PENSIERO MERIDIANO

 

Editoriale de Il Portale del Sud

Prove tecniche di protettorato

Sono ormai parecchi anni che osserviamo l’evolversi delle istanze separatiste della lega padana seguita a ruota da quelle rivendicate da movimenti o associazioni separatiste o indipendentiste meridionali.

Spingere i meridionali verso l'utopia separatista, promettendo la terra promessa, è un modo per allontanarli dalla realtà e dalle opportunità concrete esistenti. I cambiamenti veri sono quelli che si attuano progressivamente nel tempo con azioni sul territorio meridionale. Il momento attuale, iniziato qualche anno fa, sarebbe favorevole perchè il nord è un sistema vecchio demograficamente e moralmente e l’ondata immigratoria lo porterà al tracollo perché il nord non ha né la dimensione geografica, né una tradizione storica adatta a accogliere e metabolizzare la presenza di culture straniere, come invece sono abituati da secoli il meridione e la Sicilia. È strano che dopo 150 anni di unione forzata, nel momento in cui maturavano i tempi per una alternanza meridionale alla egemonia padana, guarda caso i furbi padani si inventano “la questione settentrionale” e la voglia di indipendenza con annesse origini celtiche, divinità fluviali, ampolle miracolose e mitici Alberti da Giussano e alcuni sprovveduti meridionali ci vanno dietro, con il progetto complementare di secessione del sud. Premesso ciò, leggendo qua e la, ho spesso notato la presenza nei comitati e associazioni separatiste di almeno un rappresentante della lega nord. Spesso il rappresentante è un meridionale padanizzato che “educa” le plebi meridionali al culto del sacro suolo. In verità all’indipendentismo non crede neanche la lega, ma questa utopia è buona per depistare gli oppressi meridionali ansiosi di riscatto.

Al sud chi sostiene tale idea è inconsapevolmente o consapevolmente al servizio della lega, catalizzatore e valorizzatore dei peggiori sentimenti antimeridionali in circolazione.

Se guardiamo al passato osserviamo che ogni qualvolta i meridionali si sono lasciati trascinare e guidare dalle utopie forestiere, si sono aperte delle crepe nella nostra società, che hanno aperto la porta ai nostri nemici e il conto alla fine l’ha pagato l’intero popolo meridionale.

Nel 1799 per esempio, i liberi pensatori sognavano la realizzazione di una Repubblica di stampo francese e per far questo tuttavia non esitarono a colpire i loro concittadini collaborando con lo straniero e aprendo loro le porte. Nel 1848 si iniziò a prendere in considerazione anzicché la nascita di una repubblica indipendente una “dipendenza” sotto la monarchia piemontese, piuttosto che l’indipendenza sotto la monarchia dei Borbone fino ad arrivare al “redde rationem” del 1860, anno in cui il popolo meridionale iniziò a pagare per l’utopia inseguita dagli “indipendentisti” dai Borbone per diventare “dipendenti” e non comprimari dei Savoia.

Nel 1946, dopo aver superato due guerre e un ventennio di dittatura fascista ed esserci liberati finalmente dal regime savoiardo, invece di ricostruire due Nazioni, una al nord e una al sud come le antiche divisioni storiche e sociali avrebbero suggerito, ci accontentammo di rimanere “uniti” in una “repubblica” che ha però consolidato la memoria storica di stampo risorgimentale, tutta tesa a favorire le vecchie regioni egemoni del nord a spese dei territori meridionali e ci sobbarcammo una emigrazione biblica di braccia contadine verso le industrie del rifiorente nord. Oggi gli eredi di chi proponeva 150 e 60 anni fa l’utopia unitarista, vengono a proporre il ritorno all’indipendenza del sud. Un po’ tardi mi pare. Ma l’intento è chiaro. Quello che perseguono è la creazione di protettorati meridionali governati da loro uomini che consentano uno sfruttamento delle nostre risorse materiali e umane senza alcun, seppur blando, controllo da parte di un governo nazionale.

Un esempio? Facile! La proposta degli Indipendentisti siciliani federati (non abbiamo idea di chi siano!) di candidare a governatore di una Sicilia “libera” l’onorevole leghista Matteo Brigandì, nativo di Messina è vero, ma avvocato di Bossi ed eletto deputato in forza Lega nelle Marche. Il Brigandì ha inoltre tutte le carte in regola per “governare”: è già stato condannato, in primo grado, a 2 anni per truffa ai danni della regione Piemonte!

Un affare per le regioni meridionali che una volta acquisita l’indipendenza, ma rimanendo sotto il protettorato padaneo potrebbero dare una mano a risolvere il problema dei rifiuti radioattivi che ancora ci trasciniamo fin dal 1987. Gli USA hanno rifiutato la proposta di smaltimento ed ora si guarda ai paesi dell’Est, Polonia, Romania, Slovacchia, Lituania, Slovenia e Bulgaria, più l’Olanda e l’Italia, il tutto sotto l’egida della Commissione Europea e della European Repository Development Organisation (Erdo). Già nella località slovena di Vrbina è in costruzione un centro di “accoglienza” per scorie a basso livello di radioattività (dello stesso tipo rifiutato dallo Utah, per intenderci) la cui realizzazione è stata approvata dalla comunità dopo il pagamento di 5 milioni di euro a titolo di compensazione.

Quale migliore occasione la creazione di Protettorati “indipendenti” per costruirci anche i centri di smaltimento? Magari facendo la “cresta” sul compenso?

Fara Misuraca e Alfonso Grasso

Luglio 2010

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Gli editoriali del sito sono scritti congiuntamente da Fara Misuraca ed Alfonso Grasso

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