L'accordo Pd-Idv
Il Cai-nano
di Marco
Travaglio
L'accordo Pd-Di Pietro non piace al Platinette Barbuto, il che significa che
è una cosa ottima. Non piace neppure al Cainano, e anche questo dovrebbe
essere un buon segno, oltrechè un fatto naturale: la memoria di Mani Pulite
è per lui come l'aglio per i vampiri; il fatto che il 4-5% dei voti di cui è
accreditato l'ex pm non vada disperso col giochetto porcellesco dei quorum
accorcia il distacco tra il Popolo dei prescritti in libertà e il Pd-Idv; in
più il taglio - davvero rivoluzionario - dei candidati condannati fin dal
primo grado renderà ancor più scandalose le candidature berlusconiane e
uddiccine di noti pregiudicati e condannati provvisori; e la presenza
dell'ex pm renderà un po' più difficili gli auspicati (dal Cainano) inciuci
sulla giustizia, le tv e le «grandi riforme».
Un po'
meno comprensibile è che le nozze tra Uòlter e Tonino dèstino scandalo nel
Pd, soprattutto se si usano gli stessi argomenti del Cainano. Notevole, nel
suo piccolo, il caso di Peppino Caldarola, che nel giro di un anno è
riuscito a passare da dalemiano ad antidalemiano, a uscire dai Ds perché non
condivideva il progetto del Pd e poi a rientrare nel Pd perché gli piaceva
Veltroni, e ora a minacciare di andarsene perché non gli piace la scelta di
Veltroni. «Mi sembra difficile stare nello stesso partito» con Di Pietro,
annuncia corrucciato. Motivo: «Che ne sarà della nostra campagna dialogante
con Berlusconi, con dipietristi e grillisti che lo chiamano "psiconano"?».
È
esattamente quel che dice Berlusconi. Del resto, l'altro giorno, l'inquieto
Caldarola aveva scritto un articolo per il Giornale di Berlusconi per
chiedere, dopo le elezioni, un bel governo di larghe intese con Forza
Italia, proprio mentre Uolter smentiva di aver mai avuto questa intenzione.
Ecco, è interessante la posizione di un aspirante candidato del Pd che vuole
governare con Berlusconi, Dell'Utri e Cuffaro, ma Di Pietro -
pericolosamente incensurato - non vuol neppure vederlo.
Anche
Antonio Polito, altro trascinatore di folle, è allarmato. Anche lui lo fa
sapere dalle colonne di un giornale di Berlusconi, il Foglio, con cui
collabora stabilmente: «Mi dispiace, ma io proprio non riesco a immaginarmi
nello stesso gruppo parlamentare di Di Pietro, anche perché da questa
alleanza desumo che il Pd si schiererà non solo contro la legge sulle
intercettazioni annunciata dal centrodestra, ma anche contro la sua stessa
riforma, voluta dal suo governo in questa legislatura». In effetti è un bel
guaio, per il Cainano, che il Pd non gli voti la legge che vuol mandare in
galera fino a 5 anni chi fa le intercettazioni e multare fino a 2 milioni di
euro i giornalisti che le pubblicano. È pure un bel guaio che il Pd prenda
le distanze dalla riforma Mastella, che si accontenta di rovinare i
giornalisti multandoli fino a 100 mila euro. Secondo Polito, per guadagnare
consensi il Pd dovrebbe seguire il programma di Mastella, che tanto
entusiasmo ha suscitato in questi due anni nella base ulivista, e che
naturalmente ha rovesciato il governo Prodi.
A questo
punto resta da capire perché chi vuole fare un governo con Berlusconi o
votare le sue leggi, e già collabora con i suoi house organ, non si candidi
direttamente con Berlusconi. O magari fondi un nuovo partito, il «Caldalito»,
o il «Polirola», candidando le ultime vittime delle intercettazioni da
Fazio a Moggi, dai furbetti del quartierino alla signora Mastella - e
adottando lo slogan: «No cimici» o «Liberté Illegalité Impunité»
(chiedendolo in prestito a Cetto Laqualunque, che ha già depositato il
marchio).
Nemmeno
il piccolo Boselli si dà pace: perché Di Pietro sì e lui no. Il fatto che Di
Pietro abbia i voti e lui no è, evidentemente, del tutto secondario. Gli
elettori: questi sconosciuti. Che lo Sdi abbia appena imbarcato Gianni De
Michelis, condannato per corruzione sulle mazzette autostradali in Veneto e
per finanziamento illecito nel processo Enimont, è del tutto ininfluente.
Anzi, com'è noto, l'elettore medio, tra un De Michelis e un Di Pietro,
sceglierebbe a occhi chiusi De Michelis. Anzi, sono anni che gli elettori
ulivisti occupano le strade e le piazze per chiedere che fine abbia fatto De
Michelis e che cosa si aspetti a riportare in Parlamento e al governo una
personcina così perbene. Non ci dormono proprio la notte. Purtroppo
resteranno a bocca asciutta anche stavolta. Speriamo nella prossima.
L'Unità 16 febbraio 2008 |