Prima dell'Unità, ciascuno degli Stati italiani aveva avuto una propria politica fiscale e, pertanto, diverse erano le condizioni delle finanze ereditate dal Regno d'Italia. Se ad esempio consideriamo i due regni più importanti, quello di Napoli era finanziariamente solido, con un debito pubblico scarso e imposte non gravose e ben armonizzate, e un servizio di tesoreria semplice ed efficiente; al contrario, nel regno di Sardegna le imposte avevano raggiunto livelli molto elevati, il regime fiscale presentava delle sovrapposizioni, fatte spesso senza criterio, e il debito pubblico era assai forte.
1859 milioni di lire |
attivo |
passivo |
Piemonte |
--- |
91,00 |
Toscana |
--- |
14,00 |
Sicilia |
--- |
3,00 |
Lombardia |
28,30 |
--- |
Parma, Modena e Romagne |
26,40 |
--- |
Napoli |
9,00 |
--- |
Gli anni 1859-1860 richiesero al Piemonte spese straordinarie per sostenere la guerra, che furono coperte ricorrendo ai prestiti.
spese per la guerra del 1859 = 263 milioni
indennità all’Austria = 180 milioni
indennità alla Francia = 80 milioni
Allo scopo di reperire i finanziamenti furono emessi vari prestiti, tanto dal Piemonte che dai Governi Provvisori:
- 21 febbraio 1859: 50 milioni
- 11 e 28 ottobre 1859: 100 milioni
- 12 luglio 1860: 150 milioni
- governo provvisorio delle Romagne: 28 milioni
- governo provvisorio della Toscana: 53 milioni
- governo prov. di Napoli e Sicilia: 39 milioni
totale 1859-1861: 405 milioni
Ma le spese livitarono enormemente senza controllo, tanto che Bastogi, primo ministro delle finanze del regno d'Italia, presentò nel 1862 al Parlamento un debito pubblico unificato (riferito al 1861) di 2.374 milioni, così ripartiti tra le regioni:
Stati sardi: 1292 milioni |
Lombardia: 152 milioni |
Parma: 12 milioni |
Modena: 18 milioni |
Romagna: 19 milioni |
Marche: 5 milioni |
Umbria: 7 milioni |
Toscana: 139 milioni |
Napoli: 522 milioni |
Sicilia: 209 milioni |
Cominciò quindi il riordino delle finanze e venne emanata una legge che aboliva le precedenti tasse sugli affari sostituendole con:
1) tassa di registro
2) tassa di bollo
3) tasse ipotecarie
4) tassa di manomorta
5) tasse sulle società industriali e di assicurazione
6) tassa sull'emissione di biglietti o buoni in circolazione
Poco dopo veniva elevato il prezzo di vendita del sale a lire 30 per quello comune, lire 40 per il raffinato; inoltre era imposto il bollo sulle carte da gioco.
Quintino Sella, succeduto al Bastogi, per ridurre il debito propose:
1. di cedere all'industria privata la costruzione della ferrovia (annunciava che era già stato concluso un accordo per le ferrovie napoletane e che altri contatti erano in corso);
2. di alienare i canali del Po posseduti dal demanio;
3. di trasferire al demanio i beni ecclesiastici e alienarli assieme ai beni demaniali non destinati a uso pubblico.
Il terzo ministro delle finanze, Minghetti,
ideò un piano che avrebbe dovuto portare al pareggio in quattro
anni.
Dal 1861 al 1870 lo stato alienò rendite pari 2.692 milioni, lasciando un debito del valore nominale di 3.950 milioni. Inoltre furono emessi buoni del tesoro per un valore di 3.659 milioni a un saggio medio annuo del 5,45%, pagando nel decennio 2.826 milioni di interessi.
Nel decennio fu pure iscritta nel libro del debito pubblico rendita per 263,2 milioni, pari a un valore capitale di 5.265 milioni, ripartito come riportato nella tabella che segue:
in milioni di lire |
capitale |
rendita |
Per le ferrovie Unificazione antichi debiti 5 e 4% Cassa ecclesiastica, fondo culto ecc. Indennità all'Austria e spese di guerra Finanza Varie
|
213,6 1837,0 466,2 201,3 2524,0 23,4
|
10,7 81,9 23,3 10,1 126,2 1,2
|
totale |
5625,5 |
253,4 |
Il pagamento degli interessi sul debito rimase la voce di spesa più rilevante del decennio (ed anche di quelli a seguire). Le assegnazioni ai ministeri furono le seguenti:
Ministero delle finanze:
-
1861: 299 milioni
-
1868: 793 milioni
-
1870: 688 milioni
Ministero della guerra: una spesa media di 194 milioni annui
Ministero dei lavori pubblici:
-
93 milioni annui di cui poco meno della metà per sovvenzioni chilometriche alle ferrovie nazionali
-
60 milioni per opere idrauliche e bonifiche
-
67 milioni per porti e fari
Ministero dell'interno: media di 54,7 milioni annui
Ministero della marina: 51,1 milioni
Ministero di grazia e giustizia: 32,8 milioni
Ministero dell'istruzione: 15,4 milioni
Ministero dell'agricoltura, industria e commercio: 8 milioni
Ministero degli esteri: 4 milioni. |