Nasce a
Napoli nel 1696 e si accosta giovanissimo alla
bottega di Domenico Viola; nel 1708 è già a studio da
Francesco Solimena, del quale apprende la tecnica espressiva volta ad
una chiara impostazione compositiva e ad un classicismo "moderato". La
stretta dipendenza dai modelli del maestro, di cui De Mura diviene l'allievo
più celebre, si avverte nelle opere del secondo e terzo decennio del secolo
XVIII, tra le quali si ricordano la sua prima opera pubblica, il Cristo
morto in croce con san Giovanni (1713 circa, chiesa di San Girolamo alle
Monache), le tele per la chiesa di Santa Maria Porta Coeli ai Mannesi
(1715-18) e le opere eseguite per la chiesa dell'Annunziata di Airola
(1727). Con i dipinti realizzati nella chiesa di Donnaromita a Napoli (1728)
e successivamente nella prima fase di lavori a Montecassino (1731), ha
inizio un processo di emancipazione rispetto al maestro, influenzato dal
clima arcadico che lo porta ad abbandonare progressivamente lo stile
monumentale in favore di una ricerca espressiva e sentimentale più intima,
vicina allo spirito innovativo e antieroico proposto dal melodramma del
Metastasio. Tale svolta, che coincide paradossalmente con la ripresa, da
parte di Solimena, di canoni espressivi dichiaratamente barocchi, si
consolida negli interventi nel Palazzo Reale di Napoli e, in particolare,
dopo il soggiorno a Torino (1741-43), dove ha modo di frequentare
personalità legate alle nuove tendenze culturali, come Filippo Juvarra,
Corrado Giaquinto e Benedetto Alfieri.
Al suo ritorno,
divenuto l'artista di maggior successo a Napoli, tanto da essere invitato
presso la corte di Spagna, tiene i contatti con l'ambiente romano e in
particolare con gli artisti francesi allora presenti a Roma, come Pierre
Subleyras, riuscendo a mettere a punto uno stile internazionale, calibrato
tra le istanze classiciste e il gusto rococò e in linea con le scelte di
riformismo illuminato della corte napoletana. Tale impostazione, che
permane negli affreschi della volta della Nunziatella (1751), nei
sovrapporta per il Palazzo Reale di Torino (1758), nelle quattro
Allegorie della Pietà per la cappella del Monte di Pietà di Napoli
(1759) e nei bozzetti per le manifatture degli arazzi di Torino e Napoli
create dopo il 1760, tende ad accentuarsi in chiave classicistica negli
ultimi anni della carriera.
Muore a Napoli
nel 1782.
Tratto dalle biografie degli artisti di Marina Minozzi per l’opera “La Collezione d’Arte del Sanpaolo Banco di Napoli” a cura di Anna Coliva. |