Santo Stefano
di Alfonso Grasso
Isola di origine vulcanica, a
circa tre miglia ad est di Ventotene, fece parte dell'Arcipelago
Campano per circa 20 secoli, finché nel 1923 Mussolini ne
decretò il passaggio al Lazio ed alla provincia di Littoria,
oggi Latina.
Santo Stefano, disabitata, ospitò
per molti anni un grande penitenziario per gli ergastolani,
che ancor oggi, pur messo in disuso, occupa la gran parte
della sommità dell'isola, che è parco naturale e quindi
visitabile con limitazioni.
Santo Stefano è una meta ambita dagli amanti del mare e delle immersioni,
per la trasparenza delle acque, gli stupendi fondali, ricchi
di flora e di pesci multicolori.
Area
marittima protetta
(*)
“L’arcipelago Pontino, [nato dal frazionamento
dell’arcipelago Napoletano in epoca fascista, N.d.R.], è
costituito da tre gruppi di isole: Ventotene e Santo
Stefano, poste ad occidente che costituiscono l'omonima Area
marittima protetta, l'isolotto di Zannone (l'unico
calcareo), inserito nel Parco Nazionale del Circeo, ed
infine Ponza e Palmarola. Ventotene e Santo Stefano sono di
origine vulcanica e facevano parte di un grande vulcano che
anticamente emergeva dalle profondità del Tirreno”
[1].
L'isola
di Santo Stefano è disabitata. Su di essa si staglia la mole
del carcere, ormai in disuso dal 1965. “Tra i reclusi più
noti Gaetano Bresci, uccisore di Umberto I, Altiero
Spinelli, fondatore del federalismo europeo, e Sandro
Pertini, antifascista e futuro Presidente della Repubblica.
La caratteristica struttura circolare e l'inconsueta
architettura meriterebbero un restauro ed una
valorizzazione, in attesa delle quali l'isola rimane
deserta, cosa che, peraltro, ne agevola la tutela
ambientale. Il carcere ha una struttura di tre piani, e
tutte le celle danno su di un grande cortile circolare”
[2].
“La costa
di Santo Stefano è alta e frastagliata, con tormentate
falesie. Salvo che per un breve tratto di costa
settentrionale, non è possibile accedere a Santo Stefano, se
non con appositi permessi”
[3].
“Ventotene e Santo Stefano sono separate da un canale
appezzato da macchie di Posidonia, dove la profondità
oscilla tra i 7 ed i 20 m. Le pareti delle due isole formano
una vera e propria tavolozza di colori vivaci, punteggiate
da gorgonie gialle e rosse e dalle delicate forme di altri
invertebrati come le trine di mare, le margherite e le rose
di mare, gli spirograti, tra i quali nuotano piccoli pesci
colorati e guizzanti, come i peperoncini, o branchi di ben
più grossi saraghi con il corpo argenteo e nero. Non è
neppure inconsueto l'incontro con balene e capodogli di
passaggio”
[4].
Note
[1]
Supplemento alla Rivista Marittima, agosto 2005
[2]
Supplemento alla Rivista Marittima, agosto 2005
[3]
Supplemento alla Rivista Marittima, agosto 2005
[4]
Supplemento alla Rivista Marittima, agosto 2005
(*)
Tratto
da: Supplemento alla Rivista Marittima, agosto 2005
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