani di Sicilia erano bellissime. Edificate per la pace, mentre quelle dei latini erano costruite più per la guerra. In queste abitazioni facevano bella mostra di sé fontane, specchiere e laghetti, dove le donne cristiane e mussulmane potevano liberarsi dei veli e vivere le gioie dell’amore, in un tempo in cui per la Chiesa la carne era fonte di peccato!

I mussulmani avevano le tecniche per fabbricare profumi, tingere stoffe, tessere tappeti. Nelle campagne coltivavano piante rare e cotone ed allevavano persino cammelli. Ed ancora conoscevano mille segreti. Da alcuni pozzi presso Palermo estraevano un olio grasso chiamato olio di pietra o petrolio, che incendiato, produceva fuoco, fumo, luce palpitante, ma soprattutto mescolato alla zolfo raccolto ai piedi dell’Etna, creava il “fuoco greco”, formidabile per difendersi dagli attacchi nemici. I dotti mussulmani conoscevano, ed insegnavano a qualche cristiano, la matematica e le scienze mediche. Gli scritti di Pitagora e quelli di Aristotele e discutevano di Bibbia e di Corano con sapienza e fine dialettica. Fu questa l’atmosfera in cui visse fino a quattordici anni Federico II. Quel retaggio culturale di tolleranza ed apertura alla cultura “altra” lo accompagnerà per tutta la vita.

La tutela papale termina il 26 dicembre 1208 e da quel momento Federico II comprende quale sarà la sua missione di imperatore: combattere il potere della Chiesa ed i re ed i comuni che credevano di potersi governare da soli. Non disponendo di adeguate forze dovrà agire d’astuzia anche perché apparentemente molti lo omaggiano ma servendolo lo ostacolano in ogni modo. Significativa è la sua presa di posizione circa la lotta del papato agli Albigesi, gli oggi famosi catari della Francia meridionale. Non potrà aiutarli, ma rifiuta comunque di supportare il papa in quella che qualcuno ha definito, giustamente a nostro avviso, la crociata contro il Graal.

In altre occasioni non sarà affatto tollerante e la scelta di non partecipare al massacro degli Albigesi è influenzata largamente dall’ostilità verso il papato. Alcuni hanno cercato anche di leggerlo alla luce di componenti esoteriche del movimento ereticale in qualche modo conosciute da Federico II per tramite di dotti della sua corte. Su questo mancano però elementi, anche dubbi, di riferimento.

Di recente sono stati ritrovati in Austria circa 200 documenti che riguardano gli ultimi anni di vita di Federico II ed i quattro anni di regno del figlio Corrado IV. Non sono originali ma copie eseguite agli inizi del 1300 provenienti dal convento benedettino di Allerengelberg, che le ha custodite fino a due secoli fa.

Secondo il prof. Josef Riedmann, titolare della Cattedra di Storia Medievale all’Università di Innsbruck e coscopritore assieme all’ex bibliotecario Walter Neuhauser dei documenti, denominati Notulae Rhetoricales Diversae, emerge un ritratto in buona parte noto di Federico con un’accentuata propensione a ritenere il Regno di Sicilia la propria patria di elezione per operare ampie azioni fuori d’Europa. Nel resto dell’impero si sentiva dunque al sicuro?

Paradossalmente in Germania favorì le autonomie, sia dei grandi principi che delle libere città. La sua “Constitutio in favorem principum” é la vera Magna Charta del federalismo germanico.

Nel Regno del Sud, perdonate la libertà di…espressione, segue a conti fatti una politica accentratrice di matrice bizantina ed araba.

Castel del Monte, Andria

Forse oggi qualcuno dovrebbe riflettere su questo tipo di scelte, apparentemente illiberali. Sulla democrazia esportata a suon di bombe e di armi, vere, di distruzione di massa, in paesi come l’Iraq, dove vigono legami clanici assolutamente indissolubili che la modernità non ha scalfito.

Al di là di ogni considerazione ideologica, da cui nemmeno noi siamo immuni ovviamente, Federico II operò una politica di pace come sovrano di un regno posto al centro del Mediterraneo. L’impero bizantino era stato temporaneamente cancellato dalla IV crociata e l’interlocutore era praticamente solo il sultano d’Egitto, discendente dal Saladino e formalmente suddito del califfo di Baghdad.

Su questi temi si discute da secoli ed anche noi torneremo ad offrire idee e riflessioni, speriamo in piena libertà.

Luigi Antonio Fino

Febbraio 2010


Note

[1] Raffaello Morghen, Medioevo cristiano, Bari 1970, pp. 173-174.

[2] Ernst Kantorowicz, Federico II imperatore, Garzanti, Milano, 1976, p.187

[3] G. Cattaneo, Lo specchio del mondo, Milano 1974, p. 137

[4] R. Morghen, op. cit. p. 175.

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