Editoriale de Il Portale del Sud
Sud al bivio
Il capo del Governo si macchiò
ripetutamente durante la sua carriera di delitti che, al cospetto di un
popolo onesto, gli avrebbero meritato la condanna, la vergogna e la
privazione di ogni autorità di governo. Perché il popolo tollerò e
addirittura applaudì questi crimini? Una parte per insensibilità morale,
una parte per astuzia, una parte per interesse e tornaconto personale.
La maggioranza si rendeva naturalmente conto delle sue attività
criminali, ma preferiva dare il suo voto al forte piuttosto che al
giusto. Purtroppo il popolo italiano, se deve scegliere tra il dovere e
il tornaconto, pur conoscendo quale sarebbe il suo dovere, sceglie
sempre il tornaconto.
Così un uomo mediocre, grossolano,
di eloquenza volgare ma di facile effetto, è un perfetto esemplare dei
suoi contemporanei. Presso un popolo onesto, sarebbe stato tutt’al più
il leader di un partito di modesto seguito, un personaggio un po’
ridicolo per le sue maniere, i suoi atteggiamenti, le sue manie di
grandezza, offensivo per il buon senso della gente e causa del suo stile
enfatico e impudico. In Italia è diventato il capo del governo. Ed è
difficile trovare un più completo esempio italiano.
Ammiratore della forza, venale,
corruttibile e corrotto, cattolico senza credere in Dio, presuntuoso,
vanitoso, fintamente bonario, buon padre di famiglia ma con numerose
amanti, si serve di coloro che disprezza, si circonda di disonesti, di
bugiardi, di inetti, di profittatori; mimo abile, e tale da fare effetto
su un pubblico volgare, ma, come ogni mimo, senza un proprio carattere,
si immagina sempre di essere il personaggio che vuole rappresentare.
[Elsa Morante, Opere, vol. I,
Mondadori (Meridiani), Milano 1988, L-LII.) N.d.R. Qualunque cosa
abbiate pensato, il testo è del 1945 e si riferisce a Mussolini].
Parte 1ª
(vai alla Parte 2ª)
Il decreto salva liste
Che dire?
Ormai il partito del “fare” ha distrutto quello che rimaneva del senso
dello Stato. Le regole, le leggi alle quali tutti quanti cerchiamo di
ubbidire esistono solo per i deboli, i potenti e i ricchi possono invece
ricorrere all’arbitrio o alla interpretazione strumentale.
In un paese democratico le leggi, devono essere rispettate da tutti,
soprattutto dagli stessi politici che le hanno fatte. Non è accettabile
la logica che le leggi sono inderogabili per i nemici e per i subalterni
e si interpretano a convenienza per gli amici, perché questa è la
fine dello stato di diritto.
Nel Molise, nel 2001 il Tar accolse il ricorso di Forza Italia,
chiudendo in anticipo la legislatura regionale di Giovanni di Stasi
(Ulivo), che aveva vinto le elezioni. Alcune firme non riportavano il
tipo di documento utilizzato per il riconoscimento ma solo il numero. I
giudici del tribunale amministrativo prima, e il Consiglio di stato poi.
A chi protestava per il sovvertimento del risultato dell'urna, i
berluscones risposero di "maldestro tentativo di delegittimare la
giustizia o peggio di intimidire i giudici".
Di fronte all'incapacità ed alla sciagurata cialtroneria di Berlusconi e
dei suoi gruppi dirigenti regionali, che non sono riusciti a presentare
regolarmente le loro liste, l'unica via da seguire era quella
dell’umiltà e dell’ammissione di colpa, cercando al contempo la
riammissione nell’ambito della legalità, in ossequio a quanto sostenuto
nel caso Molise. Ciascuno ha infatti diritto di fare dei ricorsi e vi
sono dei magistrati deputati a decidere in vari gradi di giudizio.
Berlusconi ha invece tentato di stravolgere il procedimento democratico,
utilizzando un apposito Decreto Legge: così semplicemente si uccide la
democrazia liberale.
Il fatto che poi si dica che le regole sono cose secondarie rispetto
alla sostanza indica il baratro in cui ormai il nostro Paese è arrivato.
Ancora più scellerato è l’urlìo vittimistico che proviene dalla
maggioranza governativa, che cerca di rovesciare le responsabilità (su
chi?) del guazzabuglio combinato con le liste regionali, nel patetico
tentativo di nascondere la propria incapacità.
“La democrazia è a rischio”, ulula Daniele
Houdini
Capezzone, la cui stessa esistenza testimonia perché in Italia le cose
vadano male.
In questa dichiarazione traspare tutta la
prepotenza della destra politica egemone e la mancanza del senso del
ridicolo che la contraddistingue. L’esclusione delle liste del Pdl dalla
prossima competizione elettorale nella provincia di Roma viene vista dai
berlusconiani come un atto odioso e liberticida. Come se fossero state
le famigerate toghe rosse o gli spettri dei comunisti ad aver causato il
danno e non l’insipienza e l’incapacità del cavaliere e dei suoi
collaboratori.
Il disastro delle liste non presentate nel Lazio perché fuori tempo
massimo o presentate con errori in Lombardia evidenzia i difetti e il
pressappochismo del partito del predellino. Il “governo del fare” si è
rivelato ancora una volta incapace di fare qualcosa di buono. D’altra
parte, che fosse uno slogan senza senso quello “del fare”, era già
ampiamente dimostrato dal fatto che in quindici anni non c’è uno, che
possa dirsi uno, provvedimento, atto o realizzazione del berlusconismo
degno di essere ricordato o, semplicemente, menzionato. Il cavaliere è
sceso in politica per liberarsi dai propri guai giudiziari, turlupinando
la credulità popolare, mettendo in pratica il programma della famigerata
loggia P2 di cui era accolito.
La discussione viene così incanalata dai
berluscones, in malafede, sulla possibilità o meno di privare gli
elettori di una componente partitica fondamentale. In realtà bastava
avere il coraggio di pronunciare tre paroline semplici: rispetto
delle regole.
Se una lista si presenta in ritardo o
incompleta, come qualsiasi altro atto pubblico e/o privato, non c’è
motivo di invocare i motivi di sicurezza nazionale o di maledire le
toghe rosse, sarebbe stato molto più saggio prendersela con il
responsabile che ha candidamente dichiarato di aver fatto tardi per
mangiarsi un panino (o, più verosimilmente, ha dovuto all’ultimo momento
cambiare nomi e raccogliere firme fasulle).
Ma nell’Italia dell’era Berlusconiana il
confine tra l’abuso di potere e il capriccio del più forte, è ormai
invisibile. Il provvedimento legislativo coniato ad hoc per rimediare
agli errori di quattro politicanti improvvisati poteva essere la goccia
per far traboccare il vaso del ridicolo. Invece, grazie anche a un Capo
dello Stato di cui non si può parlare male perché il sonno degli anziani
è sacro, è diventato argomento da agenda politica. Il “chiagni e fotti”
berlusconiano all’indomani del rigetto da parte della Corte
Costituzionale è stato incassato: Napolitano evidentemente non se l’è
sentita di resistere ad un’altra sfuriata animalesca dei media
berluscones (lo si può dedurre da quanto scritto dallo stesso Napolitano
nel suo messaggio di “spiegazioni”) ed ha controfirmato il decreto.
Nei
paesi democratici, anche l'operato del Presidente della Repubblica è
sottoposto alle critiche dell'opinione pubblica. In Italia invece può
farle indebitamente e violentemente solo Berlusconi. Se altri osano,
magari a ragione e democraticamente, è lesa maestà. Quella che
poteva essere una indimenticabile baggianata è
stata così trasformata in una cosa seria. Con l’avallo a questo
decreto-vergogna, il Capo dello Stato dice in pratica che, dovendo
scegliere fra il rispetto della legge ed imporre una lista che non si è
presentata per propria colpa, egli sceglie di rompere le regole perché
sono una “forma”! Ma tutte le leggi sono una “forma”, anche la
Costituzione è una “forma” perche è fatta di regole. E, come dice
Tabucchi, “ se si rompono le regole della Costituzione si rompe la
Costituzione”. Tanto per non disturbare Aristotele.
Alla luce di quanto sta succedendo e dei comportamenti
a cui stiamo assistendo vorrei rassicurare i nostri lettori:
non siamo in dittatura, i dittatori prendono
molto sul serio il popolo e le sue reazioni: altrimenti non
ricorrerebbero a epurazioni ed a condanne a morte. Siamo in un circo
equestre tra pagliacci ed equilibristi ubriachi che poco si curano del
loro pubblico di bambini.
Governo del fare?
Come accennato, quello “del fare” è solo
uno slogan senza il minimo collegamento alla realtà. In tanti anni, il
berlusconismo non ha realizzato alcunché di degno di nota. La famosa
spazzatura di Napoli è sparita quando sono entrate in funzione le nuove
discariche, da tempo in costruzione, non un minuto prima. L’inceneritore
di Acerra doveva essere in funzione nel 2004, se allora i berluscones
avessero rispettato i programmi. Bassolino c’era prima e c’è adesso, è
credibile che tutti la facciano franca, da Lunardi ad Impregilo, e che
il solo colpevole sia Bassolino?
L’Aquila è ancora in macerie, le
costosissime “casette di Berlusconi” la hanno trasformata in
città-periferia. Una scelta al dir poco scellerata, che favorisce i
costruttori-sciacalli a danno di un patrimonio storico, artistico e
culturale di inestimabile valore. Chi dovrebbe occuparsene? La lega Nord
al governo che odia il Sud? Bortolaso a cui imprenditori “fortunati”
mettono a disposizione fuori orario un intero centro relax?
Cos’altro ha fatto il berlusconismo in 15
anni? Non ha abbassato le tasse perché la pressione fiscale è al massimo
storico. È intervenuto in fretta e furia sull’ICI perché la gente non si
potesse accorgere che era già stata tolta da Prodi… Che caspita ha fatto
Berlusconi in tutto questo tempo e con le ampie maggioranze che si è
regalato con le sue stesse leggi?
Inciso d’obbligo
Come in tutti gli editoriali del sito,
anche in questo riprendiamo un argomento essenziale dal nostro punto di
vista, anche a rischio di passare per noiosi! Nelle elezioni europee
2008, le ultime in cui si poteva accordare la preferenza ad un
candidato, Berlusconi si è presentato in tutte le circoscrizioni,
dichiaratamente per ricevere un’investitura popolare plebiscitaria. Una
candidatura illegittima, perché Berlusconi non poteva andare a
Strasburgo. Ebbene, l’uomo di Arcore ha racimolato solo 2,7 milioni di
voti di preferenza, pari all’8,27% degli elettori: suo peggior risultato
di sempre. Da allora, i sondaggi lo danno in ulteriore calo. Fu il
segnale di come l’elettorato non intendesse abbandonare il sistema
costituzionale che, sorto sulle macerie e le stragi del fascismo, ha
assicurato all’Italia pace, progresso e benessere. Alle politiche 2006,
la maggioranza degli Italiani (51%, almeno fino a quando anche la
aritmetica diverrà un’opinione!) non ha votato per Berlusconi e per
xenofobi anti-meridionali leghisti. Essi hanno ottenuto semplicemente la
migliore minoranza che, se da una parte li autorizza a governare,
impegna gli oppositori a cercare di farli cadere con ogni mezzo
democraticamente lecito.
Per intenderci, tra i mezzi
democraticamente leciti, non vi è la compravendita di senatori che ha
permesso al Berlusconi, dotato dei più facoltosi mezzi, di comprarsi la
fine anticipata della passata legislatura.
Campania infelix e nucleare
In Campania, in queste prossime elezioni
regionali, ritroviamo (ahimè!) tante facce note.
Mastella e signora. Ciriaco de Mita.
Cirino Pomicino. De Gregorio… Tutti insieme, tutti a destra! Il vecchio
che avanza, anzi incalza! Nelle liste della destra c’è un po’ il peggio
di tutto: transfughi professionisti della “poltrona”, voltagabbana
incalliti, traditori prezzolati, inquisiti per camorra, fascisti
dichiarati, palazzinari abusivisti. Ovviamente ci sono anche delle
persone passabili, ma pur sempre berluscones e quindi alleati della Lega
Nord antimeridionale. Ai nostri occhi una macchia indelebile, e colpisce
che uno come De Mita, fino a poco tempo fa acerrimo nemico dei
berluscones e dei leghisti (ricordiamo ancora un suo appassionato
intervento contro la famigerata Devolution alla Camera), alla sua età si
schieri con fascisti, leghisti e marmaglia varia! Non sarebbe stato
meglio, per lui, mantenere la dignità?
Caldoro aveva proprio 'stà necessità
impellente di infarcire le proprie liste di tanto lordume? La signora
Mastella continuerà a fare “il presidente del consiglio” (magari in
galera) passando leggiadramente (si fa per dire) da sinistra a destra?
Saranno sempre lei ed il marito a scegliere i primari degli ospedali?
Il compito di De Luca è arduo ma, a questo
punto, non è solo il candidato del centrosinistra, ma rappresenta
l’unica speranza per disfarsi di una certa lercia classe politica
campana, clientelare e parassita, che mira a riciclarsi attraverso la
destra “acchiappa tutto”.
Polverini e Caldoro sono favorevoli al
nucleare. La centrale si farà, a quanto è trapelato, a Latina. Là dove
una volta sorgeva il confine dell’Antico Regno di Sicilia. La Lucania
dovrà ospitare le scorie radioattive…
Si può ancora scegliere, ma occorre
liberarsi dai pregiudizi e non dare più credito allo sciagurato omino di
Arcore, ai suoi slogan, ai suoi adepti. Questo è il momento di farlo.
Grecia docet
La Grecia, dopo dieci anni di allegra
amministrazione di destra è fallita. Ora tocca alla sinistra rimediare e
salvare il salvabile. Un po’ come successe in Italia negli anni ’90 dopo
gli anni di Craxi. Un po’ come accadrà in Italia alla termine del
berlusconismo, erede anche negli uomini della “Milano da bere”.
Magari in Grecia, tra qualche anno, dopo
che la sinistra avrà rimesso a posto i conti, qualcuno potrà comodamente
prendere il potere al gratuito grido “meno tasse per tutti”. Noi
italiani l’abbiamo già vissuto e sofferto. Adesso basta!
Fara
Misuraca ed Alfonso Grasso
marzo
2010
Fine Parte 1ª
(vai alla Parte 2ª)
Gli editoriali del sito sono scritti congiuntamente da Fara
Misuraca ed Alfonso Grasso