Ridurre del 30% il
numero dei Parlamentari
Restituire agli
elettori il voto di preferenza
di Agostino Spataro
1…
Credo si possa affermare, anche alla luce degli ultimi avvenimenti, che la
causa principale dell’attuale deriva politica e parlamentare risieda nella
vigente legge elettorale per il rinnovo del Parlamento (la n. 270 del 2005)
meglio nota come “porcellum” o “porcata” come l’ha definita il suo
proponente on. Calderoli, ministro della Lega di Bossi nel governo
Berlusconi.
Un
grave misfatto politico consumato ai danni della democrazia e della
sovranità popolare poiché ha trasferito una parte importante del potere
elettivo dal popolo a una diecina di capipartito che, di fatto, nominano i
membri di Camera e Senato, determinando, per altro, una disparità fra i
diversi livelli della rappresentanza elettiva.
Infatti, solo i membri del Parlamento nazionale sono eletti (nominati) senza
preferenze, mentre tutte le altre rappresentanze (deputati europei,
consiglieri regionali, provinciali e comunali e parlamentari delle
circoscrizioni estere) sono elette col voto di preferenza.
Una
condizione anomala che non sta né in cielo né in terra, ma solo nelle teste
dei capi partito ossia di privati cittadini (perché tali sono secondo la
Costituzione) i quali esercitano un diritto espropriato agli elettori.
Tutto ciò è inaccettabile! Anche perché, alla prova dei fatti, i gruppi
dirigenti dei partiti, pur avendo tale enorme potere, si sono dimostrati
incapaci di operare una selezione idonea delle rispettive rappresentanze
parlamentari, preferendo alla competenza e allo spirito critico, la
piaggeria e il mero allineamento di cordata.
2…
Sappiamo che tale “capolavoro” è stato caldeggiato dai “poteri forti”, in
gran parte, identificabili con i padroni dell’informazione, che lo hanno
prima blandito e poi, cinicamente, usato per indebolire, condizionare il
ceto politico e iniettare il germe infido del qualunquismo e la sfiducia
verso le istituzioni rappresentative.
L’obiettivo è chiaro: screditare i partiti per prepararsi (come taluni
stanno facendo) alla conquista diretta del governo dello Stato e al
controllo economico e morale del Paese.
In
ogni caso, la campagna è servita per sviare l’attenzione dell’opinione
pubblica da più urgenti problemi e avere campo libero per realizzare affari
colossali e spostare quote importanti della ricchezza nazionale dai ceti
meno abbienti alle elites dominanti.
Un
esempio che, da solo, spiega il senso di questa infinita transizione
politica italiana: secondo l’Istat i primi dieci “paperoni” italiani
dispongono di una ricchezza equivalente a quelle di tre milioni di persone
più povere.
Purtroppo, con le loro condotte, talvolta aberranti, partiti e parlamentari
hanno offerto il fianco a quest' odiosa campagna mirata a travisare l’idea
stessa della politica come partecipazione democratica e ad esaltare il mito
(falso e disastroso) del leaderismo che può diventare l’anticamera della
moderna dittatura.
3…
Tuttavia, al punto in cui ci troviamo, non serve attardarsi sui guasti,
evidenti, provocati da questa legge indegna, semmai bisogna vedere che cosa
fare per modificarla radicalmente e in tempo utile, cioè prima delle
prossime elezioni politiche generali, anche anticipate.
Poiché, se si andasse al voto con il “porcellum” si potrebbe assestare il
colpo di grazia a questa democrazia in affanno.
Le
ipotesi sono tante: talune degne di considerazione, altre stravaganti o
pensate a misura del proprio interesse particolare. Tuttavia, nulla si sta
facendo in concreto.
L’unica cosa che trapela è questa sorda unanimità (quasi totale) contraria a
re-introdurre almeno un voto di preferenza per restituire all’elettore la
facoltà di scegliere il “suo” parlamentare, direttamente come enunciato
dalla vigente Costituzione.
Con
la preferenza difficilmente si potrebbero eleggere conigliette e yesman e si
restituirebbero dignità, forza e libertà al Parlamento e ai singoli
parlamentari i quali, secondo il dettato costituzionale, non sono
rappresentanti di questo o di quello, ma del territorio che li esprime e
dell'intera Nazione.
In
realtà, si teme la preferenza poiché potrebbe provocare una sorta di
“rivoluzione copernicana” nel sistema politico italiano: il sole non sarebbe
più il capo-partito che nomina, ma l’elettore che sceglie, col voto, anche
il capo partito.
Taluni obiettano che il voto di preferenza favorirebbe il mercimonio
elettorale e il conseguente controllo del voto.
A
parte il fatto che, come dimostrano diverse inchieste e condanne
giudiziarie, il mercimonio si è verificato anche con la legge-porcata, si
possono rasserenare gli ipocriti obiettori che per evitare l’indebito
controllo basterebbe introdurre una sola preferenza numerica (non
nominativa)e magari adottare il sistema del voto elettronico, come oramai
avviene perfino in diversi Paesi in via di sviluppo.
4…
L’altra grande questione è la riduzione del numero dei parlamentari sulla
quale, da 40 anni, si continua a nicchiare, a rinviare. Il problema non è
solo di spesa, ma di funzionalità, di armonizzazione del quadro più generale
delle rappresentanze elettive che, nel corso degli ultimi decenni, si è
ampliato, ben oltre le reali esigenze e competenze attribuite.
Insomma, in alcuni casi non c’è piena corrispondenza funzionale fra la
composizione degli organismi elettivi e le competenze effettivamente
svolte. Questo è il punto politico da cui partire per stabilire un criterio
oggettivo in base al quale ridimensionare o anche sopprimere gli organismi
in esubero.
Anche il Parlamento nazionale vive questo problema, avendo ceduto quote di
potere (legislativo, d’indirizzo e di controllo) alle Regioni e alle
istituzioni comunitarie. Perciò, può essere ridotto almeno del 30% e così
avere una Camera di circa 400 membri e un Senato di circa 200.
Purtroppo, il dibattito sulla riforma è viziato da una pretesa insana:
quella di anteporre le esigenze particolari di partiti e/o di singoli
parlamentari agli interessi generali, di funzionalità e produttività, delle
assemblee elettive.
Il
tempo stringe, tuttavia la riforma si può varare e così bloccare la
pericolosa deriva.
Non
servono le conventicole, ma prese di posizioni pubbliche, motivate e
responsabili: ognuno dica se vuole o meno la re-introduzione di una
preferenza numerica e la riduzione adeguata del numero dei parlamentari; la
gente valuterà e agirà di conseguenza.
Agostino Spataro
8
giugno 2012 |