la collezione d'arte: Francesco De Mura

Allegoria della Pietà come Fortezza, 1759, olio su tela cm 102 x 76. Napoli, museo Pignatelli.


Napoli, chiesa di san Nicola al Mercato. Navata centrale, nel tamburo della cupola i “Dottori della Chiesa” di Francesco De Mura

Note sull'artista

Nasce a Napoli nel 1696 e si accosta giovanissimo alla bottega di Domenico Viola; nel 1708 è già a studio da Francesco Solimena, del quale apprende la tecnica espressiva volta ad una chiara impostazione compositiva e ad un classicismo "moderato". La stretta dipendenza dai modelli del maestro, di cui De Mura diviene l'allievo più celebre, si avverte nelle opere del secondo e terzo decennio del secolo XVIII, tra le quali si ricordano la sua prima opera pubblica, il Cristo morto in croce con san Giovanni (1713 circa, chiesa di San Girolamo alle Monache), le tele per la chiesa di Santa Maria Porta Coeli ai Mannesi (1715-18) e le opere eseguite per la chiesa dell'Annunziata di Airola (1727). Con i dipinti realizzati nella chiesa di Donnaromita a Napoli (1728) e successivamente nella prima fase di lavori a Montecassino (1731), ha inizio un processo di emancipazione rispetto al maestro, influenzato dal clima arcadico che lo porta ad abbandonare progressivamente lo stile monumentale in favore di una ricerca espressiva e sentimentale più intima, vicina allo spirito innovativo e antieroico proposto dal melodramma del Metastasio. Tale svolta, che coincide paradossalmente con la ripresa, da parte di Solimena, di canoni espressivi dichiaratamente barocchi, si consolida negli interventi nel Palazzo Reale di Napoli e, in particolare, dopo il soggiorno a Torino (1741-43), dove ha modo di frequentare personalità legate alle nuove tendenze culturali, come Filippo Juvarra, Corrado Giaquinto e Benedetto Alfieri.

Al suo ritorno, divenuto l'artista di maggior successo a Napoli, tanto da essere invitato presso la corte di Spagna, tiene i contatti con l'ambiente romano e in particolare con gli artisti francesi allora presenti a Roma, come Pierre Subleyras, riuscendo a mettere a punto uno stile internazionale, calibrato tra le istanze classiciste e il gusto rococò e in linea con le scelte di riformismo illuminato della corte napoletana. Tale impostazione, che permane negli affreschi della volta della Nunziatella (1751), nei sovrapporta per il Palazzo Reale di Torino (1758), nelle quattro Allegorie della Pietà per la cappella del Monte di Pietà di Napoli (1759) e nei bozzetti per le manifatture degli arazzi di Torino e Napoli create dopo il 1760, tende ad accentuarsi in chiave classicistica negli ultimi anni della carriera.

Muore a Napoli nel 1782.


Tratto dalle biografie degli artisti di Marina Minozzi per l’opera “La Collezione d’Arte del Sanpaolo Banco di Napoli” a cura di Anna Coliva.

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