Gioacchino Murat, re di Napoli, nel marzo del 1815
occupò la Toscana, Marche e Romagna. Il 30 marzo 1815
rese pubblico il Proclama di Rimini, con cui intendeva
scatenare la sollevazione popolare contro gli Austriaci.
Il proclama non ebbe però seguito, anche perché gli
Italiani ben sapevano che Murat stesso era uno
straniero, per di più imposto a suo tempo da Napoleone
con la forza delle armi e dopo una sanguinosissima
invasione.
Le
forze austriache costrinsero, dopo i primi scontri, i
murattiani a ritirarsi verso sud. L'armata murattiana,
forte di circa 15.000 uomini, 3.800 cavalli e 28
cannoni, si riunì quindi a Macerata, dove la sera del 30
aprile giunse re Gioacchino. Il suo esercito aveva
problemi di rifornimenti, e i soldati erano estenuanti
dalla lunga campagna.
Intanto, lo stesso 30 aprile, l'armata austriaca di
Bianchi, forte di circa 12.000 uomini, 1.500 cavalli e
48 cannoni, si accampò in località Cisterna di
Tolentino.
Fu
Murat a scegliere Tolentino come campo di battaglia, nel
tentativo di dividere le due armate austriache, quella
del maresciallo Bianchi e quella del generale Neipperg.
All'alba del 2 maggio Murat prende l’iniziativa e mosse
all’attacco lungo la vallata che porta a Sforzacosta. I
murattiani sembrano prevalere e lo stesso maresciallo
Bianchi venne accerchiato, finché intervenne a spezzare
l’assedio uno squadrone di Ussari. Intanto il grosso
dell'esercito murattiano, dopo vari combattimenti, prese
possesso di Monte Milone (l'attuale Pollenza).
Duri combattimenti, che si protrassero fino a notte
inoltrata, si ebbero anche presso il fosso di Cantagallo
ed il Castello della Rancia. La prima giornata di
battaglia si concluse quindi a favore di Murat, e
indusse il maresciallo Bianchi ad assumere una tattica
difensiva, ed a pensare addirittura ad un piano di
ripiegamento su Serravalle.
Il
mattino del 3 maggio si presentò con una fitta nebbia
che intralciò l’avanzata dell'esercito di Murat, che
comunque riuscì a conquistare le alture di Cantagallo ed
a far indietreggiare l'esercito austriaco. Lo scontro si
concentrò presso il Castello della Rancia.
Gli austriaci, situati sulle alture ed in assetto
difensivo, attesero con fredda determinazione i francesi
che avanzavano in formazione serrata, centrandoli quindi
con un micidiale fuoco d'artiglieria. Ben presto gli
assalitori si videro costretti a ripiegare.
Intanto giungevano a Murat dispacci sull'avvicinamento
dell'altra armata austriaca, e dell’insurrezione
filo-borbonica in Abruzzo. Rischiava di non poter
raggiungere più Napoli. Ordinò quindi la ritirata
generale, che ben presto si trasformò in
un’irrimediabile rotta. Gli austriaci, nelle cui file
militavano molti napoletani e meridionali, rimasero
padroni del campo.
Morti e feriti:
Murattiani 1.120 ca.
Austriaci 700 ca.
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