Come
sempre chiaro e ricco di contenuti il “fondo
del Portale”, ma proprio per questo non facile per una possibile
risposta insieme ad una proposta tutta da costruire per una possibile
soluzione dei problemi esplicitati.
Un
comune denominatore credo che possa individuarsi nell’analisi delle elezioni
che hanno interessato alcuni paesi europei nel recente mese di Maggio. Al di
là dei pur sensibili spostamenti di voti che le varie forze politiche di
Germania, Francia, Italia e Grecia hanno registrato, con una tendenza comune
quale è quella del ridimensionamento delle forze liberiste, alcuni elementi
tuttavia suggeriscono una lettura che andrebbe forse valutata più
profondamente.
Innanzitutto l’aumento dell’astensionismo che associato al successo delle
liste della cd “impolitica” o di critica alla politica dei partiti
tradizionali denuncia uno stato di avversione da parte di milioni di
cittadini se non anche di sfiducia, almeno per quelli che non si sono recati
a votare. Non sono nuovi questi atteggiamenti né arrivano improvvisamente.
In
tutti i quattro paesi infatti da tempo i partiti come dire storici sono
sotto il fuoco incrociato della critica dei cittadini, per quanto da essi
non colto e non tradotto in atti rivolti innanzitutto ad intervenire nella
tremenda crisi che dal 2008 e per alcuni forse anche prima – Italia, Grecia,
Spagna, Portogallo, Irlanda – li investe.
In
Francia ed in Germania per esser concreti i partiti socialisti e
socialdemocratici molto critici della politica economica europea la
spuntano, tuttavia i veri trionfatori sono stati Le Pen da una parte e i
Pirati dall’altra. Fenomeni che certamente non vanno confusi, ma che hanno
ambedue in comune il rigetto profondo della politica “del Palazzo” e una
critica verticale al sistema su basi reazionarie o semi-anarcoidi.
Nel
nostro paese il fenomeno della Lega, miseramente ridimensionato per aver
scambiato “Roma ladrona” in "padania padrona incontrollata ed
incontrollabile", non si è tradotto nel recupero da parte di Pdl e Pd dei
voti, ma, salvo Verona, in un astensione di massa.
Questo atteggiamento insieme alle liste delle 5 Stelle, le quali invero
hanno ricevuto un sensibile successo che non si limita attenzione al solo
comune di Parma, ma va oltre nel senso che dove si è presentata ha ricevuto
consensi.
Ora
tenuto presente quanto già chiaramente descritto nel fondo “ Lezioni ed
elezioni” rispetto a Grillo ed ai grillini, osservo che una sorta di onda
come dire “diciannovista” pervade ed accomuna una parte dell’elettorato,
specialmente quello giovanile forse. Visi puliti come quelli innanzitutto di
Doria a Genova, ma anche di Orlando a Palermo si può dire che rappresentano
l’epifenomeno. Verificare che per quanto dissenso palese o silenzioso la
quasi totalità del reddito fisso, quello per intenderci che guadagna fino a
20 mila euro all’anno, esprime e organizza – anche i forconi possono essere
a giusta ragione inseriti nella galassia dei critici al liberismo ed alla
politica dei partiti - i professori succeduti al governo del bagaglino o
delle burlesque hanno innanzitutto introdotto nella costituzione il pareggio
di bilancio, che significherà altri sacrifici e ciò nonostante continuano a
marciare imperterriti sulla strada liberal liberista, che si sta traducendo
nella cancellazione di quel che già abbondantemente avevano tagliato i
governi di cdx e csx del welfare state.
L’approvazione della cd riforma del lavoro ed il contingentamento a soli
60.000 degli esodati, ambedue fortissimamente voluti dalla prof.ssa Fornero
s’iscrive nella culla del laissez faire e fa da pendant alla guerra
di classe che la “lady di ferro”, Margaret Thatcher condusse negli anni ’80
contro i minatori, per costringere il proletariato inglese ad abbassare la
testa di fronte alle “leggi” del mercato.
Rispetto a queste decisioni trasformate in atti d’imperio non si trovano
parole atte a giustificarle. Ammesso pure come dice Draghi che il modello
sociale europeo era ormai obsoleto e quindi era necessario intervenire,
appare giusto quasi pressante ricordare al governatore della BCE che tra le
due guerre del secolo scorso, l’instabilità del capitalismo – crisi del ’29
– e non a caso le politiche liberali allora assunte e perseguite
determinarono la destabilizzazione delle società occidentali. Una situazione
che generò la follia hitleriana e poi la guerra, ma che fece comprendere
sull’altra sponda dell’atlantico a Roosevelt la necessità di dar ascolto a
Keynes e quindi di riorganizzare il capitalismo americano e poi quello
europeo sulla base di un nuovo patto politico, economico e sociale.
Ecco, la soluzione, pena la catastrofe, sta nella costruzione di un nuovo
patto sociale a cominciare dalla costituzione di un fondo europeo capace
d’intervenire a favore della Grecia prima e della Spagna subito dopo, sta
nell’allentamento della rigidità sul debito pubblico, ammettendo lo
sforamento per le spese d’investimento come per esempio per quanto ci
riguarda quelle necessarie per la ricostruzione di Ferrara e Modena e delle
loro province, poi nella messa in sicurezza dell’immenso patrimonio
artistico e degli edifici scolastici e degli Ospedali, sta nella convinzione
che l’UE per esser tale deve raggiungere a tappe forzate l’unità politica.
Certo il percorso non è facile, anche perché personaggi sulla via del
tramonto intendono aver ancora titolo di suggerire scelte ed iniziative
economiche come quella annunciata venerdì dal “ghe pensi mi”, Berlusconi, il
quale afferma che “la Bce deve cambiare la propria missione, deve diventare
garante di ultima istanza del debito pubblico e cominciare a stampare
moneta. Altrimenti, in caso contrario, dovremmo avere la forza di dire “ciao
ciao euro” e cioè uscire dall’euro restando nella UE o dire alla Germania di
uscire lei dall’euro se non è d’accordo. La sua “idea pazza” è che la Banca
d’Italia stampi euro oppure stampi la nostra moneta. Vi invito ad
approfondire questo spunto.
Naturalmente una tale ipotesi non ha avuto bisogno di commenti tanta era
assurda. E che fosse delirante lo ha convenuto anche lo stesso autore,
Berlusconi, tant’è che sabato 2 giugno ha dichiarato che le sue
dichiarazioni sull’Italia che dovrebbe uscire dall’Euro erano uno scherzo.
Come suggerire ad un ammalato di polmonite, aggiungiamo noi, di mettersi a
torso nudo sotto la neve.
E
pensare che per dire queste cose ha fatto ricorso al “legittimo
impedimento”!
Antonio Casolaro - Caserta
3
giugno 2012