Terrore e terrorismo
di Nicola Lo Bianco
La storia del secolo appena trascorso è una storia,
nei suoi eventi caratterizzanti, di terrore e di
terrorismo.
Terrore del potere costituito, terrorismo da parte di
chi quel terrore intende combattere. Terrore, economico,
fisico, psicologico, morale, ideologico.
Il secolo appena trascorso ci ha lasciato in eredità
un accumulo di violenza che è oggi parte integrante,
costitutiva della vita di questo pianeta.
Violenza sulle cose e sugli esseri viventi.
L’umanità di questa nostra epoca sembra essere caduta
in una trappola mortale, imprigionata in un meccanismo
incontrollabile, irrazionale, disarmante.
Denaro e potere tendono ad escludere dall’attuale
orizzonte politico e culturale ogni altra forma di
progetto esistenziale. Ad essi si accompagnano la cinica
menzogna, l’intolleranza e la vocazione a delinquere.
Potere e ricchezza, lo sappiamo, sono parte della
storia millenaria dell’umanità.
Ma mentre in passato le conseguenze di questa
appropriazione rimanevano circoscritte e non intaccavano
forme peculiari di civiltà e di economia locali, oggi
travolgono e stravolgono ogni angolo della terra,
violando in profondità modi di essere e di pensare.
A ciò si deve aggiungere la pretesa “democratica” di
forme statali e di governo a immagine e somiglianza
della parte più ricca e “progredita”.
Una forma camuffata di integralismo e di
neocolonialismo, di dittatura economica interna e
internazionale, che si viene a scontrare tragicamente
con altre forme di integralismo politico e religioso.
A partire dal quel tragico settembre 2001, per un
momento, credo, ci siamo illusi che la tragedia delle
Torri gemelle di New York avrebbe spinto i potenti della
terra ad una lungimirante meditazione sui tanti perché
che essa proponeva; che quell’azione disperata e
terribile avrebbe fatto capire che non è più possibile
governare il mondo senza princìpi morali, senza un
fondamento etico imperativo: impiegare tutte le energie
materiali e spirituali per cominciare a dipanare il
groviglio di cause che scatenano la violenza,
internazionale e regionale, individuale e di gruppo,
visibile e invisibile.
Non è più solo questione di giustizia sociale, di vere
o presunte libertà, di ipocriti interventi “umanitari”,
oggi è in gioco la sopravvivenza, il diritto primario
alla vita, cioè al nutrimento, alla casa, agli affetti,
alla sicurezza, al lavoro pacifico e solidale.
Tutto, invece, procede come da sempre, opponendo
strage a strage, distruzione a distruzione, crudeltà a
crudeltà. Una storia non di <libertà duratura>, come
dichiarava lo spudorato Bush, ma di atrocità permanenti.
La recente catastrofe nucleare in Giappone è un
ennesimo avvertimento:siamo di fronte ad una immane
tragedia, tutto il mondo è minacciato dalle radiazioni
atomiche, l’umanità è chiamata a risolvere enormi
problemi di ogni ordine e grado, e i caporioni
Occidentali, con l’Italia che gli tiene la coda,
decidono di accaparrarsi il petrolio di Gheddafi a forza
di bombardamenti.
E non ci sono solo gli orrori dello sterminio, c’è
anche l’orrore dei proclami inconsulti, della grida
isteriche della parte più proterva dell’umanità:gli
sciacalli, i farisei, i ruffiani, i lacchè di tutte le
risme, quelli che appaiono in TV a soffiare sul fuoco
della guerra, a difendere l’ignominia, a intimorire la
parola saggia, a minacciare il buon senso di chi non si
schiera con il loro interessato grido di vendetta.
Dobbiamo ricominciare daccapo:una ricerca, un
ripensamento radicale dei fondamenti culturali della
“modernità”, della cosiddetta civiltà occidentale.
Le idee e gli strumenti di cui sinora ci siamo
serviti, sembra siano diventati ferri vecchi.
Nicola Lo Bianco
Testo
trasmesso
dall'autore il 10/09/2011