di Nicola Bonocore
[1]
A Torre del Greco, la preziosa tradizione artigianale del corallo ha dato vita a una vera e propria civiltà. Questo straordinario "materiale marino" ha lasciato tracce tanto nella toponomastica della città quanto nelle sue architetture, improntando di sé la cultura del luogo e permeando il multiforme e suggestivo universo della religiosità della gente di mare.
La lavorazione del corallo e del cammeo, su pietre cosiddette di lava e su conchiglia, si avviò a Torre del Greco a partire dai primi dell'Ottocento. Per il corallo, i settori di produzione sono due: il "liscio", cioè la caratteristica produzione di fili e collane, e l'incisione. Da un lato i tagli tradizionali (pallini, cannettine, rondelle, divette), rivolti a mercati fra loro assai diversi: il Nord Africa, l'India, il Giappone, le Americhe. Dall'altro, la via maestra del gioiello, prestigioso e sorprendente, complemento essenziale all'estetica dell'abito, ispirato al revival dell'antico o allo stile naturalistico a fiori, foglie e frutti, con procedimenti di lavorazione che la
modernizzazione ha reso meno faticosi, senza tuttavia
alterare nella sostanza i modi di una manifattura di
grande accuratezza artigianale.
Per quasi tutto l'Ottocento si lavorò solo il corallo
pescato nel Mediterraneo, dai rami piccoli e sottili:
caratteristiche che limitavano le possibilità della
lavorazione. Intorno al 1880, però, un nuovo tipo di
corallo fu scoperto sui mercati di Madras e Calcutta:
proveniva dai mari del Giappone. Di grande pregio, per
forma e consistenza più idoneo a essere modellato,
questo corallo condizionò fortemente gli indirizzi della
manifattura, orientandola verso la gioielleria di lusso.
A composizioni neorinascimentali si affiancarono
creazioni in stile archeologico e ritrovò slancio quella
corrente che aveva saputo dare significative prove di sé
intorno agli anni Trenta dell'Ottocento; l'uso
"stravagante" del corallo per la realizzazione degli
oggetti più disparati (pomi per bastoni da passeggio,
manici di ombrelli, scatole, ninnoli).
Negli anni fra le due guerre, esigenze legate alle
difficoltà di reperire la materia prima, e l'influenza
del gusto che stava sconvolgendo il mondo dell'arte e
della moda, favorirono incursioni nell'Art Déco, con
creazioni geometriche dai forti contrasti cromatici e
inedite associazioni di materiali: le iridescenze della
madreperla abbinate alle intense nuances del corallo, ai
toni rossastri della conchiglia Cassis Rufa o a quelli
rosati della Strombus Gigas, alla tartaruga, al legno,
alla celluloide. La conchiglia, già proposta come
oggetto bello in sé, si inserì in delicate decorazioni a
intarsio.
Durante la seconda guerra mondiale tutte le attività si
fermarono. La ripresa si avviò nel 1945; dapprima lenta,
poi vivace nel fermento degli anni Cinquanta: il ritorno
al corallo del Pacifico; la riapertura dei mercati
dell'Africa, dell'India e degli Stati Uniti; la
richiesta di corallo grezzo e lavorato, da montare in
composizione con oro e pietre preziose, fatta pervenire
dai grandi gioiellieri come Boucheron, Cartier, Bulgari
e Van Cleef.
Dagli anni Sessanta, e fino a oggi, fuori dai vincoli
della scuola incisoria di impostazione classica ha
trovato spazio la ricerca di percorsi creativi più
liberi e personali. La produzione su vasta scala, di
impianto tradizionale, si è limitata a correggere appena
i suoi clichè: sono stati realizzati cammei di
dimensioni maggiori, i profili classici di donna hanno
lasciato il posto a più frivoli profili francesi,
ciocche ribelli e vaporose per incorniciare i volti
hanno sostituito i capelli morbidamente acconciati.
Accanto a essa, però, la fragranza della sperimentazione
si avverte nelle scelte stilistiche e compositive di
alcuni incisori che alla spiccata personalità artistica
sempre accompagnano una tecnica sottile, capace di
trasmettere le emozioni più profonde.
Per il corallo, le tendenze contemporanee rivelano il
tentativo di aprire vie artistiche originali: proprio in
questa linea va letta ancora una volta la commistione,
spesso ardita, del corallo con altri materiali:
pietra lavica, cristallo di rocca, legno, ferro. Una
ricerca costante che oggi si appella nuovamente alle
forme compatte e dense di colore del corallo
mediterraneo.
Bibliografia
Caterina
Ascione, Meridiani 69, Edizioni Domus
Note
[1] Testo ed immagini trasmessoci dal Sig.
Nicola Bonocore, che ringraziamo |