L’Italia sta vivendo una fase incerta, oscura a causa
della crisi economica, ma anche di un metodo barbaro e
ricattatorio di fare politica. Gli ultimi giorni, fra
incidenti alla Camera e invettive sui blog, giornali e
tv, sono stati davvero incredibili, preoccupanti. Forse,
è questa la prima volta in cui non si riesce a capire
dove si voglia andare a parare. Se qualcun ritiene di
saperlo, per favore ci illumini.
Ma perché siamo a questo punto? Certo, grandi sono le
responsabilità della “politica”, genericamente intesa.
Tuttavia, tanto disastro non poteva essere provocato
dalla sola “politica”. Dietro le quinte, agiscono altri
poteri, molto più influenti dei “politici” che, in ogni
caso, sarebbe il caso d’identificare con nomi e cognomi.
Giacché, con questo genericismo d’accatto (“politica”,
“politici”), coniato e divulgato dai media, si sta
facendo, intenzionalmente, confusione, tanta confusione,
per consentire ai padroni delle testate, al riparo dei
loro consigli di amministrazione, di realizzare lucri
scandalosi.
Il problema dell’adeguatezza del ceto politico esiste
fin dal crollo (pilotato?) della cd “prima Repubblica” e
ancora non è stato risolto. E non poteva esserlo poiché
i subentranti della “seconda” non erano/non sono
espressione di un reale processo di cambiamento, ma solo
figure di seconda e terza file del parterre della
“prima”. La situazione si è ulteriormente aggravata con
l’approvazione, nel 2005 ossia alla vigilia della
campagna elettorale, del “porcellum” che consente a una
diecina di capipartito e di capicorrente di nominare, di
fatto, i deputati e i senatori ossia il Parlamento al
quale la Costituzione affida la tutela della sovranità
popolare e della dignità morale della nazione.
Questa ineffabile "diecina" ha sottratto ai cittadini
elettori il diritto, costituzionale, di scegliere, col
voto di preferenza (uno solo e numerico per evitare
compravendite di voti) il proprio rappresentante. Una
legge “porcata” che si vorrebbe addebitare al solo
rubicondo ex ministro leghista Calderoli. Gli altri ne
hanno preso le distanze anche se l’hanno usata ed
abusata a tutto spiano. Una legge, dunque, da modificare
radicalmente come impone la sentenza della Corte
costituzionale? Parrebbe proprio di no. A giudicare
dalla proposta di riforma Renzi - Berlusconi si va
dritti alla riconferma del “porcellum”, con qualche
aggravante. Insomma, siamo davanti a un groviglio di
cose malfatte, d’intrecci d’interessi, anche personali,
inconfessabili, di pressioni indebite, interne e
internazionali, di prevaricazione dei corretti rapporto
fra politica, istituzioni e cittadini, di un
imbarbarimento del sistema delle relazioni politiche e
sociali, di governi ondivaghi, in attesa dell'imbeccata
che sembrano, quasi, eterodiretti.
Per queste ed altre ragioni, la situazione rischia di
avvitarsi su stessa e degenerare in un preoccupante
imbarbarimento della vita politica e istituzionale.
Crescono soltanto la disoccupazione, le tasse, il
debito, l’evasione fiscale, l’odio e le cattive maniere.
È venuto il tempo di fermare questo andazzo, questa
colossale macchina del fango e ragionare, per vedere,
insieme e nelle forme possibili, che cosa c’è da fare
per invertire la tendenza e rilanciare l'economia.
L’Italia è un grande paese, quasi una civiltà a se
stante; il popolo italiano, specie nei passaggi più
drammatici della storia repubblicana, ha dimostrato di
essere degno e all’altezza di tale grandezza.
Di crisi ne abbiamo avute tante. Per tutte ricordo
quella terribile della metà degli anni ’70
caratterizzata da una drammatica decadenza del tessuto
industriale che s’intrecciava con i disegni di un
terrorismo eversivo (di vario colore) che scossero gli
assetti fondamentali del potere democratico, la base
stessa della democrazia. La superammo con l’apporto di
tutti, con le lotte dei lavoratori, degli studenti,
degli artisti, con buone leggi fatte in Parlamento e non
con le urla e le offese indecenti, le minacce e gli
infingimenti che vediamo in questi giorni in tv. Furono
quelli gli anni più critici della tanto biasimata “prima
Repubblica” che - bisogna ricordarlo- riuscì a
trasformare l’Italia da paese arretrato e devastato
dalla guerra fascista a settima potenza economica del
Pianeta.
Tutto ciò non avvenne per miracolo, ma sulla base di una
sana intesa politica generale, di fatto, fra le forze di
maggioranza e d’opposizione di sinistra. Nell’ultimo
ventennio, la cd “seconda Repubblica” ha solo dilapidato
il patrimonio ereditato, ha intaccato molte conquiste
sociali dei lavoratori, ha accresciuto il debito
pubblico frutto, amaro, della corsa clientelare
concorrenziale scatenata, negli anni ‘80, da Dc e Psi.
Se così stanno le cose- come pare- è necessario fermare
questa folle corsa verso l’abisso. Ai partiti (no ai
singoli leader), alle forse sociali, ai governi dobbiamo
chiedere d’indicare la via (i programmi signori non i
pugni, le urla!) per uscire dalla crisi rinnovati, con
più equità sociale e più diritti, più servizi e più
occupazione per tutti. Poiché è, sommamente, ingiusto
continuare a chiedere sacrifici ai ceti medio-bassi a
tutto vantaggio di un gruppo di affaristi che si stanno
impadronendo della ricchezza della nazione. Le ricette?
Ognuno presenti la propria, se ce l’ha. Altrimenti,
lasci libero il campo a forze veramente nuove, non solo
in senso anagrafico, capaci d’innovare e di progettare
un nuovo futuro.
Agostino Spataro
5 febbraio 2014
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