Marco
Dolcetta, giornalista, scrittore e autore d’importanti serie televisive
sul Terzo Reich, torna alla ribalta con un altro consistente lavoro dopo
quello sul Nazionalsocialismo esoterico pubblicato per
Castelvecchi. Il libro include anche un’interessante postfazione
sviluppata da Giorgio Galli, che conclude con una congrua riflessione
sul postmoderno. In questo nuovo saggio si percorrono vie molto più
tangibili, a partire dalle numerose interviste ed indagini
giornalistiche portate avanti dall’autore, ma la leggenda non viene mai
meno, incontra la storia e si fa sintesi e spunto per importanti
considerazioni. Le strade che si diramano alla volta dell’ipotetico
“Quarto Reich”, sembrerebbero più che mai trasversali e pericolosamente
concrete nel loro forgiarsi attraverso la “mitostoria”. Apparati
economici e servizi segreti sono le principali risorse usate per operare
nel “sole nero”, quello dell’attesa, pianificando il tutto prima della
fine della guerra nel saldo riferimento dell’archetipo innescato nella
leggenda. Simon Wiesenthal, colloquiando, precisa come i nazisti fossero
“assassini rapinatori”, tanto da giustificare un’enorme ricchezza
sottratta durante la loro espansione. La Rete Gehlen con la Cia, Bormann
e Muller con il Patto di Varsavia, Skorzeny che funge da ponte tra USA,
Peron e Franco, ma anche figure come Alois Brunner a Damasco e altresì
in Egitto con Nasser, lasciano intendere quanto vasto e potente sia
l’operato spionistico lasciato sulle orme del Führer. La Maison Rouge
è il luogo storico dove industria tedesca e partito nazista posero le
basi organizzative del loro dopoguerra. Si parte dalla storia, quella
degli ultimissimi giorni, dall’oggettiva incertezza sulla fine del
Führer, per arrivare agli indizi di fuga e gli omessi confronti
scientifici sulle poche prove certe rimaste. Dönitz, imprevisto
successore, e le vicende degli ancora efficienti U-Boot traghettano le
fondamenta per quella che sarà meglio nota come organizzazione della
“rete di Odessa”. Il continente latinoamericano, da lungo tempo al
centro delle attenzioni naziste, ne divenne anche la principale
destinazione nella disfatta. Il Paraguay di Stroessner, a lungo
considerato il paradiso dei fuggitivi, è già antica patria oltre la
patria delle comunità dei mennoniti, dell’embrionale utopia ariana, e
vede il passaggio, tra gli altri, di personaggi come Mengele, “l’angelo
della morte”. L’Argentina di Evita - inquietante trait d’union
tra Peron e i nazisti - manovra capitali in Svizzera e lì affiora il
profilo di Genoud, banchiere elvetico, già prodigo di missioni in
oriente per conto del Führer. Il faccendiere contatta Ami al-Husseini,
muftì di Gerusalemme “che contribuisce a creare due divisioni SS di soli
musulmani”, ma anche Bose in India, integralista indù della prima ora.
Con le migrazioni dei cervelli del Terzo Reich, non saranno solo Stati
Uniti e Unione Sovietica a giovare di accresciute prospettive di ricerca
spaziale. Attraverso Richter, infatti, l’Argentina tenterà un’impennata
da superpotenza entrando persino in programmi nucleari che falliranno
prematuramente per mancanza di un’adeguata struttura industriale. Una
ravvicinata replica, in questo senso, sono i tentavi nel campo
missilistico operati dagli egiziani negli anni Cinquanta. Ricche di
significativi dettagli sono le interviste incluse con Leon Degrelle e
Horia Sima, entrambi personaggi con radici tra il cattolicesimo più
integralista e il mito nazista. Rocambolesco, romantico e ridondante,
fino a confondersi con lo stesso Hilter nel suo epico avventurismo che
lo vide, infine, approdare in Spagna, è il profilo che contraddistingue
lo stravagante “mancato figlio di Hilter”. Sima, protagonista della
stagione nazional-legionaria rumena, arriva a teorizzare un vero e
proprio stato teocratico con tanto di monaci guerrieri. Insieme
costituiscono le due icone di riferimento dell’estrema destra
internazionale degli anni Settanta. Il regime franchista ne diverrà il
punto d’incontro per vecchie e nuove generazioni. Basti pensare che,
nella già evoluta e democratica Spagna di Juan Carlos dei primi anni
Ottanta, spille, bandierine e svariata chincaglieria nazista sono ancora
in vendita pressoché ovunque. Affascinante e allarmante è lo studio
dell’ “hitlerismo esoterico” da parte di Miguel Serrano, filosofo,
scrittore, poeta e diplomatico cileno, che, a sua volta intervistato,
parla di cadaveri di monaci buddisti rinvenuti nel bunker di Berlino e
di segreti sulla clonazione. Il Cile, poi, riporta a “Colonia Dignidad”,
già comprata dai nazisti nel ’43, definibile come vera e propria isola
extraterritoriale controllata da Paul Shaffer. Sul piano culturale,
figure come quella di Leo Strauss, allievo di Carl Schmitt, ma anche
ebreo costretto a fuggire negli Stati Uniti, configurano la filosofia
politica di uno stato autoritario e decisionista che, a quanto pare, è
anche parte formativa di Bush e di un’intera generazione di conservatori
americani. Il filo conduttore con l’est, a partire dal patto
Molotov-Ribbentrop del ‘39, ha tentacoli d’intelligence anche dopo
l’“Operazione Barbarossa”; supporterà, poi, la resistenza comunista
nell’Europa occidentale dell’immediato dopoguerra per facilitare
l’accesso a vie di fuga come la Grecia e l’Italia. Quest’ultima, nel
’46, conoscerà anche l’amnistia di Togliatti, accanto alle misericordie
vaticane. Oltre ai Sette anni in Tibet, c’è un “mondo perduto”
nel cuore dell’Antartide che addirittura sfocia nel fantastico con gli
“ufo nazisti” e prende forma dalla storia delle missioni che, nel ’39,
portarono anche qui gli artigli della croce uncinata. Altrove, lo stesso
Dolcetta, fa riferimento anche ad una più incredibile spedizione di sola
andata su Marte. Simili leggende, dall’inverosimile, lasciano spazio
alle più folli inventive, tanto biologiche quanto astrali, che partono,
rispettivamente, da Auschwitz e dalle V2. Ciò che emerge, in sostanza, è
un vivido disegno di un’"internazionale nazista" che, nelle
contrapposizioni tra imperialismo, economie emergenti e mondo islamico,
gioca tuttora un ruolo determinante accrescendo tensioni anche se
operante tra maturate frammentazioni. Di fondo, ma anche di fatto, resta
quel potente coagulante della mitopoiesi, frutto della stessa mistica
del nazismo. E’ Singolare che Goebbels, nel libro Das Reich, già
scriveva “la terza guerra mondiale comincerà nel 1948”; forse neppure
immaginava risvolti da guerra fredda, ma non per questo è tornata meno
congeniale nella strategia di covare tensioni regionali poi degenerate
in veri e propri nodi di crisi mondiale. Resta la strana coincidenza tra
il suicidio di Himmler e il piano “Operazione Impensabile” respinto da
Churchill, che suggeriva un attacco contro i Sovietici riciclando i
tedeschi. Monito della storia, ma anche epitaffio adottato dalla signora
Gertrude Herr, un verso del poeta nazista Anacker: “Chi non si è dato
per vinto non ha perso”.
Enrico
Pietrangeli
Marco Dolcetta
Gli spettri del Quarto Reich
BUR 2007 9,80
Euro
La pagina
è stata realizzata con testi ed immagini inviatoci da
Enrico
Pietrangeli, dicembre 2008 |