Operazione-Monti: è questa la giusta via?
di Agostino Spataro
Più passano i giorni, le ore, più insorgono
nell’opinione pubblica dubbi e contrarietà rispetto
all’ipotesi di un governo “tecnico” affidato alla guida
del prof. Mario Monti. Il Paese è smarrito, preoccupato,
diviso, ma non si può profittare della situazione per
calcare la mano.
Il governo Berlusconi ha fallito ed è giusto che si
dimetta.
Al suo posto sarebbe opportuno, in via eccezionale e
provvisoria, varare un governo di unione nazionale
espressione delle forze parlamentari disponibili. Se
proprio si vuole con qualche ministro “tecnico”.
Nell’impossibilità, non resta che sciogliere le Camere e
andare alle elezioni anticipate. Altre strade non
sappiamo dove potrebbero portare.
Il Parlamento, anche se eletto con questa indegna
legge elettorale, è la sede sovrana, perché legittimata
dalla Costituzione e dal voto popolare, ad assumere le
misure necessarie per fronteggiare e risolvere la crisi.
La soluzione del “tecnico” è la più ambigua.
-Primo: perché si sa, per esperienza e per dottrina,
che non esiste il tecnico puro, indipendente, super
partes.
Ciascun “tecnico” è collocato all’interno di un
sistema di “valori” (meglio sarebbe chiamarli interessi
economici e finanziari) che certo non può lasciare
dietro il portone di Palazzo Chigi;
Il precedente di Carlo Azeglio Ciampi non può essere
invocato. Egli non era un “tecnico”, ma il governatore
della Banca d’Italia, ossia il responsabile del più
importante organismo pubblico economico nazionale, e, se
permettete, un vero patriota antifascista.
-Secondo: il “tecnico” potrebbe essere usato,
furbescamente, dai partiti per non assumersi
direttamente le responsabilità delle dure scelte da
compiere. Tanto, se le cose dovessero andar male, se ne
possono scaricare le colpe sul groppone del malcapitato
“tecnico” di turno.
Una disavventura del genere potrebbe capitare anche al
prof. Monti e rovinargli la reputazione.
Per queste e altre ragioni, l’operazione-Monti
potrebbe essere percepita come un altro colpo di mano
dei cosiddetti “poteri forti finanziari” italiani e,
soprattutto, internazionali per impadronirsi, senza
elezioni democratiche, del governo dell’Italia e
demolire quel che resta dello stato sociale e del
patrimonio pubblico del popolo italiano.
È vero in Italia i problemi ci sono, e sono gravi, ma
è altrettanto vero che il nostro Paese, da un certo
tempo, è oggetto di un attacco spudorato, pianificato e
sapientemente scandito (in sintonia con gli eventi
politici) di potenti gruppi di speculatori finanziari
internazionali.
L’obiettivo è indebolire l’euro (moneta fastidiosa,
perché troppo forte) e quindi il progetto di Unione
Europea (un pericoloso “terzo incomodo” nel nuovo
scenario di spartizione del mondo). Ovviamente, per
attaccare più agevolmente l’euro hanno fatto leva sulle
difficoltà dei Paesi di periferia della sua zona,
nell’ordine: Grecia, Portogallo, Spagna, Irlanda, oggi
l’Italia. Domani chissà, anche
la Francia del signor Sarkozy che pure si atteggia a
padrone di almeno la metà del mondo.
Diverse sono le forze extraparlamentari concorrenti a
tale disegno, interne e internazionali.
Per quanto riguarda l’Italia, il principale centro di
raccolta e di polarizzazione politica sembra essere la
consorteria militante sotto i vessilli di Aspen
Institute Italia, derivazione di una potente e
ramificata associazione straniera con sede a Washington.
Tanto per non perdere l’orientamento. Non è una società
d’incappucciati, ma qualche preoccupazione l’avrebbe
dovuto destare. È, infatti, un club elitario, bipartisan
dove sono iscritti esponenti dei più grandi partiti
italiani, dirigenti e manager di grandi aziende, di
banche e di società editoriali. Tutti insieme.
Appassionatamente! Per fare che cosa?
Un’anomala trasversalità che si esprime già
nell’ufficio di presidenza così composto: presidente
Giulio Tremonti, ministro del tesoro di Berlusconi;
vice- presidenti; Jonh Elkann, presidente della Fiat, e
l’on. Enrico Letta vice segretario del Partito
democratico.
I principali protagonisti dell’attuale crisi politica,
che dovrebbe portare Mario Monti dall’esecutivo Aspen
alla Presidenza del consiglio dei ministri, sono quasi
tutti suoi colleghi del Comitato Esecutivo di Aspen
Institute Italia o loro stretti parenti. Qualcuno è
provvisoriamente in “sonno”.
Nella lista dei nomi (vedi:
www.aspeninstitute.it) non figurano solo gli
esponenti dei partiti che non condividono l’operazione
Monti. Solo un caso o c’è del losco?
Agostino Spataro*
*già deputato del PCI
12 novembre 2011