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È stato il figlio

Roberto Alajmo

 

Un romanzo che sembra una pièce teatrale, una tragedia greca; con un incedere costante, senza cedimenti. Questo è E' stato il figlio, ultima fatica letteraria di Roberto Alajmo, edito da Mondadori, in libreria dal 22 Marzo. Era difficile, dopo il grande successo di Cuore di madre, con il quale il giornalista e scrittore palermitano è arrivato, nel 2003, buon secondo alla finale del Premio Strega, tornare in libreria e stupire di nuovo i lettori, ma Alajmo ci riesce; e lo fa con stile.

La trama è molto semplice, tutto sembra già chiaro fin dal titolo; "è stato il figlio", il ventenne Tancredi, a uccidere Nicola Ciraulo, un Ellesseù (lavoratore socialmente utile); il motivo sembra essere un banale incidente causato da Tancredi, un graffio sulla fiancata dello "status symbol"; la Volvo che Nicola ha da poco acquistato con i soldi ricevuti per la morte della figlia. Serenella, 6 anni, è stata uccisa per sbaglio durante una sparatoria mafiosa, sotto casa, a Palermo.

Tancredi finisce in carcere, ma c'è qualcosa che non convince gli inquirenti.

Perché il ragazzo si rifiuta di parlare con gli inquirenti e di confessare? Perché la pistola con cui l'omicidio è stato commesso non si riesce a trovare e sembra sparita nel nulla?

Della trama non diremo di più, ai lettori il piacere di scoprire che piega riesce a prendere questa storia palermitana, dove la città è quasi assente "fisicamente" ma sempre presente nelle frasi, nei pensieri.

C'è, nel libro, un'atmosfera claustrofobica. Il luogo topico, attorno al quale ruota tutto l'incedere del romanzo, è la casa familiare: dove si consuma il delitto vero e palese, cioè l'uccisione di Nicola, ma dove si consumano anche i piccoli delitti nascosti, i soprusi psicologici della madre e della nonna di Tancredi, figure indimenticabili e inquietanti. Figure che sembrano confermare ciò che scrisse Leonardo Sciascia, nel famoso articolo intitolato Le zie di Sicilia pubblicato su L'Espresso nel 1974: il matriarcato siciliano visto come nucleo originario della mafiosità.

C'è da parte dell'autore un'ottima "immedesimazione" nei personaggi: troviamo descrizioni perfette, un linguaggio vivo e reale. Espressioni tipicamente siciliane con numerose inversioni degli elementi del periodo. Frasi smontate e rimontate, in una narrazione che ruota su sé stessa lasciando fino all'ultimo una sensazione di attesa e sospensione.

Il capitolo sulla morte di Serenella è un piccolo capolavoro narrativo; lo sguardo della bambina, la sua non-consapevolezza della morte, l'innocenza totale e disarmante dei suoi pensieri, sono cose che scuotono e fanno pensare. Ma sempre, in ogni pagina, anche nelle più drammatiche, Alajmo riesce a scrivere con tocco leggero, con un umorismo sottile e strisciante; riesce a dare una luce meno amara alla realtà di una famiglia e di una società dove la speranza, la bellezza della vita, la fiducia, sono irrimediabilmente fuori dalla porta; che è sbarrata.

 Arnoldo Mondadori Editore - 2005 - pagine 231 - prezzo 16,00 euro

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