Le interviste di Brigantino e don Virgilio

 

Vittorio Emanuele II Savoia

(serie infamoni francesi)

Viva 'o Rre!

La faccia sua era faccia d'uom giusto,

tanto benigna avea di fuor la pelle,

e d'un serpente tutto l'altro fusto

Oh, mio illustre lettore, è per te che andai ad intervistare Vittorio Emanuele II, primo re d’Italia, Padre della Patria, re Galantuomo e Soldato! Se hai letto le precedenti puntate, già saprai che Don Virgilio, mio serafico portinaio, riesce a condurmi da personaggi illustri e, come faccia, solo 'o Cielo 'o sape! Ieri notte mi portò ad un fiume nero, vicino a Napoli. Che impressione però! Don Virgilio si dovette imporre con un traghettatore assaje scustumato. Nu cane gruosso abbaiava forte in lontananza e sull'altra riva si alzavano lingue di fuoco! Sbarcati, ci incamminammo verso un tetro edificio: dentro c’era una folla indiavolata, e un caldo infernale. Don Virgilio mostrò cierte ccarte all'addetto alla reception: il tipo impallidì, si mise a disposizione: "Vi faccio subito accompagnare da Sua Maestà!".

L’incontro avvenne nella di lui attuale dimora, una inquietante sala a forma di tazza, dalle porcellanee pareti bianche (su cui la scritta “Pozzi”), degradanti sul fondo in un laghetto centrale, e sormontate da un coperchio enorme, che ricordava vagamente una tavoletta. Tutt’attorno in cima, da una corona di oscuri pertugi, fuoriuscivano acquosi gorgoglii. Don Virgilio sbottò in un poco diplomatico “Dottò, ma che è stu fieto?!”, suscitando la reazione del bersagliere di Lamarmora che ci scortava: “Abbiamo messo il deodorante apposta per la vostra visita, signor Prefetto!”.

L’augusto signore m’apparve assaj diverso dall’immagini e statue che riempiono le nostre vie: più basso, vecchio e glabro, sembrava eroso da un antico male. Avea per scettro uno scopino, grande quasi quanto lui. Con noi c’era Terzo, ovvero Vittorio Emanuele III, che viene colà spacciato per ragazzo dell’ascensore, in virtù dell’incredibile nanezza.

Terzo: Nonno, nonnino bello mio! Ti presento due Napulitani, …ma niente paura son disarmati, lavati, integrati! Mò ci mangiamo tutti insieme uno bello spaghetto alle vongole veraci dell’Adda!

Secondo: VIVE LE QUEBEC LIVRE!

Terzo: Nonnino, ‘o Quebec nun l’avimma ancora conquistato!

Secondo: Viva allora gli STATI UNITI DI PIEMONTE!

Terzo: Nonnino, … gli Stati Uniti! io tentai, ma presi tante di quelle mazzate che sto ancora fujendo!

Secondo: Ma perché il giovine Filiberto non procede all’annessione? Non è ei forse un valoroso?

Terzo: Chillo è guaglione! Pensa solo al sesso!

Secondo: Ah, mia gloriosa progenie, seme del mio sparso seme! Mi fa quindi onore il cit! Io non lasciai serva vergine, contadina immacolata, bagascia non pagata!

Terzo: e pe’ fa’ stì cose che prendesti quel brutto male francese, nonnino! Si dice che la nostra giovine progenie navighi invece sull’altra sponda. Va a finire che ci estinguiamo un’altra volta: i Savoia, quelli veri, si estinsero nel 1831 con Carlo Felice. Poi il tuo babbino Carlo Alberto di Carignano, lontanissimo parente, si fregiò del titolo e ricominciò la dinastia…

Brigantino: Una curiosità: ma voi siete proprio figlio di Carlo Alberto?

Secondo: Son suo figlio siccome questo brutto nano, mancato frutto d’incesto, è figlio di mio figlio Umberto! Qui mentir è vano, se lo facessi azionerebbero lo sciacquone … ehm, verrei punito! L’autentico primogenito di Carlo Alberto e dell’austriaca Maria Teresa, nacque a Torino il 14 marzo 1820 e morì all'età di 5 anni bruciato nella culla. Per evitare problemi dinastici, ei fu segretamente sostituito con il sottoscritto "plebeo". Io non ebbi mai alcun tratto di nobiltà, ma questo mi accomuna ai Savoia e ai Carignano, anziché allontanarmi!

Brigantino: Questo è un vero scoop! Qualcosa si sospettava, ma averne conferma da voi in persona…! Ci dica qualcosa della sua storia!

Secondo: Sposai l’austriaca cuginetta Maria Adelaide, che consegnai ad un'esistenza di corna, VIVE L’AMOUR LIVRE! Pensò bene di morire presto, lasciandomi in allegra vedovanza. L’imbelle padre putativo, per aver perso la guerra del ’49 contro l'Austria, abdicò in mio favore. STRINGIAMOCI A CORTE! Proclamai, e firmai la resa a Radetzky. Quindi ordinai a Lamarmora di punire i Genovesi, vile razza infetta, per la loro rivolta. VIVE LE FRERES D’ITALIE! Nel 1852 nominai Cavour primo ministro ed il felice sodalizio mi portò la corona d’Italia. Dopo la guerra del 1859, accettai la vendita alla Francia di Nizza e della patria Savoia, che feci approvare dopo aver sciolto per ben due volte il riottoso parlamento. VIVE L’ARGENT! Poscia sostenni la spedizione garibaldina in Sicilia, e fui alla testa dell’esercito che invase le Due Sicilie. NON RESTAMMO INSENSIBILI ALL’ITALICO GRIDO DI DOLORE! Con l'annessione al Piemonte di gran parte dell'Italia, ne fui proclamato re il 17 marzo 1861! IL PIEMONTE S’È DESTO!

Brigantino: perché non azzeraste il numerale dinastico?

Secondo: Volli conservare il numerale "II" per rispetto degli antenati di quel fanciullo cui avevo preso il posto! E poi cos’erano gli Italiani, se non novelli sudditi piemontesi? MA SIETE PRONTI ALLA MORTE?

Brigantino: di solito le persone sanno poco di quel che successe dopo…

Secondo: Morto quel rompiscatole di Cavour, passai a condurre la mia personale politica. Scavalcai governo e parlamento, e sostenni la spedizione dell'Aspromonte del 1862. VIVE LA GUERRE! Accettai controvoglia il trasferimento della capitale da Torino a Firenze. Nel 1866 nella novella guerra all’Austria le operazioni si conclusero con il disastro militare di Custoza e Lissa. MA IL VENETO FU MIO!

Brigantino: è vero che nel ’64 pensaste di lasciare le Due Sicilie?

Secondo: Verissimo! Oramai i denari li avevamo presi, e il Meridione anziché leccarmi i piedi per averlo liberato, era sempre in rivolta: cominciava a costarci e non riuscivasi a domare, nonostante severe leggi, stati d’assedio, rappresaglie, impiego massiccio dell’esercito…Ma mi fecero notare che c’era ancora tanto da spremere e mungere, mentre i meridionali briganti sarebbero morti di fame o emigrati nelle Americhe!

Brigantino: …lasciamo perdere! Continuate con la vostra storia!

Secondo: Sposai morganaticamente nel ‘69 la contadinotta Rosa Vercellana Guerrieri, da cui avevo avuto già uno o due bastardi e che creai contessa di Mirafiori e Fontanafredda. Caduto Napoleone III, il 20 settembre del 1870 conquistai Roma. Fallirono però i miei progetti di dare a mio cugino Eugenio il trono di Grecia, ed a mio figlio Amedeo quello spagnolo. Avrei ribattezzato il Mediterraneo MARE SAVOIARDUM! Il Principe delle Tenebre mi carpì in Roma il 9 gennaio 1878, quando avevo ancora in mente tante guerre, annessioni, vendite, conquiste! VIVE LE PIEMONT! Morte ai Calabresi e agli altri briganti! Lamarmora, CINGITI DELL’ELMO DI SCIPIO, bombardami Palermo, rendimela più piccola di Torino!

Brigantino: Ci da qualche informazione sulla dinastia cui Ella,…ehm, non appartiene?

Secondo: È la più antica ed italianissima dinastia de l’Italie: originaria della Borgogna, e fondata dal conte Umbert de Blanchemain, con capitale Chambéry. Il figlio Amedeo acquistò il titolo di marchese. Seguirono impavidi condottieri: il Conte Grande, il Conte Verde, il Conte Rosso, Amedeo VIII il Pacifico che fu duca nel 1430, Carlo il Buono, Emanuele Filiberto Testa di Ferro, che nel 1560 trasferì la capitale a Torino, poiché ogni possibilità di espansione in Francia era ormai preclusa dalla solida monarchia nazionale francese…

Brigantino: Scusate, ma queste è una famiglia di conti e duchi, non di re, e Francesi per giunta! Al Sud abbiamo di meglio! Diteci piuttosto della vostra pena, insomma che ci fate qui?

Secondo: Je fais, o meglio je suis le bidet: quando il grasso Signore delle Tenebre si asside su questa tazza, io resto a lungo mescolato nella di lui produzione. Poi arriva lo sciacquone e la fetida mercanzia scivola nel laghetto, ed io resto solidamente ancorato alle porcellanee pareti da questi ceppi. Poi comincia l’ingrato compito…

Brigantino: Le bidet…?

Secondo: Oui… le bidet!

Don Virgilio: Dottò, scappiamo, ho sentito un grosso cul far trombetta!

Brigantino: Bersagliè, una preghiera, posso aver l’onore di tirare io la catena?

Una vecchina, alle mie parole, pianse.

E quindi uscimmo a riveder le stelle.

Viva 'o Rre!

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