Fibre ottiche: Sicilia un
hub di spie?
di Agostino Spataro
1… Ma quante ipocrisie e
falsi turbamenti, in Italia e nel mondo, a proposito di
spie e di spionaggi!
Come se vivessimo in un mondo
di allocchi dove, improvvisamente, qualcuno scopre che
la spia non viene più, e soltanto, dal “freddo”, ma
dalle dolci colline del Maryland ossia dalla National
Security Agency (Nsa), la più potente e sofisticata rete
d’intellingence degli Usa, nostri alleati e protettori.
Da più parti, sui giornali
italiani e stranieri si levano gridolini indignati che
non riescono a coprire gli assordanti silenzi di
autorità politiche e capi di Stato.
Nessuno, però, si chiede e,
soprattutto, spiega perché il nostro potente alleato ha
sentito il bisogno di spiare, sistematicamente,
esponenti e istituzioni democratiche dei paesi amici,
violando i più elementari doveri di lealtà e i diritti
di sovranità, d’intercettare centinaia di milioni di
telefonate e di corrispondenza ordinaria ed elettronica
d’ignari cittadini che, a discrezione della Nsa, possono
essere catalogati, schedati come “terroristi”,
“attentatori alla sicurezza”, ecc.
Una “grande potenza”, la Nsa,
che, però, non ha prodotto i risultati sperati. Infatti,
nonostante l’esistenza di questa e di altre agenzie
spionistiche, gli Usa e i loro alleati, quasi mai, sono
riusciti a scoprire in tempo, a prevenire gli attentati
più micidiali ai loro e agli altrui danni. A cominciare
da quello odioso, micidiale alle Torri gemelle di New
York.
Tale “incapacità”, oltre a far
dubitare della loro efficienza e legittimità dei fini,
ha creato nell’opinione pubblica il sospetto che queste
reti, invece d’intercettare i “terroristi”, sprecano
tempo e denaro pubblico per controllare privati
cittadini rei soltanto di pensarla diversamente (ossia
liberamente) rispetto al “pensiero unico” imposto su
scala globale.
In passato, è accaduto anche in
Italia: i vari servizi, più o meno deviati, invece di
garantire la vera sicurezza dello Stato si dilettavano a
compilare schede nelle quali rubricavano i nomi di
amanti e concubine, vizi e devianze di personalità
influenti da tenere a bada, secondo le circostanze.
Appare chiaro a tutti che, così
operando, la democrazia va a farsi benedire per lasciare
il posto al dilagare di metodi illeciti, inquietanti che
inficiano la convivenza democratica e la serenità dei
cittadini. Questo è il problema, anzi il vero scandalo!
2… Dentro tale “scenario”
si colloca il ruolo della Sicilia, punto d’approdo e di
diramazione di un sistema di collegamenti
intercontinentali in fibra ottica che taluni vorrebbero,
quasi, mettere sotto accusa per il fatto che attraverso
i cavi passano anche le attività spionistiche di alcuni
paesi, per altro amici e alleati dell’Italia.
Un’idea strampalata, quasi che
le fibre ottiche abbiano fatto di Palermo e della
Sicilia una specie di HUB di spie nei confronti del
quale rivendicare - cosa ancor più disdicevole- una
mangiata di royalties in favore della regione.
Prima d’inoltrarci
nell’argomento è utile accennare alla fase alla nascita
della rete a fibre ottiche basata nell’Isola.
Ricordo che nei primi anni ’80
del secolo scorso- vedi documentazione giornalistica
allegata- ci occupammo, per conto del Pci, di questo
importante progetto, al quale era associata Italcable,
un’ottima azienda italiana a partecipazione statale.
Lo sostenemmo, in Parlamento e
sulla stampa, perché ritenemmo fosse un’ infrastruttura
d’avanguardia, una tecnologia evoluta, di qualità da
mettere al servizio dello sviluppo dell’Italia e della
Sicilia, nel quadro delle diverse ipotesi prospettate di
cooperazione economica, commerciale e culturale con i
Paesi arabi e mediterranei e perfino del medio e
dell’estremo Oriente..
Questi erano, a quel tempo, la
valutazione e l’intento comunemente dichiarati e
condivisi, a livello politico e parlamentare.
In sede di accordi fra enti
pubblici (regione compresa) e società promotrici del
progetto saranno stati concordati protocolli, norme e
procedure a garanzie dell’uso corretto del sistema.
Se poi, nel corso degli anni
più recenti, la rete è stata utilizzata anche per usi
impropri (spionaggio) bisognerebbe prima accertarlo e
quindi perseguire le eventuali responsabilità politiche
e di gestione. In verità, tale rischio lo paventammo
anche noi (sulla base di un documento della cellula Pci
di Italcable) come si evince dall’allegato articolo su
“l’Ora” del luglio 1983.
Esattamente, 30 anni addietro!
Ovviamente, il problema non era
lo strumento in se, ma l’eventuale uso distorto che se
ne sarebbe potuto fare. Un antico dilemma. Come quello
del coltello che può essere usato per pelare le patate o
per commettere un efferato omicidio.
Per altro, nessuno ritenne
degna di attenzione la nostra preoccupazione.
Salvo, oggi “scoprire” (de
relato) che “attraverso le fibre ottiche passano
anche le comunicazioni delle reti d’intelligence”!
Francamente, non comprendiamo
certi clamori. Tuttavia, non disponendo d’informazioni
precise a riguardo, preferiamo astenerci da giudizi e
conclusioni affrettate. Aspettiamo.
Evidentemente, alcuni giornali
e colleghi (anche d’alto lignaggio) avranno tali
informazioni visto che continuano a propalarle a piene
mani, creando un certo allarme e tanta confusione.
In realtà, - se ci fate caso-
molti di questi articoli sono il risultato di una sorta
di “copia-incolla” derivato da alcuni giornali stranieri
(inglesi e Usa in particolare) che stanno cavalcando la
tigre delle rivelazioni del signor Snowden, l’ex
dipendente (pentito) della Nsa americana.
Concludendo. Ritengo che il
vero problema politico e morale non sia quello di vedere
chi ci guadagna dallo spionaggio e domandargli la
questua ossia le royalties per il transito della rete,
ma quello di non consentire le attività illecite che
hanno provocato una seria incrinatura del tessuto
democratico delle nazioni, una sfiducia diffusa verso le
istituzioni preposte alla sicurezza (quella vera e
necessaria), una violazione patente della tanto
decantata “privacy” del cittadino e, in ultima analisi,
della sovranità degli Stati.
Dunque, un problema molto serio
da affrontare e risolvere con riforme e cambiamenti
appropriati, in sede europea, della Nato e dell’Onu e
non certo con le “scuse” di rito o con infantili
ripicche scambiate da una sponda all’altra dell’oceano
Atlantico.
Agostino Spataro
(già deputato nazionale del
Pci)
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