Le Pagine di Storia

Le navi militari italiane nella II guerra mondiale

a cura di Alfonso Grasso

 

Corazzate cl. “Cavour”

Cavour (entrata in servizio 1° aprile 1915, fine lavori ammodernamento 1.06.37): fu affondata a Taranto l’11.12.1940 da aerosiluranti inglesi.

Giulio Cesare (entrata in servizio 14 maggio 1914, fine lavori ammodernamento 1.10.37):  la sua ultima missione bellica avvenne il 30.09.42 (operazione M43), dopodiché fu trasferita a Pola con compiti di addestramento e scuola. Il giorno 9 settembre 1943 era al comando del C.F. Vittore Carminati e ricevette l’ordine del Re di consegnarsi a Malta. Mosse per tale destinazione alle 16.00, scortata dalla torpediniera Sagittario e dalla corvetta Urania. L’equipaggio, accortosi delle intenzioni del Comando, dette vita ad una ribellione: guidato da alcuni ufficiali e sottufficiali, tentò di impadronirsi della nave, per portarla indietro ed autoaffondarsi. Carminati, dopo una notte di trattative, riuscì a riprendere il controllo della situazione. Alle 12.45 del 10 si ricongiunse con la nave appoggio Miraglia, che proveniva da Venezia. Il Gruppo giunse a Taranto il giorno 11 alle 14.00: in mattinata aveva respinto un attacco aereo tedesco. Da Taranto la Cesare e la Miraglia proseguirono per Malta, insieme alle corazzate Doria e Duilio. Il 17 giugno 1944 la Cesare fu autorizzata a rientrare a Taranto, dove giunse il 28 dopo un sosta di 10 giorni ad Agusta.

Rimase inattiva fino alla fine della guerra; il 15 dicembre 1948 fu ceduta all’URSS, a parziale rimborso dei danni di guerra, dove operò in mar Nero con la sigla Z 11. Affondò il 29.10.55 nella rada di Sebastopoli, colpita forse da una mina o forse a seguito di collisione con sommergibile.

(fonte: Corazzate cl. “Cavour” di Bargoni e Gay)


Corazzate cl. “Caio Duilio”

Duilio (entrata in servizio 10 maggio 1915, fine lavori ammodernamento 15.07.40) e Andrea Doria (entrata in servizio 13 marzo 1916, fine lavori ammodernamento 20.10.40):dal marzo del 1942 non presero più parte a missioni di guerra. L’8 settembre 1943 le due unità erano a Taranto, costituivano la 5^ divisione al comando dell’amm. Da Zara. Con esse c’erano gli incrociatori Cadorna, Pompeo Magno, Scipione Africano. I comandanti propendevano per l’autoaffondamento, ma poi giunse l’ordine di Vittorio Emanuele di Savoia di consegnarsi a Malta. L’ordine fu eseguito anche perché riportava la seguente precisazione: “da clausole armistizio est esclusa cessione navi et abbassamento bandiera”. La partenza della  divisione avvenne tra le 16.18 e le 17.00 del 9.9.43. La formazione fu attaccata da aerei tedeschi alle 18.56, le navi reagirono aprendo a loro volta il fuoco. Alle 09.30 del giorno 10 giunse un cacciatorpediniere inglese, che si pose in testa alla formazione. Le navi italiane avevano intanto issato il pennello nero in segno di rispetto dell’armistizio.

Davanti a La Valletta salirono sulla Duilio alcuni ufficiali inglesi con marinai armati, con l'istruzione di rendere le navi inoffensive: asportazione dei congegni di chiusura dei cannoni, meno gli a.a., messa fuori servizio di tutti gli apparati TLC, installazione a bordo di picchetti armati inglesi. Da Zara non poté non accettare ed eseguire. In seguito Cunningham fece togliere i picchetti. Le corazzate rimasero a Malta fino al giugno del 1944, quindi rientrarono a Taranto. Fino alla fine della guerra svolsero limitata attività addestrativa e nessuna missione bellica.

(fonte: Corazzate cl. “Caio Duilio” di Bargoni e Gay)


Corazzate cl. “Littorio”

Italia (ex Littorio entrata in servizio il 6.5.40), Vittorio Veneto (entrata in servizio il 28.04.40), Roma (14.6.42, affondata da aerei tedeschi il 9.9.43), Impero (mai completata)

Italia e Veneto giunsero a Malta l’11.09.43. Il giorno dopo gli Inglesi ne ordinarono il trasferimento ad Alessandria, dove giunsero il mattino del 16. Le navi restarono senza comunicazioni, con i cannoni disattivati, picchetti inglesi armati a bordo e, dal 23 settembre, gli equipaggi non potettero scendere a terra. Il 18 ottobre, nonostante la cobelligeranza, le due corazzate furono trasferite nel Grande Lago Amaro, dove rimasero 3 anni: rientrarono in Italia il 9 febbraio 1946. Non trova invece riscontro nei documenti fotografici il cosiddetto “taglio dei cannoni”, che invece avvenne molto tempo dopo: al rientro in Italia le canne erano infatti integre, ancorché inservibili per la mancanza dei congegni di chiusura. Nel 1948 le navi furono radiate ed avviate alla demolizione. Tuttavia le cose andarono per le lunghe, tanto che nel 1951 l’URSS chiese  ed ottenne che fossero tagliate le volate dei 381. La demolizione avvenne poi negli anni ’60.

(fonte: Corazzate cl. Veneto, di Bargoni e Gay)


Incrociatori pesanti

All’8 settembre ’43 la situazione era la seguente:

Pola, Zara, Fiume: affondati a Matapan nel '41;

Trieste: affondato il 10.04.43 da bombe d’aereo;

Trento: affondato il 15 giugno 1942 dal sommergibile inglese P.35;

Bolzano: colpito e reso inutilizzabile il 13.8.42 dal somm. Inglese Unbroken. Fu rimorchiato alla Spezia e l’8 settembre 43 fu abbandonato dall’equipaggio. Il 22 giugno 44 incursori italo-inglesi lo affondarono alla Spezia per evitare che i Tedeschi se ne servissero per ostruire l’entrata del porto;

Gorizia: colpito da numerose bombe inglesi il 10.04.43, riportò gravissimi danni. Fu rimorchiato alla Spezia e l’8 settembre 43 fu abbandonato dall’equipaggio. Nella stessa azione che portò all’affondamento del Bolzano, il Gorizia doveva anch’esso essere distrutto, ma l’azione degli incursori fallì.


Incrociatori

All’8 settembre ’43 la situazione era la seguente:

Bande Nere: affondato il 1°.04.42;

Da Barbiano e Da Giussano: affondati nel dicembre ’41;

Armando Diaz: affondato da un sommergibile inglese il 25 febbraio 1941 al largo delle coste della Libia, mentre era di scorta a un convoglio di rifornimenti diretto verso l’Africa.

Cadorna: era a Taranto ed il 9.9.43 mosse per Malta insieme alla Diulio e Doria. Il 14 iniziò il trasferimento ad Alessandria, dove giunse il 16. Il 13 ottobre iniziò il rientro a Taranto, in coincidenza con la dichiarazione di guerra dell’Italia alla Germania, con gli altri incrociatori superstiti: Eugenio, Duca d’Aosta, Montecuccoli, e 4 cacciatorpedinere. Il Cadorna fu destinato al collegamento Tripoli – Taranto per i militari della RAF (8 missioni);

Attendolo: affondato del dicembre ’42

Montecuccoli: rientrò in Italia nell’ottobre 43 ed effettuò missioni di trasporto truppe prima dalla Sardegna e poi dalla Sicilia.

Eugenio di Savoia: Compì con il Garibaldi, l’Aosta e l’Abruzzi incruenti crociere in Atlantico; fu alla fine ceduto alla Grecia in conto riparazioni (si chiamò Helli).

Garibaldi, Duca degli Abruzzi: vedi sopra

Regolo, Pompeo, Scipione: modernissimi incrociatori leggeri da 3.500 t, compirono dopo l'armistizio varie missioni in appoggio agli Alleati. Due di questa classe vennero trasformati dopo la guerra in cacciatorpediniere (San Marco e San Giorgio).


Naviglio minore e sommergibili

I ca. 40 sommergibili superstiti restarono a Malta o furono internati in basi alleate. Non rientrarono più in Italia: con il trattato di pace l’Italia si obbligò di non dotarsi di armi subacquee. Dopo la guerra i due battelli presenti alla Spezia, e non operativi, furono denominati “pontoni per la carica di batterie elettriche”

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