A distanza di meno di un mese dall’uscita di due libri,
“La storia del cane tra arte, letteratura e fedeltà” e “La storia del
bacio dalla preistoria ai nostri posteri”, viene ora pubblicato il primo
di tre volumi di un’opera importante alla quale Achille della Ragione
lavorava da anni, che comprenderà in totale 120 capitoli e che può
essere considerato un vero e proprio atto d’amore dell’autore per la sua
città natale: Napoli.
Il primo della serie, “Napoli e la Napoletanità. Arte,
miti, riti” (Edizioni Clean, pag. 176, 200 immagini, 15 euro), è
suddiviso in 42 capitoli che trattano dalla Piedigrotta ai femminielli,
dal presepe allo struscio, dalla camorra a Pulcinella, dalla pizza al
caffè, senza trascurare altri miti e riti quali San Gennaro, la
sfogliatella, l’Agorà, la fattura e Maradona.
Questo libro è dedicato a tutti quelli che hanno
continuato ad amare Napoli nonostante tutto e vede la luce in un momento
di declino della città, per anni gloriosa capitale delle arti e delle
scienze. Esso rappresenta un omaggio al carattere dei Napoletani e
all’anima immortale della città, che per secoli è stata, per la sua
felice posizione nel cuore del Mediterraneo, crocevia di traffici e
commerci, ma anche di culture diverse, che ha sempre saputo assimilare.
La parlata vivace, la mimica festosa, il gesticolare
incessante, il grande calore umano sono pregi e non difetti di questo
popolo che è sempre riuscito a non lasciarsi sopraffare dalle sirene
della globalizzazione.
Una civiltà può continuare a vivere solo se ha dei valori
e la sfida di questa città è quella di dimostrare la superiorità di un
modello incentrato sul piacere dell’amicizia, sulla gioia di vivere,
sulla strenua difesa di tradizioni millenarie contro gli aridi schemi
della modernità solo in apparenza vincenti, basati sul tecnicismo
esasperato, sulla catena di montaggio, sul disinteresse verso il
prossimo, sull’egoismo più spietato.
Oggi il cammino di questa antica civiltà verso un futuro
migliore è diventato più lungo, tortuoso e doloroso, ma sempre sorretto
dalla speranza che prima o poi compaia uno spiraglio di luce alla fine
del tunnel.
Dante Caporali |