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già provincia di Napoli

Ventotene

 

Ventotene

di Alfonso Grasso

Isola di origine Vulcanica, a metà strada tra Ischia e Ponza, fece parte dell'Arcipelago Campano per circa 20 secoli, finché negli anni '30 Mussolini ne decretò il passaggio al Lazio ed alla provincia di Littoria, oggi Latina. Ma a Ventotene ancora oggi il dialetto in uso è quello napoletano, nella sua variante flegrea. Ha una superficie di circa 1,8 kmq, è di forma allungata con un territorio pianeggiante in cui i circa 500 abitanti coltivano gli alberi da frutta, i legumi e le viti.

E' l'antica Pandataria, importante base della flotta imperiale romana, che vi realizzarono un porto fortificato, scavandolo nella roccia, tuttora utilizzato dai pescatori, diportisti e dai subacquei. Ventotene è infatti una delle mete preferite dagli amanti del mare e delle immersioni, perchè immergersi nei suoi stupendi e silenti fondali, così ricchi di colori, di flora e di pesci multicolori, rappresenta un'esperienza davvero indimenticabile.

Ventotene [1]

Nella parte settentrionale di Ventotene, presso la bassa Punta d'Eolo si trovano i ruderi della Villa Giulia, così chiamata perché secondo la tradizione vi fu confinata la figlia del l'Imperatore Augusto. È possibile fare il bagno o prendere comodamente il sole nella località Pietre Tagliate, così chiamata perché i coloni di Ventotene scavarono nel tufo grandi blocchi per edificare le proprie abitazioni. Quest'attività ha distrutto molti reperti archeologici, pur creando, involontariamente, confortevoli piattaforme per i bagni di sole dei turisti contemporanei.

Più oltre, preso Punta del Pertuso vi sono gli imponenti resti dell'antico porto romano, scavato nel tufo, straordinaria testimonianza archeologica che è possibile visitare sia in superficie che sott'acqua, così come i resti delle antiche pescherie. Si incontra poi il massiccio scoglio di Nave, e la località Fontanelle, così chiamata perché dopo le piogge, la roccia calcarea zampillava acqua dolce. Il resto dell'isola presenta coste alte a strapiombo, con falesie che offrono colori dal giallo del tufo al nero del basalto. Il periplo dell'isola, offerto dai numerosi barcaioli, consente di apprezzare l'imponente vista delle alte falesie e la presenza di qualche faraglione e di alcune calette di ciottoli. Il panorama cambia completamente sott'acqua.

La trasparenza del mare ha consentito la nascita di un suggestivo ambiente molto vivace, popolato da organismi d'ogni tipo e colore. Le scogliere proseguono sotto la superficie e offrono numerosi spunti per interessanti immersioni.

La più nota è probabilmente quella delle Sconciglie, così chiamata per la presenza di scogli affioranti neri ed aguzzi, simili in qualche modo ad enormi cozze (mitili, peoci, muscoli, a seconda dei gusti e delle origini regionali del lettore).

Una secca posta a soli 5 m di profondità scende gradualmente attraverso uno spettacolare arco di pietra, fino a raggiungere una parte ricoperta di invertebrati: spugne, madrepore, coralligeno, alla profondità di 20 m.  All'estremità meridionale dell'isola si incontra Capo dell'Arco, il punto più suggestivo della costa, dove il promontorio roccia si innalza ripido per 140 m sul mare.

Gli scogli formano vasche e canali naturali, con l'acqua che assume un intenso color cobalto. Qui si trova anche un'insenatura inconsueta, una vera e propria piscina naturale, profonda un metro, dove bagnanti e pesci condividono le acque calde e trasparenti. A poco più di due miglia ad occidente di questo punto suggestivo, alla profondità di 45 m si trova il relitto del Santa Lucia, un piroscafo di linea silurato nel luglio del 1943.

Proseguendo verso est si arriva alla Parata della Postina, una piacevole caletta di ciottoli che presenta due archi di tufo semi-sommersi. I visitatori potranno così vivere la sensazione di un'esplorazione marina. Infatti i riflessi dell'acqua sulle pareti creano begli effetti, mentre l'antro prosegue formando una piccola grotta, con il suono del mare che entra da una larga apertura sul fondo.


[1] Tratto da: Supplemento alla Rivista Marittima, agosto 2005

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