Governo Monti:
rassicurare i mercati, ma anche gli Italiani
di Agostino Spataro
Il Vaticano entra nel governo italiano
Casa fatta capo ha. Il governo “tecnico” di Mario Monti
cosa fatta è.
Tuttavia, trattandosi di materia delicatissima conta
molto sapere come, con chi e per che cosa.
Monti dice che il suo non è il governo dei “poteri
forti”. Lo potrà dimostrare con i fatti.
A molti qualche dubbio rimane.
Anche se in Italia abbiamo una legge elettorale
vergognosa, per risolvere la crisi si poteva adottare
una procedura più consona con lo spirito della
democrazia parlamentare. Così come - bisogna rilevare -
che la composizione del dicastero, forse, rassicura i
“mercati” ma non troppo gli italiani.
I ministri saranno rigorosamente “tecnici”, ma
appaiono, in gran parte, inquadrati in una visione
oscillante tra la fedeltà al leader politico di
riferimento, ai “mercati” appunto e al Vaticano che
entra pesantemente nel governo italiano.
Da notare, inoltre, che due ministri, Lorenzo Ornaghi
e Corrado Passera, oltre a essere quello che sono, sono
anche colleghi di Monti nell’esecutivo dell’Aspen
Institute Italia (di derivazioni Usa) che, certo non è
una società d’incappucciati, ma qualche preoccupazione
la desta.
È, infatti, un club elitario, bipartisan dove sono
iscritti esponenti dei più grandi partiti italiani,
dirigenti e manager di grandi aziende, di banche e di
società editoriali. Presidente è Giulio Tremonti,
potente ministro dell’economia di Berlusconi, suoi due
vice: l’on. Enrico Letta, vicesegretario del PD, e il
dr. John Elkann, presidente di Fiat Spa. Tutti insieme.
Appassionatamente! Per fare che cosa?
Nulla d’illecito, per carità. Ma un lavoratore della
Fiat, un giovane che votano centro-sinistra non si
sentiranno molto tranquilli nel sapere che i loro
principali esponenti convivono con avversari politici
apparentemente irriducibili.
Se non ci fossero stati i veti incrociati di PD e PdL
sarebbero entrati altri due colleghi dell’esecutivo
Aspen ossia Giuliano Amato e Gianni Letta, zio di
Enrico, facendo salire a 5 su 17 gli Aspen-man nel
governo. (Vedi in:
http://www.aspeninstitute.it )
La maggioranza: una “convergenza forzata”
Ma andiamo avanti. Il governo è riuscito a strappare
un’ampia fiducia in Parlamento, ma non credo ancora
quella di vasti settori dell’opinione pubblica italiana
che sembrano aver sospeso il giudizio, in attesa dei
provvedimenti concreti. Si teme che il governo per
“rassicurare” i mercati possa calcare troppo la mano sui
redditi dei cittadini. Il clima è d’incertezza, di
preoccupazione, di protesta.
Nelle stesse ore in cui Monti si presentava al Senato,
a Roma e in molte città italiane, si svolgevano decine
di manifestazioni studentesche e di lavoratori contro il
nuovo governo che, per indirizzo e composizione, appare
troppo in sintonia con i “mercati”.
D’altra parte, in questa maggioranza, frutto di una
“convergenza forzata”, serpeggiano perplessità e
contrarietà, dichiarate o camuffate. Anche nel Partito
Democratico il cui gruppo dirigente sembra l’unico a non
avere dubbi sull’operazione Monti.
Il punto critico, tuttavia, è costituito dal Pdl di
Berlusconi, dove i mugugni, i distinguo, le contrarietà
diventano velate minacce miranti a condizionare il
governo sui programmi e sulla sua durata. E il Pdl ha i
numeri per poterlo fare. Così come non è da
sottovalutare l’opposizione della Lega di Bossi, alla
ricerca disperata della perduta verginità e con un
bilancio governativo fallimentare da presentare ai suoi
elettori. Probabilmente, l’opposizione leghista, più che
in Parlamento, si esprimerà sul territorio ossia in quel
Nord che, secondo il proclamato principio di equità,
dovrebbe fare i maggiori sacrifici. La questione che fa
innervosire Bossi e soci è che il nuovo governo non
intende seguire le pericolose forzature leghiste sul
federalismo, sulla contrapposizione Nord – Sud..
Anzi, Monti parrebbe privilegiare l’obiettivo del
rafforzamento della coesione nazionale fino al punto di
dedicargli un ministero. È ciò è un fatto decisamente
positivo.
Le riforme vanno fatte non per acuire i divari
esistenti, economici e territoriali, (come stava facendo
Berlusconi succube di Bossi), ma per alzare il grado di
coesione economica e sociale fra Nord e Sud.
La nuova questione meridionale
Specie in questa fase, l’Italia ha bisogno di
un’unione creativa fra tutte le regioni, di solidarietà
fra tutti i settori della società mirando a due
questioni veramente fondamentali, prioritarie e
indifferibili: la soluzione della questione meridionale
e la riforma del sistema fiscale per debellare i
fenomeni gravissimi di evasione e di elusione.
Bisogna ricordare ai guerrieri della secessione ed
anche ai tanti sacerdoti del “dio mercato” che l’Italia
può uscire bene dalla crisi solo se si deciderà a
valorizzare le grandi potenzialità inespresse del
Mezzogiorno ossia alcune fra le più grandi risorse umane
e naturali del Paese.
Stiamo parlando del 40% della superficie dell’Italia,
dove insistono vasti territori agricoli, spiagge
incantevoli, paesaggi e monumenti di grandi civiltà,
sole e vento volontà per produrre energia pulita e a
basso costo e, se permettete, il bene più prezioso per
un popolo civile: centinaia di migliaia di giovani
diplomati e laureati inoccupati.
Quanto è costato, costa, all’Italia l’abbandono del
Mezzogiorno nelle mani del clientelismo e dell’affarismo
politico e delle organizzazioni criminali?
Basterebbe fare quattro conti per scoprire che
conviene, anche al Nord, sviluppare razionalmente il
Sud. Sicuramente conviene all’Italia democratica che
vuole progredire e non sempre arretrare sotto le
sferzate di “mercati” anonimi, ingordi e distruttori.
Oggi,
la Germania è forte anche perché, in un decennio, ha
saputo integrare i territori dell’Est (ex RDT), l’Italia
è debole perché, in 65 anni di storia repubblicana, non
ha saputo o voluto integrare il suo
Mezzogiorno.
Obiettivo di un governo degno dovrebbe essere quello
di riuscire a trasformare il Sud da onere passivo a
grande risorsa nazionale, per portare l’Italia, tutta
intera, fuori della crisi.
Poiché l’agognata crescita potrebbe venire,
soprattutto, dal Mezzogiorno. Il Nord è saturo,
inquinato, sovraffollato.
La questione fiscale
Per finanziare lo sviluppo e ridurre il debito non è
necessario tartassare i redditi medio/bassi, le
pensioni, ma basterebbe fare alcuni seri tagli mirati
(esempio la spesa della Difesa di cui nessuno parla) e
varare un programma vero di lotta all’evasione fiscale e
contributiva che sono pesanti palle al piede del
bilancio dello Stato.
Proprio ieri, il presidente dell’Istat, Giovannini, ha
stimato l’ammontare dell’evasione fiscale a una cifra
equivalente al 17% del PIL italiano ossia circa 255-275
miliardi di euro/anno. Altro che manovre e manovrette e
quant’altro si appresta a fare il governo Monti!
Basterebbe recuperare questo poderoso ammanco per
rimettere l’Italia in carreggiata.
Provate a immaginare: se lo Stato incassasse questi
275 mld di euro potrebbe risolvere tantissimi problemi,
dare un taglio netto al debito e quindi ridurre il
famigerato “spread”. A proposito, signori finanzieri ed
economisti, politici e giornalisti, perché non parlate e
scrivete in italiano così tutti capiscono di cosa si sta
parlando? O volete capirvi solo tra di voi: i primi
dettano, i secondi ripetono, i terzi scrivono.
Nel programma di Monti si parla di lotta all’evasione
fiscale. Tutti i governi precedenti ne hanno parlato, ma
nessuno l’ha fatta sul serio questa lotta. L’unico che
pareva deciso a farla, il sottosegretario Vincenzo
Visco, è sparito dal Parlamento perché nessuno l’ha
candidato o nominato. Mi chiedo: se si vuole fare sul
serio, perché non richiamarlo in servizio?
Al punto in cui siamo, non bastano le parole (vacue),
ma leggi severe e piani operativi, concreti e
penetranti, e uomini decisi a recuperare questo enorme
patrimonio di risorse finanziarie sottratte allo
sviluppo del Paese.
Chiarendo ai signori evasori che pagare le tasse non
un “sacrificio”, ma un dovere civico e un obbligo di
legge. Non pagarle è un reato e come tale va perseguito.
Negli Usa è così. Stranamente, però, questo l’unico
esempio che in Italia non si vuole importare.
Agostino Spataro
18 novembre 2011