venerdì 15 marzo 2013
Un Papa argentino per
frenare il progresso democratico latino-americano?
Di Agostino Spataro
Spero, sinceramente, di sbagliarmi, ma temo che l'elezione a Papa del
cardinale argentino Jorge Mario Bergoglio potrebbe essere stata concepita,
anche al di là della sua volontà, come nuovo fattore della strategia dei
poteri forti internazionali per il "recupero", la "normalizzazione"
dell'America del Sud.
Per
il superamento di una clamorosa anomalia che vede il mondo in preda alla
recessione economica, mentre in quasi tutti i Paesi del Sud - America è in
corso una grande mutazione politica che accompagna la crescita economica in
favore del progresso dei poveri, dei lavoratori, dei ceti meno abbienti,
delle stesse economie nazionali con risultati buoni, talvolta eccellenti.
Ovviamente, non ci nascondiamo che nelle politiche di questi governi vi sono
errori, limiti, eccessi. Tuttavia, hanno dimostrato di avere le idee chiare
e, con il consenso democratico della gente, hanno varato politica
d'inclusione sociale e non di esclusione come accade in Italia, in Europa,
negli Usa.
Insomma, in questa fase oscura, solo dall'America del Sud giungono buone
notizie, una nuova speranza per i popoli del mondo.
Dopo
il crollo delle dittature militari e fasciste, imposte col "piano Condor"
degli Usa, in America meridionale è in atto un grande fervore democratico,
culturale, civile: crescono i diritti degli uomini e delle donne (perfino
degli omosessuali) e degli "eterni esclusi" ossia delle popolazioni indigene
prima sterminate e poi trattate da schiavi; crescono il Pil totale e i
redditi individuali, si governa il debito pubblico e si paga quello con FMI
e Banca mondiale.
Due
organismi internazionali, che dovrebbero essere al servizio del progresso
dei popoli, ma che, per un lungo periodo, hanno sfruttato, affamato i
sudamericani, favorendo le dittature per mantenere "l'ordine", il loro
ordine, quasi sempre benedetto dalle gerarchie cattoliche.
In
Argentina, tale connivenza continuò perfino durante gli anni terribili della
dittatura di Videla e soci che provocò il sequestro, la sparizione di circa
30.000 giovani dissidenti politici (fra cui anche qualche prete di base),
violentati, torturati e gettati (vivi) dagli aerei in volo. Il cosiddetto
"governo profondo" del mondo occidentale, ossia la "cupola" invisibile (o
quasi) dei grandi oligopoli multinazionali e delle grandi banche (in
affanno), non può consentire che l'America del Sud, la prima cavia della
loro ottusa strategia di rapina, si possa liberare dall'antico giogo.
Avendo fallito col voto democratico che ha sconfitto i partiti di destra
(loro alleati sul territorio), non potendo ri-proporre la soluzione
autoritaria (nuove dittature), temo si saranno orientati a far leva sul
diffuso e genuino sentimento religioso cattolico, soprattutto sulla sua
gerarchia, per avviare una contrapposizione, anche di tipo ideologico, con i
governi democratici e progressisti locali. In primo luogo con quello
argentino di Cristina Fernadez de Kirchner, "colpevole" di avere salvato
l'economia e il popolo argentini dal drammatico fallimento provocato dai
governi dei dittatori e di Menem e soci, di avere allontanato il FMI dalla
realtà argentina.
Il
“governo profondo”, forse, spera in una forte contrapposizione tra i governi
progressisti e di sinistra e il neo Pontefice per aprire una breccia nella
coscienza popolare attraverso cui far passare il disegno neo-egemonico.
E
quale chance migliore di quella dell'elezione di un Papa argentino
che- si dice- andasse in autobus a trovare i poveri, ma anche i generali
golpisti?
Vedremo. Sono convinto che per proseguire nella giusta via del progresso
nella democrazia, l’America latina ha bisogno di libertà, di collaborazione
e di pace, anche religiosa.
Spero, sinceramente, che Papa Francesco vorrà smentire, con i fatti, questi
ed altri dubbi e timori. Non solo miei.
Agostino Spataro
15
marzo 2013 |