di Giovanni Improta
Stilo sorge in fondo a un'ampia
fiumara, dominata dal monte Consolino. È la città natale di Tommaso
Campanella (Stignano ne contende i natali), l'ultimo filosofo
naturalista del Rinascimento ed il primo riformatore utopista del
Seicento, ideatore della Città del Sole.
La
principale attrattiva di Stilo è la Cattolica, una piccola chiesa di
mattoni rossi d'epoca bizantina, con cupolette cilindriche che
ricordano le chiese dell'Armenia e della Cappadocia. Sulle pareti,
tra eleganti colonne, affiorano ancora, corrosi, antichi affreschi.
Ma anche la cittadina, non meno corrosa dal tempo, è suggestiva: i
palazzi nobiliari, le fontane barocche, le chiese settecentesche, i
ruderi del castello, le grotte dei monaci che testimoniano una
spiritualità ardente e orgogliosa. Come quella del suo più celebre
figlio, il frate-rivoluzionario più volte processato e imprigionato
dal Sant'Uffizio che, nel 1599, osò immaginare un'alleanza con i
Turchi musulmani per rovesciare la monarchia spagnola. Quali esiti
dirompenti avrebbe potuto avere, se avesse vinto, l'alleanza fra due
culture finora ostili e diffidenti l'una verso l'altra, non possiamo
saperlo.
La
congiura fu però tradita, e Campanella pagò il sogno con ventisette
anni di carcere e l'esilio. Ma c'è un'altra libertà che la Calabria
può donare. Ed è la solitudine mistica. Una catena di montagne alte
fino a duemila metri e coperte di una fittissima vegetazione (abeti,
castagni, ontani, aceri, farnetti) che costituisce la spina dorsale
della regione, snodandosi quasi ininterrotta fra i due mari, dal
Pollino alla Sila, dalle Serre all'Aspromonte.
Tratto da un articolo di
Melania Mazzucco, ventiquattro n.8, 3.7.04 |