A quasi dieci anni di distanza dal suo primo volume
dedicato all’Ofanto, il «primo vero fiume della Puglia» cantato da
Orazio, R.M. Dellisanti compie un’analisi a 360 gradi sulla condizione
attuale della valle del bacino idrografico, evidenziando criticità e
opportunità del sistema fluviale. Dalle documentazioni di dati e atti
normativi e dalle ricostruzioni storiche, l’Ofanto emerge come un fiume
‘malato’, che necessita di cure urgenti. L’aggressione ambientale che
l’uomo ha perpetrato negli ultimi decenni ai danni del corso d’acqua è
stata silenziosamente avallata dalla politica e dalla burocrazia. Le
straordinarie risorse economiche che uno sviluppo sostenibile può
offrire a questo territorio sono ora rilanciate dal Parco fluviale
regionale del fiume Ofanto, approvato dopo un travagliato iter
legislativo dal Governo Regionale, le cui sorti vengono adesso affidate
alle capacità e alla consapevolezza del «popolo della valle».
Autore
Ruggiero Maria Dellisanti è nato a Barletta nel 1954 e si
è laureato nel 1978 in Scienze geologiche presso l’Università degli
Studi di Bari. Nel tempo, la sua professione di geologo, esercitata con
passione per la conoscenza e la tutela del territorio, associata ad una
intensa attività didattica come docente di Geografia economica in un
Istituto Tecnico Statale, lo ha portato ad impegnarsi sempre di più
nella tutela del fiume Ofanto. Per le sue competenze professionali ha
ricoperto l’incarico di consulente del magistrato inquirente
nell’operazione “Fiume rubato”. Come docente, è riuscito a trasmettere
ai suoi studenti la passione per l’ambiente e il territorio. Autore di
saggi, è stato relatore in convegni a tematica ambientale. Come geologo,
ha affidato alla storia, con il suo nome, un gruppo di sei cavità
carsiche scoperte nel territorio di Minervino Murge.
Ofanto, una risorsa ignorata
Rappresenta una risorsa per l'intera valle, in grado di
riunire e non di dividere gli interessi e le economie di un territorio
dalle enormi potenzialità, moltissime delle quali ancora del tutto
inesplorate.
Abbiamo rivolto cinque domande a Ruggiero M. Dellisanti,
autore del libro «Le risorse dell'Ofanto» con il sottotitolo «Economia e
Ambiente nella valle del Fiume» (Stilo Editrice)
Perché un nuovo libro sul fiume Ofanto?
Quando, nel mio primo omaggio al fiume, con il volume
Ofanto «Carpe diem», ho coniato la frase: «Il fiume Ofanto è l'unico
vero fiume della Puglia», ho ritenuto di dare un contributo alla
comprensione della geografia della regione Puglia, essendomi reso conto
che del nostro territorio, purtroppo, si ha una conoscenza molto
superficiale e frammentaria, dell'intero ambiente idrografico. Oggi mi
accingo a dimostrare come il fiume possa e debba essere considerato una
risorsa per l'intera valle, in grado di riunire e non di dividere gli
interessi e le economie di un territorio dalle enormi potenzialità,
moltissime delle quali ancora del tutto inesplorate. Credo che la
prossima frase che i media dovrebbero rilanciare, se si vuole dare
continuità e futuro alla nostra terra, sia: «Il fiume Ofanto rappresenta
una grande risorsa, oggi ancora inesplorata, per la regione Puglia e per
l'intero bacino».
Quali le novità di rilievo, presenti in questa
pubblicazione?
Il libro illustra in maniera puntuale e dettagliata
alcune delle innumerevoli risorse esistenti nella valle dimostrandone
anche analiticamente i punti di forza che necessariamente ruotano
intorno alle variegate forme del turismo alternativo, lontano dai grandi
flussi di massa, ma in grado di generare potenzialità di sviluppo oggi
inimmaginabili. Purtroppo visioni miopi tese a tutelare l'interesse
privato a discapito dell'interesse pubblico condannano questa forma di
sviluppo a rivestire un ruolo marginale nel processo produttivo. La
risorsa parco, con il parco regionale ambientale ed il parco dei
tratturi, è una delle tante risposte che il libro è in grado di
presentare nel vasto panorama delle potenzialità turistiche ancora tutte
da esplorare.
Il fiume è ormai, dai più, considerato come un malato in
coma irreversibile. Condivide questa affermazione?
Io non considero il fiume Ofanto in coma. Anzi, per me,
il fiume è sempre più vivo e vitale e non mi meraviglierei se uno di
questi giorni si risvegliasse dal suo lungo torpore per esondare con la
forza di un toro, così come il poeta Orazio lo definisce «tauriformis
Aufidus», ed irrompesse violentemente nella campagna circostante
riappropriandosi in pochi attimi di tutto quello che l'uomo gli ha
sottratto. Certo, in quel caso potremmo piangere dei morti, come è
accaduto recentemente per il terremoto dell'Aquila, ma la colpa non è
del fiume, non è del terremoto. Le responsabilità sono da ricercare
nella nostra superficialità e cupidigia. La colpa dei morti, negli
eventi naturali, per la stragrande maggioranza dei casi è solo la
nostra.
I cambiamenti climatici in atto possono influire
sull'assetto idrogeologico del bacino?
Sicuramente i cambiamenti climatici potranno influire in
modo rilevante sull'andamento del fiume. È bene ricordare come nel
bacino idrografico del fiume sono stati costruiti, negli ultimi quaranta
anni, ben otto invasi artificiali, alcuni di piccole dimensioni ma altri
di grandi dimensioni come l'invaso del Locone o quello di Conza della
Campania e, senza essere profeta di sventura ma soltanto per essere
realisti, se uno di questi invasi dovesse cedere o se dovesse essere
oggetto di un attentato terroristico o, semplicemente, se le paratie
dovessero essere aperte perché l'invaso è troppo pieno, si produrrebbe
un onda di piena verso valle che sommata ad un livello già alto
finirebbe per fare esondare il fiume attraverso un sistema di arginature
che è forato in più punti e che andrebbe potenziato e salvaguardato.
Oggi la situazione è particolarmente a rischio per gli agricoltori che
operano in prossimità dell'alveo, ma soprattutto per coloro i quali
vivono nei villaggi turistici costruiti in prossimità della foce.
L'area della foce, oggi parco naturale regionale, quali
prospettive di sviluppo è in grado di generare?
La foce del fiume, con la sua area umida ha rappresentato
per millenni il luogo di sosta dell'avifauna di passo sulle rotte
migratorie. L'area umida della foce ha rappresentato per migliaia di
uccelli una specie di autogrill nel quale sostare lungo le grandi rotte
migratorie. L'intento del parco regionale, la creazione delle zone SIC e
delle zone Zps, avevano proprio il compito di tutelare e salvaguardare
questa importante oasi. Oggi con gli ultimi provvedimenti della Legge
Regionale 16 marzo 2009, n. 7, si è perso oltre il 40 % dell'originale
perimetro. Alcuni tratti hanno perso la «zona due», che fungeva da
cuscinetto, e questo potrà permettere ai cacciatori di appostarsi sul
bordo esterno, non coperto, quindi, da alcuna norma di tutela, e sparare
in assoluta tranquillità e legalità. Anche gli agricoltori hanno perso
l'enorme occasione di poter veicolare il proprio prodotto attraverso il
«marchio parco dell'Ofanto», quale opportunità concreta di sviluppo per
le proprie colture. Alla fine il Parco risulterà l'ennesimo Ente che non
produrrà nulla se non incarichi e poltrone. La speranza è che attraverso
il libro si possano generare, in chi legge, sentimenti in grado di far
crescere una coscienza nei confronti di un ambiente dalle enormi
risorse, ma poco tutelato.
Lucia Angiulli (20 Aprile 2009
http://www.vglobale.it/)
Ofanto, prevenire i rischi
per portare sviluppo
Martedì 21 Aprile 2009 09:54 Corriere dell'Ofanto Online
Barletta - Il recente terremoto di L’Aquila ha dimostrato
a tutta Italia quanto importante possa dimostrarsi la prevenzione nei
casi di improvvisi disastri. Eppure in Puglia, nei pressi della foce del
fiume Ofanto, già dal 2006 il capo della Protezione Civile, Guido
Bertolaso, insieme al ricercatore e geologo Mario Tozzi, hanno messo in
guardia le Amministrazioni locali circa la realizzazione di opere
urbanistiche a ridosso del letto del fiume, ma rimanendo inascoltati.
Eppure tutte le ricerche ritengono altamente probabile un’esondazione
dell’Ofanto proprio nella zona della foce nei prossimi anni, e le prime
avvisaglie si sono già manifestate lo scorso inverno.
È questo solo uno degli aspetti rimarcati da Ruggiero
Maria Dellisanti nel suo nuovo libro dal titolo Le risorse dell’Ofanto.
Economia e ambiente nella valle del fiume (pp. 208, euro 16) pubblicato
dalla Stilo Editrice. Il geologo barlettano torna dunque a occuparsi del
più lungo fiume della Puglia cantato da Orazio, e lo fa tracciando con
precisione i due poli opposti del rischio ideogeologico e della
valorizzazione del territorio della valle del fiume dai quali dipende il
futuro dell’Ofanto. Il fiume è sottoposto all’aggressione antropica da
circa trent’anni, ma né la magistratura né lo status di “area protetta”
hanno finora salvaguardato l’ambiente dal rischio di disastri
ambientali. Il tutto nel silenzio quasi generale delle Amministrazioni
locali preposte alla tutela del territorio ofantino.
D’altra parte, Dellisanti indaga minuziosamente le
straordinarie opportunità che un’economia sostenibile offre nel
territorio del bacino idrografico dell’Ofanto, dalla sorgente in Irpinia
fino alla foce nella Bat, attraverso una molteplicità di itinerari
turistici a basso impatto ambientale. Opportunità per creare ricchezza
che il nuovo parco regionale potrebbe far decollare definitivamente, se
venissero meno le resistenze, talvolta aggressive, di lobby che mirano
all’utilizzo di quelle aree a fini edilizi o per la collocazione di
nuovi siti inquinanti. Uno sviluppo del bacino dell’Ofanto è dunque
possibile, se solo la popolazione che ne abita la valle ne diventasse
pienamente cosciente. (http://www.corriereofanto.it)
La
recensione
apparsa sul giornale BarlettaLive.it il 15/09/2009 (pdf)
il
link
al
video di presentazione
La recensione pubblicata sul quotidiano
Barisera
il 21 settembre 2009 (jpg)
Intervista/recensione
del "Corriere
del Mezzogiorno" di Mercoledì 30 Settembre 2009
Ruggiero
Maria Dellisanti
Le Risorse
dell’Ofanto
Economia e
ambiente nella valle del fiume
Stilo
Editrice, marzo 2009, Collana vita sociale. ISBN 978-88-87781-97-7 pp.
208, cm 14x21, ill. € 16,00 |